Deficit giù coi risparmi del Reddito, ma il tesoretto fa gola a Lega e M5S

Deficit giù coi risparmi del Reddito, ma il tesoretto fa gola a Lega e M5S
di Andrea Bassi
Venerdì 17 Maggio 2019, 07:29 - Ultimo agg. 13 Giugno, 12:14
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I riflettori sono accesi. Dopo la fuga in avanti di Matteo Salvini, che ha rimesso sul tavolo del dibattito lo sforamento del tetto del 3% del deficit, l'attenzione dei mercati e delle cancellerie europee si è subito spostata sulla via che il governo italiano intende seguire per affrontare la prossima manovra che, a meno di non voler far scattare le clausole Iva, parte da 35 miliardi di euro. Al Tesoro, in sordina, e nonostante i toni altissimi della campagna elettorale, non hanno mai smesso di lavorare alla costruzione della prossima manovra. Una legge di Stabilità che, almeno in teoria, non partirebbe da zero, ma potrebbe contare su due pilastri sui quali costruire tutta l'impalcatura da presentare a ottobre alla Commissione europea. Il primo pilastro sono i due miliardi di euro di spese dei ministeri congelate fino a luglio. Una clausola di salvaguardia chiesta da Bruxelles per assicurarsi nel caso in cui il deficit di Roma si fosse rivelato più alto delle previsioni del governo. Il destino di quei soldi appare ormai segnato. Quelle spese saranno molto probabilmente cancellate a servizio della legge di Bilancio.

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Ma c'è un altro punto, politicamente più delicato, che in questi giorni sta emergendo prepotentemente. Ormai è certo che nelle casse del ministero dell'Economia si sta accumulando un tesoretto dovuto alla minore spesa per il Reddito di cittadinanza rispetto a quanto preventivato. Solo quest'anno, come ha spiegato anche il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, resterà disponibile un miliardo di euro. Una cifra destinata a crescere nei prossimi anni e alla quale si sommeranno anche i risparmi dell'altra misura bandiera del governo gialloverde, Quota 100. Secondo alcune proiezioni il Tesoro potrebbe trovare nel suo bilancio una dote che oscilla dai tre ai cinque miliardi. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, vorrebbe usare queste risorse per alleggerire il carico della manovra. Se fossero usate per abbassare il deficit, scrivere la legge di Bilancio farebbe meno paura.
Il problema però, è che Lega e Cinque Stelle non hanno nessuna intenzione di lasciare a Tria carta bianca sul tesoretto. Anzi. Da qualche settimana stanno provando in tutti i modi a ipotecare quei soldi. Il primo tentativo è arrivato dalla Lega, che con il ministro Lorenzo Fontana, ha presentato un emendamento al decreto crescita a favore delle famiglie. Una serie di misure che vanno dal bonus bebè fatto aumentare da 80 a 110 euro al mese per un anno per i nuovi nati e detrazione al 19% delle spese per i prodotti della prima infanzia, dal latte ai pannolini, fino a un tetto di 1.800 euro.
Tutte misure, spiega l'emendamento, da coprire attingendo al fondo del Reddito di cittadinanza. Luigi Di Maio ha subito risposto annunciando un decreto legge sempre a favore della famiglia, con un assegno unico per chi ha figli, da finanziare, ancora una volta con i soldi non spesi del sussidio.

L'INPS INTERVIENE
Persino il presidente dell'Inps Tridico, ha detto di avere pronto un provvedimento per estendere le coperture del Reddito anche ai licenziati. I fondi, ancora una volta, andrebbero presi dallo stesso sussidio. La partita, insomma, è aperta.
Ieri Tria ha ribadito che il governo si atterrà agli obiettivi indicati nel Def aggiungendo che «Salvini ha approvato». Un messaggio a nuova (il leader della Lega), perché anche suocera (Di Maio) intenda. L'Italia è tornata pericolosamente a ballare sul ciglio del burrone. Se lo spread dovesse sfondare la soglia dei 300 il Paese tornerebbe a tremare. I grandi fondi esteri hanno iniziato ad alleggerire le loro posizioni sui Btp. La Banca centrale europea ha ridotto gli acquisti. Persino diverse banche italiane, da Unicredit a Ubi, passando anche per la Mps pubblica, hanno annunciato l'intenzione di ridurre la loro esposizione sul debito.
 

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