Referendum, quando voteremo e su che cosa: ecco i quesiti sulla giustizia ammessi

Referendum, quando voteremo e su che cosa: ecco i quesiti sulla giustizia ammessi
di Francesco Malfetano
Giovedì 17 Febbraio 2022, 10:35 - Ultimo agg. 18 Febbraio, 09:47
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A più di sei anni dall'ultima volta, i cittadini italiani saranno nuovamente chiamati a decidere su una consultazione referendaria abrogativa. Ieri infatti, la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili cinque degli otto quesiti proposti (esclusi quelli cannabbis, eutanasia e responsabilità civile dei magistrati) stabilendo che vengano sottoposti al voto. Quando? Presto per una data precisa.

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Referendum, quando si vota

Ciò che è noto è solo che si voterà in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi.

Una scelta, quella del giorno esatto, che non è da sottovalutare. Perché il referendum sia valido deve infatti essere raggiunto il quorum di validità, e cioè devono partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto al voto. Un risultato tutt'altro che scontato considerando che nelle ultime dieci consultazioni abrogative il quorum è stato raggiunto solo in 3 casi (in totale 39 quorum raggiunti su 67 quesiti). In ogni caso, salvo sorprese, le elezioni dovrebbero tenersi in un giorno differente rispetto al primo turno o al ballottaggio delle comunali previste più o meno per lo stesso periodo (si vota in 972 comuni, di cui 25 capoluoghi). Una prassi ovviamente osteggiata dai comitati promotori che sperano che l'affluenza alle urne per il rinnovo dei sindaci possa spingere anche il voto referendario. Voto che in almeno due casi - decisamente remoti al momento - potrebbe ancora non tenersi. Se prima del giorno in cui è previsto lo svolgimento del referendum il Parlamento abroga le norme oggetto della consultazione, l'Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso. Allo stesso modo, in caso di scioglimento anticipato delle Camere, il referendum viene sospeso e si svolge l'anno successivo.

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I QUESITI


Ipotesi remote appunto che non dovrebbero impedire i referendum. Si andrà al voto, quindi, sulla legge Severino per eliminare le norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali (Ue e italiane) di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati. Ma anche sulla custodia per cancellare una parte dell'articolo 274 del codice penale e ridurre l'ambito dei reati per cui è consentita l'applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva. C'è poi un quesito sulla separazione delle carrire per non consentire più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato (oggi sono possibili 4 passaggi, che diverranno due con la riforma). Poi per modificare le procedure di elezione dei componenti del Csm, cancellando la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. Infine, si vota per consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati (già previsto dalla riforma della ministra Cartabia, ma solo se il Consiglio dell'Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare).

GLI ABROGATIVI

Nel dettaglio, si tratta di 5 referendum abrogativi. Ovvero testi che prevedono «l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge» come spiega l'art.75 della Costituzione, e hanno bisogno di raggiungere il quorum per essere validati. Un aspetto determinante. Perché, ad esempio, nel referendum confermativo, detto anche costituzionale o sospensivo (l'ultimo è stato quello sulla riduzione del numero di parlamentari del 2020), si prescinde dal quorum, ossia si procede al conteggio dei voti validamente espressi indipendentemente se abbia partecipato o meno alla consultazione la maggioranza degli aventi diritto.

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