Voto anticipato, ecco tutti i fattori che avvicinano (o allontanano) le urne

Voto anticipato, ecco tutti i fattori che avvicinano (o allontanano) le urne
di Mario Ajello
Sabato 11 Gennaio 2020, 08:15 - Ultimo agg. 18:58
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Alle urne si va, o nelle urne ci si cade, ma anche no. Se si dovesse scommettere tra voto anticipato (che potrebbe sciogliere questa palude) e prosecuzione della legislatura (ma perché mai rinunciare ad altri tre anni di stipendio da onorevoli?) verrebbe da dire: 50 e 50. E in certi casi c'è il rischio del rompicapo. Esempio: se il Pd perde le elezioni regionali in Emilia Romagna, con il Pd verrebbe giù l'intero governo e il voto si avvicina a grandi passi. Perché dopo che il centrodestra o la destracentro ha vinto in ogni regione agli ultimi giri, la maggioranza parlamentare non coinciderebbe più con lo spirito della volontà popolare. Ma il trasversale terrore del voto potrebbe evitare le urne - che solo Salvini e Meloni auspicano fortemente e per quello lavorano - perché la maggioranza rosso-gialla spalancherebbe le porte al soccorso azzurro di un po' di berlusconiani e all'aiutino biancofiore di certa post-democristianeria in movimento.

Taglio parlamentari, depositate 71 firme per il referendum. M5S: «Aiutino Lega»

I fattori che avvicinano e quelli che allontanano le elezioni si equivalgono - 4 contro 4 - e questo è un bel problema. Se i posti in Parlamento diventano di meno, causa taglio del numero degli eletti, tocca accelerare la corsa alle cabine, così da evitare il referendum. Se invece si vota più in là, può scattare la speranza degli avversari di Salvini e di Meloni che il loro fronte favoritissimo nei sondaggi si sgonfi. Ma se si vota prima, alleati e avversari si tolgono di torno M5S che adesso non ha un leader (Di Maio è considerato unfit dai suoi e la sua leadership è ex) mentre successivamente potrebbe riaverlo. E lo stesso vale per i sondaggi: al momento danno i grillini al minimo storico, ma del doman non v'è certezza.
 



E ancora: se non ci fosse l'accordo sulla legge elettorale, vincerebbero le ragioni del no alle urne. Siccome però l'accordo sul Germanicum c'è, la strada parrebbe spianata al tutti a casa subito e poi vediamo chi eleggerà nel 2022 il nuovo Capo dello Stato. Per ora, il Paese è appeso a due possibilità e c'è da impazzire. L'unica speranza è che si decida presto e bene, ma non sembra questo l'andazzo italiano.

PERCHE' SI

Se Aule sciolte prima, i posti restano 945
È tutta una questione di poltrone. Ora che ci sono le firme per celebrare il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, se si andasse al voto anticipato verrebbe rinviata laconsultazione e si andrebbe alle urne per eleggere un Parlamento con l’attuale plenum di 945 onorevoli, contro i 600 previsti dalla riforma. Ciò può spingere alcuni parlamentari a puntare sul voto per aver più chance di rielezione.


Il proporzionale conviene (quasi) a tutti
Avere stretto un accordo sulla legge elettorale di fatto spiana la strada alle elezioni, in quanto è stato già individuato lo “strumento” per andare alle urne. Il proporzionale del Germanicum con sbarramento al 5% di fatto conviene a tutti (me-no Leu) ed è frutto di un patto tra Pd e 5Stelle: il sì dei demal taglio dei parlamentari in cambio di una riforma elettorale che garantisse la rappresentanza.

I grillini senza guida, una mina vagante
Polveriera M5s sotto palazzo Chigi. Il Movimento in piena crisi ormai da mesi rappresenta il pericolo maggiore per la stabilità del governo. Le truppe grilline, tra faide interne e contestazioni ai vertici, si muovono in ordine sparso e Luigi Di Maio fatica a contenere i malumori: transfughi verso la Lega e altri verso il Gruppo misto, la tenuta della maggioranza dipende molto da come finirà la partita. Grillo prova a salvare il salvabile.

Se vince la Lega è psicodramma Pd
Il 26 gennaio si decide il destino della regione rossa per eccellenza, l'Emilia Romagna. E forse anche del governo. Se il centrosinistra, dopo la batosta in Umbria, dovesse cedere a Bologna, per il Pd si aprirebbe una crisi le cui conseguenze sono difficili da prevedere. Con una vittoria di Lucia Borgonzoni, tutto il centrodestra chiederebbe il voto anticipato e l'incognita, a quel punto, riguarderebbe la maggioranza: sarebbe in grado di proseguire metabolizzando lo choc?

PERCHE' NO

Il centrodestra vola, i timori di Pd-M5S-Iv
Tutti i sondaggi danno il centrodestra unito (Lega-FdI-Forza Italia) intorno al 50% e questo è un ottimo argomento, per tutti i soci dell’attuale maggioranza, per evitare di andare alle elezioni anticipate. Per quanto Pd, M5S, Italia viva e LeU possano litigare su tutti i temi dell’agenda di governo, nessuno di loro ha veramente interesse ad aprire una crisi di governo e a chiudere la legislatura prima del 2023.

Obiettivo 2022 per la maggioranza
Il settennato di Sergio Mattarella scade nel 2022. Se la legislatura dovesse interrompersi prima, sarebbe ilnuovo Parlamento, probabilmentecon una maggioranza di centrode-stra, ad eleggere il prossimo Presidente. In caso contrario toccherebbe al Parlamento attuale. La partita del Colle, come ammettono diversi esponenti dell’attuale coalizione di governo, gioca un ruolo decisivo sulla durata della legislatura in corso.

I “responsabili” blindano il governo
La pattuglia dei delusi di FI guidati da Mara Carfagna (che non vogliono consegnarsi all’egemonia salviniana nel centrodestra) è al lavoro.Una stampella nel caso in cui al governo rosso-giallo mancassero i numeri in Parlamento. E del resto lo stesso Conte dice che sarebbe pronto a «prendere atto» di eventuali arrivi dalle opposizioni. Ai delusi FI si aggiungono truppe centriste sparse nei gruppi misti delle due Camere.

Se Bonaccini tiene i dem respirano
StefanoBonaccini, governatore uscente del Pd in Emilia Romagna, è in corsa per la riconferma: partita complicata (l’onda lunga della Lega lo insidia), ma aperta.
Se dovesse spuntarla, darebbe una grande mano anche alla maggioranza rosso-gialla. Con una vittoria nella Regione il Pd prenderebbe fiato, così come Italia viva che sostiene apertamente Bonaccini. La stabilità interna dei dem, al momento, sembra l’unica vera garanzia per il premier Giuseppe Conte.

 

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