Regionali Campania 2020, la Lega vuole il Sud ma Forza Italia e Fdi resistono

Regionali Campania 2020, la Lega vuole il Sud ma Forza Italia e Fdi resistono
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 28 Maggio 2020, 08:00 - Ultimo agg. 11:11
4 Minuti di Lettura

Doveva essere un incontro almeno chiarificatore se non decisivo. Ma invece no. Perché i vertici nazionali del centrodestra rimangono immobili sulle stesse posizioni. E tranne per la conferma dei due governatori uscenti Toti e Zaia, tutto rimane in stand by sul fronte delle candidature a presidente per le regionali. Per i veti della Lega su Puglia e Campania che pretende una regione del Sud.

L'incontro è breve. Dal vivo si vedono Tajani e la Ronzulli per Fi, La Russa e Giorgetti rispettivamente per Fdi e Lega. Mentre la Meloni e Salvini fanno capolino da remoto. In teoria bisogna concentrarsi solo sulla manifestazione nazionale del 2 giugno ma è chiaro che si viri quasi subito sulle regionali. E delle sei Regioni che andranno al voto il 20 settembre la Lega mette in discussione gli accordi presi con gli alleati. In particolare su Puglia e Campania e a ricasco ci si blocca anche su Marche e Toscana. Ma sono le due regioni del Sud, quelle che dovevano andare a Raffaele Fitto (Fdi) contro Emiliano e Stefano Caldoro (Fi) contro De Luca, nel mirino del segretario della Lega che alza il tiro pure di prendersi un nome suo nel Mezzogiorno. Con un braccio di ferro, anche interno al Carroccio, sulla Puglia tra Salvini e i dirigenti locali.

Un braccio di ferro durissimo lì sull'Adriatico tra Lega e Fdi che si riflette anche in Campania sul nome di Caldoro. E se in Puglia la Meloni non vuole fare marcia indietro, lo stesso discorso vale in Campania. Per Forza Italia il nome rimane quello di Caldoro, indicato da Silvio Berlusconi.

LEGGI ANCHE Regione, Consiglio fermo e uffici deserti fino a luglio

Anche se, con il passare dei giorni, inizia a diventare alta la soglia del nervosismo nel centrodestra. Certo in Molise, poi in Basilicata e anche in Calabria i giochi si sono chiusi 4-5 giorni prima della presentazione delle candidature. Ma lì in quei casi, ragionano nel centrodestra, la situazione era di vantaggio per l'intera coalizione. In questo caso, invece, in Puglia e Campania si parte ora in svantaggio contro i due governatori democrat che hanno visto alzare la soglia del consenso con la gestione dell'emergenza Covid. E ogni giorno in più di indecisione rischia di diventare un ulteriore passo verso il baratro nelle urne di settembre.

Perché se a inizio anno si ragionava sulla vittoria del centrodestra, ora si fanno i piani per tentare almeno di arginare la disfatta. «De Luca ed Emiliano sono diventati due nomi difficili da battere», ragionano i dirigenti di centrodestra che mal tollerano i veti di Salvini che hanno scompaginato il risiko di 4 regioni sulle sei al voto a stretto giro.
 


Nessun accenno, nemmeno di sfuggita ieri nel summit romano di centrodestra, sul nome di Catello Maresca. Non lo cita, ovviamente Forza Italia ma nemmeno la Lega che però continua a chiedere il profilo di un esponente della società civile in Campania. Ma più passano le ore, più sembra affievolirsi il progetto di una discesa in campo indicata dallo stesso magistrato in forze oggi alla Procura generale di Napoli. «Il mio impegno nelle istituzioni già c'è, ed è quello di continuare a fare il magistrato», dice Maresca in un'intervista al sito VocediNapoli.it. E aggiunge, quasi a ribadire il tirarsi fuori: «Così come intorno al mio nome si è scatenato un consenso non indifferente, ci sono stati alcuni amici e parenti che mi hanno detto: Ma chi te lo fa fare?». Intanto i governatori di Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Marche scrivono al presidente Mattarella per chiedere un intervento ed evitare che le elezioni si svolgano dal 20 settembre in poi, come è intenzione del Governo. «La proroga della data che può essere giustificata solo da ragioni sanitarie ed emergenziali, sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che a nostro avviso - scrivono - non può giustificare la compressione dell'autonomia legislativa regionale e il diritto di voto degli elettori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA