Schifani: «Basta con i diktat del Pd
il governo Letta dipende da noi»

Renato Schifani
Renato Schifani
di Mario Ajello
Sabato 28 Dicembre 2013, 12:12 - Ultimo agg. 17:02
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Presidente Schifani, non crede che il Nuovo Centrodestra corra il rischio di essere il vaso di coccio di un governo a forte impronta Pd? «Non lo credo proprio. Il governo Letta si regge in Senato sui voti del nostro partito. In politica non si ragiona sulla base dei rapporti di forza, ma sulla base del reciproco rispetto della dignità tra alleati. Questo governo stipulerà a gennaio un patto di coalizione, che chiediamo anche noi per individuare linee strategiche che qualifichino ulteriormente l’azione dell’esecutivo».



Quali saranno i vostri temi? E crede che riuscirete ad inserirli in questo contratto?

«Ci sono per noi alcuni punti molto qualificanti e saranno quelli su cui punteremo. La riduzione della spesa improduttiva. E ogni euro di taglio di questa spesa dovrà comportare la riduzione di un euro dell’imposizione fiscale. Un grande processo di semplificazione e di snellimento delle procedure amministrative. Una rivoluzione coraggiosa che consenta al cittadino o all’impresa di avere garanzie su tempi certi per il rilascio di autorizzazioni o di pareri. Chi investe ha diritto di sapere entro quanto tempo potrà iniziare la propria attività e il cittadino deve vedere lo Stato come soggetto dialogante e non come padre padrone».



Ma sulla riforma del lavoro, che è il tema dei temi, Renzi è già partito in quarta e tutti gli altri sembrano arrancare.

«Non mi pare tanto che il Pd sia partito in quarta. Perchè subito sono cominciati i veti interni. Ciò la dice lunga sul fatto che a sinistra, quando si parla di riforma del lavoro, immediatamente i blocchi della conservazione si attivano con efficacia. Noi siamo per una riforma coraggiosa. Che valorizzi l’apprendistato quale elemento di saldatura tra la formazione e il lavoro e più significativamente la trattativa tra le parti per la fissazione di regole che disciplinano il rapporto lavorativo. Serve più decentramento verso il basso e meno ingessatura verso l’alto».



Insomma, il nuovo protagonismo del Pd non rischia di inibirvi?

«Ciò non mi preoccupa. Renzi deve dimostrare di essere coerente con quanto ha detto nella campagna per le primarie e noi saremo altrettanto coerenti con quanto detto in occasione della nostra non adesione a Forza Italia. Ossia: stabilità dell’esecutivo nell’interesse degli italiani, ma puntuale realizzazione di alcuni punti programmatici rigorosamente di centrodestra. Noi privilegeremo i fatti agli annunci».



Non crede che il Nuovo Centrodestra sia un po’ sparito dalla scena?

«Non lo credo affatto. Anzi, sul territorio assistiamo quotidianamente all’adesione di tanti eletti e amministratori al nostro progetto. Sono più di 2.500. Vi è grande entusiasmo e consapevolezza che il Nuovo Centrodestra sia il partito del futuro. Con un leader, come Angelino Alfano, dotato di consolidate capacità di leadership e di affidabilità».



Tutto bene, dunque?

«No. Lamentiamo, e ci muoveremo nelle dovute sedi al più presto, del fatto di essere ignorati sistematicamente dal servizio pubblico della televisione. Che si occupa in maniera esclusiva delle prime tre forze politiche. E cioè Pd, Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Questo è un fatto grave, perchè la Rai dovrebbe dare parità di spazio a maggioranza e a opposizione e, all’interno della maggioranza, a tutti i soggetti che ne fanno parte. E invece, al momento, non tutte le forze della maggioranza vengono degnate di uno sguardo equivalente».



State chiedendo qualche poltrona di rete o di tiggì?

«Nient’affatto. Chiediamo soltanto il rispetto delle regole».



C’è un patto per oscurarvi?

«Non so se esista un patto, non posso escluderlo nè confermarlo. La realtà comunque è sotto gli occhi di tutti. Una realtà attraverso la quale la Rai sta sistematicamente ignorando una forza di maggioranza».



Avete rotto davvero con Berlusconi?

«Nessuna rottura. Abbiamo deciso di non aderire ad un nuovo partito che, per i suoi connotati attuali e per la sua linea politica, si conferma essere tendenzialmente espressione di destra e non più di centrodestra».



Perché questa deriva?

«Negli ultimi tempi della mia permanenza nel Pdl, avvertivo forte disagio nel riscontrare come la presenza attorno al tavolo di Palazzo Grazioli di esponenti non della prima ora determinasse le scelte più importanti, dando ad essere una tendenza oltranzista. Qualificandosi più come scelte da partito di lotta e non di lotta e di governo».



Ha sentito di recente Berlusconi, magari per gli auguri?

«Sì».



E avete parlato di una nuova alleanza elettorale?

«Noi siamo convinti che il nostro partito sarà quello che farà tornare a vincere il centrodestra alle prossime elezioni. Su di noi si sta concentrando l’attenzione di molti delusi, che non votavano più, e di elettori che pur restando nel centrodestra non volevano più votare per Berlusconi, anche perchè purtroppo non è più candidabile».



Sarà Alfano il candidato premier di questa coalizione?

«Lo decideranno le primarie».



Voi escludete l’eventualità del rimpasto. E sull’ipotesi di elezioni anticipate a maggio 2014?

«Le probabilità sono inesistenti. Il voto sarebbe un danno irreparabile per il Paese. Che non può sicuramente subire questo oltraggio da parte della politica».
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