Renzi, quel feeling a sorpresa con Angela e la maglia autografata di Gomez

Matteo Renzi e Angela Merkel
Matteo Renzi e Angela Merkel
di Mario Ajello
Martedì 18 Marzo 2014, 09:14 - Ultimo agg. 09:19
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Le foto. Occhio alle foto. Sembra proprio che Angela e Matteo, a giudicare dagli scatti con cui sono stati immortalati ieri nel summit a Berlino, si piacciano. Lei gli sorride. Lei lo osserva con sguardo di simpatia, e piuttosto speranzoso in quel ragazzo diventato premier e chissà se la solita Italia - quella che pessimamente suscitò le plateali ironie di Merkel e Sakozy nell’ultimo euro-vertice cui partecipò Berlusconi e quelle furono offese non al Cavaliere ma all’intero Paese - grazie al giovane Matteo non possa diventare un po’ migliore agli occhi della Germania e degli altri partner europei. E lui, in queste foto? Renzi è Renzi. Fa il piacione, ma senza esagerare, nei confronti di Angela che il piacionismo italico lo identifica con Silvio e sono guai se l’attuale premier possa somigliare troppo a quello di prima, non amato affatto dalla Cancelliera. In una foto sembra che si bacino. In un’altra quasi si abbracciano. E’ amore? Suvvia. Hanno bisogno l’uno dell’altra e in qualche modo se lo sono detti il premier e la Cancelliera. Questa strana euro-coppia, nella quale Matteo fa il seduttore non sbracato ma Angela non si sottrae ai sorrisi, ai complimenti, alle promesse di serietà e di euro-fedeltà che Matteo le rivolge in abbondanza ma senza esagerare sennò finisce per scadere nella modalità latin lover che non va più di moda.



Quando nella conferenza stampa viene rivolta alla coppia una domanda in doppia lingua, va in scena un duetto - lui che con la mano fa un gesto per dire che la risposta tocca a lei, lei che sorride cercando di dare la precedenza a lui - dal quale trasuda una reciproca complicità appunto del tipo: «Parli tu o parlo io?». E così anche in un’altra sequenza. Quella in cui, con un gran sorriso, Matteo guardando un po’ Angela e un po’ la platea scherza: «La Cancelliera mi ha chiesto: non hai portato le slide?». «Vedo», commenta Matteo tutto soddisfatto, «che l’eco della notizia delle slide è arrivata fin qui».



La chimica Non è detto affatto che il feeling personale diventi consonanza politica. Ma la chimica tra i due c’è e insomma: «Io sono impressionata da Renzi», «Io auguro a Renzi molto successo». Nonostante la stampa tedesca, mentre i due si godono la loro chimica, dia per lo più addosso al nuovo capo del governo italiano senza pietà: «Renzi è l’anti-rigore».



Galeotta fu la Fiorentina. Già nell’incontro precedente, i due avevano parlato di Mario Gomez, il bomber tedesco della Fiorentina. Ieri si è andati oltre. Ecco Renzi, tutto serio, che regala la maglia autografata del centravanti viola alla Merkel. E lei, che fino a quel momento simpatizzava con l’ospite ma senza esagerare, si scioglie in un sorrisone e quasi sventola quel vessillo viola - con il numero 33 di SuperMario timbrato sul retro della maglia - davanti a tutti.



Ha occhi solo per lei Matteo, al punto che - invece di scherzare come al solito con i giornalisti - ieri ha finto di non conoscerli: «E voi chi siete?». Poi si sforza, davanti a lei, di non essere leggerista. E tantomeno fa la figura dell’«alunno da mettere dietro alla lavagna» e del resto l’Italia, come aveva detto l’altro giorno, non è affatto un Paese riconducibile a questa caricatura.



Non si tratta comunque di un colpo di fulmine quello di ieri a Berlino. Matteo e Angela sono al terzo incontro. Questo è il più importante, ma prima si erano visti nel luglio scorso in forma privata e riservata - Matteo era sindaco di Firenze - e poi al vertice d’emergenza sulla crisi in Crimea. Con Monti e con Letta, la Merkel aveva una sintonia più naturale, tutta di tipo istituzionale e basata su un comune linguaggio da euro-cancellerie, e proprio per questo non aveva bisogno di scoprirli. Rispetto a Renzi, mostra invece una curiosità che è anche dettata da bisogno. Ci sono tra l’altro, a maggio, le elezioni europee. Mai come stavolta molto a rischio. Quanto può piacere alla Merkel un’Italia in preda al populismo anti-euro di marca grillina, che rende più debole la Ue e il colosso tedesco?
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