Così Salvini svuota il reddito di cittadinanza. E avverte i suoi: tenetevi pronti

Così Salvini svuota il reddito di cittadinanza. E avverte i suoi: tenetevi pronti
di Marco Conti
Giovedì 14 Febbraio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 17:57
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Qualche minuto nella stanza del governo dietro l'emiciclo di Montecitorio. Matteo Salvini e Luigi di Maio hanno risolto più o meno così l'incontro di ieri a Montecitorio. Impegnati nel question time, i due si sono visti per qualche minuto forti di un rapporto personale che prescinde dalle differenze, che pur rimangono su tantissime questioni.

Un segnale sulla necessità che i due hanno di andare avanti evitando che il governo collassi prima delle elezioni europee. Salvini teme di dover tornare nell'alveo di un centrodestra dove Berlusconi è tutt'altro che scomparso. Per Di Maio restare in sella significa dare tempo al reddito di cittadinanza - principale se non unica fish del M5S - di entrare in circolo.
 
I due si sono promessi di vedersi presto anche se Salvini la prossima settimana si trasferirà di fatto in Sardegna per la campagna elettorale. Non c'è dubbio che l'esito delle elezioni abruzzesi ha maledettamente complicato ogni mediazione. Ne sa qualcosa il premier Conte che ieri sera, per smentire una sorta di presa di distanza di palazzo Chigi e tranquillizzare i ministri grillini, ha dovuto dichiarare che l'analisi costi benefici sulla Tav «non è di parte». Stasera Di Maio e Salvini si rivedranno, ma il consiglio dei ministri in notturna rischia, più che risolvere le tante questioni aperte, di aggiungerne nuove.

La legge sull'autonomia regionale, oggetto della riunione convocata da Conte, segna il passo malgrado l'entusiasmo della Lega e dei suoi governatori regionali. Salvo accelerazioni, difficilmente si riuscirà a condividere il canovaccio di intese che la ministra Eika Stefani dovrebbe poi concludere con le tre regioni del Nord. Dopo la vittoria abruzzese Salvini spinge i suoi punti del contratto, ma Di Maio starà anche «bene», come rassicura il ministro dell'Interno, ma ha non pochi problemi interni da affrontare. Soprattutto ha un trend elettorale del Movimento in discesa e che fatica ad arginare. Ma se il timore del leader grillino è di scendere alle europee di maggio sotto quota 20%, Salvini teme ora la palude. Archiviati i migranti, la partita della Lega da qui alle europee si gioca sui numeri dell'economia che, malgrado gli scongiuri giallo-verdi, non va e che rischia di lasciare a settembre il governo alle prese con una legge di Bilancio da meno 23 miliardi.

Nella spirale dei veti incrociati è finito anche il reddito di cittadinanza. Il decreto è in commissione al Senato. Ieri è iniziata la illustrazione dei 1.600 emendamenti - che non hanno ancora ricevuto il parere di ammissibilità da parte della presidente Nunzia Catalfo - ma le votazioni non inizieranno prima della prossima settimana allontanando la possibilità che il testo arrivi in aula il 19, come inizialmente previsto. A parte gli emendamenti delle opposizioni, fanno notizia quelli della maggioranza con la Lega che sta facendo di tutto per far apparire il Reddito non come una forma di sussidio ma un sostegno destinato a chi perde il lavoro. Ma se per la legge sulle autonomie regionali è il Sud in rivolta - con il presidente della Campania Vincenzo De Luca pronto alle barricate - sul Reddito si assiste all'effetto opposto con il Carroccio che, spinto dagli elettori del Nord, le tenta tutte per arginare il dilagare del sussidio nel Mezzogiorno.

Ieri pomeriggio a Montecitorio Di Maio ha prospettato a Salvini la possibilità di un referendum sulla piattaforma Rousseau per decidere come votare in giunta sul caso Diciotti. «Bene, viva la democrazia», è stata la reazione del leader leghista che forse confida anche sulla magnanimità della piattaforma Rousseau. Inoltre Salvini spera possa farsi strada anche nel M5S l'idea di sottoporre anche la Tav ad un referendum avanzata a suo tempo dal presidente leghista della commissione Trasporti Alessandro Morelli. Ma sulla Tav pende anche il voto di una mozione, presentata dall'opposizione, che ieri non è stata votata - malgrado sia stato chiesto l'inversione dell'ordine del giorno - ma che potrebbe tornare in aula la prossima settimana e che rischia di sancire la spaccatura nella maggioranza.

Salvini mercoledì sera ha riunito i suoi deputati a Montecitorio per commentare il risultato elettorale in Abruzzo.

Poche parole nei confronti del collega pentastellato che ancora deve elaborare la sconfitta elettorale, ma una vero e proprio «tenetevi pronti» che il leader leghista ha ordinato ai suoi. Il leader della Lega punta a fare il pieno alle europee di maggio e conta ancora molto sul consenso personale e molto poco sembra credere alla logica delle alleanze che invece pratica nel voto locale. Di Maio, nel post di autocritica di ieri dice anche che il M5S è l'«argine» al possibile ritorno di Berlusconi. Di fatto il vicepremier si rivolge proprio all'alleato mettendolo in guardia da possibili forzature. E così il sostanziale stallo sembra destinata a perpetuarsi sino a maggio. Melina a centrocampo evitando che da qui alle europee qualcuno faccia goal. Magari nella sua porta.

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