Revenge porn, le lacrime della mamma di Tiziana Cantone: «Punire anche chi lo fa solo per divertimento»

Revenge porn, le lacrime della mamma di Tiziana Cantone: «Punire anche chi lo fa solo per divertimento»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 3 Aprile 2019, 07:00
4 Minuti di Lettura
«Davanti ai miei occhi ora ci sono quelli di Tiziana, ma anche di tutte quelle ragazze vittime di questi che non possono essere definiti altrimenti che stupri virtuali. Finalmente vedo una luce per la battaglia che ho portato avanti fino ad oggi nel nome di mia figlia». È soddisfatta Maria Teresa Giglio, la madre di Tiziana Cantone, attendeva una risposta da quel maledetto 13 settembre 2016, quando la figlia si tolse la vita non sopportando il peso di quei suoi video diffusi in rete per vendetta e, purtroppo, perfidamente per divertimento.

Dopo lo stop della scorsa settimana finalmente la Camera ha votato l'emendamento sul revenge porn. Le basta?
«È un primo passo, ovviamente non basta niente perché non ho più mia figlia con me, ma sono contenta che finalmente ci sia una legge che vada a contrastare quello che si può definire un vero e proprio femminicidio virtuale. La settimana scorsa c'è stato un indegno balletto della politica a fare la corsa a chi prima potesse intestarsi questa legge, ma non credo che questa norma da sola possa bastare».
 
Ritiene non sia efficace?
«Non capisco perché si prendano in prestito parole angolosassoni, revenge porn significa vendetta porno. Nel caso di mia figlia non si trattava di porno, ma di un video girato credendo di stare nell'intimità con il suo compagno, ma purtroppo c'è ancora questa falsa morale che le donne non debbano avere libertà sessuale, come se fare sesso fosse consentito soltanto agli uomini. L'uomo è un esempio positivo, la donna invece deve essere esposta al pubblico ludibrio. E poi per Tiziana non è stata solo una questione di vendetta, ma la colpa è pure di tutta quella gente che per cameratismo maschile, per divertimento, per idiozia condivideva quel video. Parlare solo di vendetta è riduttivo».

Auspica che la legge possa essere ampliata?
«Servirà farlo, il governo mi è stato molto vicino e me l'ha promesso. Ora però mi godo questo primo, piccolo risultato, che finalmente darà un senso alle mie battaglie, ma soprattutto offrirà risposte alle troppe ragazze vittime di questo fenomeno».

La legge prevede pene da 1 a 6 anni, troppo blande?
«Non devo dirlo io, alcuni parlamentari sono già al lavoro per sentire esperti di psicologia, antropologia o di informatica per stabilire come intervenire non solo per punire, ma anche per prevenire questo tipo di fenomeni. E poi, sempre pensando al calvario passato da mia figlia, ed io con lei, ci sono aspetti su cui bisogna ancora intervenire».

Ad esempio?
«Penso allo squallido merchandising delle magliette con la scritta Bravoh - riprendendo ciò che diceva Tiziana in quel video o quei commercianti beceri che usavano questa parola per pubblicizzare i saldi. Abbiamo sofferto anche per questo. Adesso comunque almeno i giudici hanno come intervenire e non possono più girarsi dall'altra parte».

I video di sua figlia sono ancora online. Chiederà di rimuoverli e individuare i colpevoli?
«È la prima cosa che farò e spero che stavolta, grazie a questa legge, otterrò le risposte che attendo da oltre due anni. Ma fanno male anche i tanti, troppi commenti sui social network di chi è capace solo di scrivere frasi d'odio senza mai provare umana pietà. Per questo dico che la legge va implementata, bisogna punire anche i discorsi d'odio, quei commenti sprezzanti e volgari che hanno infangato Tiziana prima in vita e, ancora oggi, quando lei non c'è più».

Cosa le ha fatto più male durante questo tempo?
«La cattiveria delle persone, ma anche questo balletto della politica. Oggi le opposizioni hanno esultato perché è passato un loro emendamento. Io sono felice che finalmente ci sia una legge, ma se queste norme ci fossero state prima, quando erano loro al governo, adesso forse potrei riabbracciare ancora la mia Tiziana perché magari quel video non sarebbe divenuto virale».

L'ex compagno di sua figlia ha denunciato lei e alcuni giornalisti che l'hanno intervistata. Anche questo fa male?
«Chiede un milione di euro per risarcimento danni, una cosa inspiegabile. Ma di lui non voglio parlarne più, ci penserà la giustizia e se non sarà quella terrena, allora sarà quella divina. Ora penso solo a Tiziana, ma anche alle altre ragazze che sento come mie figlie. Si parla tanto di libertà, anche sentirsi libere in un momento intimo deve esserlo».
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