Riforma delle Regioni, è impasse: se va in Parlamento i numeri non ci sono

Riforma delle Regioni, è impasse: se va in Parlamento i numeri non ci sono
di Diodato Pirone
Lunedì 18 Febbraio 2019, 12:00 - Ultimo agg. 19:38
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Alla fine della fiera la domanda delle domande è: ma il Veneto e la Lombardia, le Regioni che chiedono una autonomia rafforzata desiderando assumere professori e intestarsi strade ferrovie e aeroporti, ce li hanno i numeri in Parlamento? Già perché la Costituzione, all'articolo 116, prevede che le intese sull'autonomia regionale debbano essere approvate dalle Camere a maggioranza assoluta. Questo vuol dire che i relativi disegni di legge vanno votati non dalla maggioranza dei parlamentari presenti quel giorno in aula ma proprio da almeno 316 deputati e 161 senatori, ovvero dalla metà più uno dei membri delle Camere.
 
Ebbene ad oggi la risposta è: no, nelle Camere non ci sono abbastanza onorevoli favorevoli all'autonomismo spinto. Lombardia e Veneto possono contare - al momento - su un numero di parlamentari inferiori alla maggioranza assoluta perché i deputati eletti nel Centro Sud appartenenti a forze politiche tiepide verso l'autonomia estrema, come i 5Stelle, o contrari come il Pd e Forza Italia, sono almeno 347 su 630. Il fatto preoccupa a tal punto la Regione Lombardia da averla spinta a scrivere una lettera ai deputati del Centro-Sud spiegando loro che l'autonomia non è un furto ma una forma di modernizzazione dello Stato. Sull'altro fronte l'appello lanciato dall'economista Gianfranco Viesti contro la secessione dei ricchi ha raggiunto quota 50.000 firme.

Ma come si arriva a quota 347 no all'autonomismo rafforzato? Presto detto. I deputati M5S eletti in collegi centro-meridionali sono 186 sui 220 totali del gruppo. A loro andrebbero sommati quelli del Pd che sono 69 del Centro-Sud (su 122) e quelli meridionali di Forza Italia che sono 45 (su 102). La somma degli onorevoli di queste tre forze eletti nelle sole Regioni centro meridionali fa 300. A questi deputati vanno aggiunti i 33 di Fratelli d'Italia che per definizione sono contrari ad ogni autonomismo e i 14 di Liberi e Uguali anch'essi contrari a forme di autonomie regionali che potrebbero danneggiare i cittadini delle Regioni meno ricche.

E' evidente che per mille ragioni (ogni deputato è libero di votare indipendentemente dal proprio gruppo) il calcolo degli schieramenti in campo non può essere preciso al centesimo. Ma la composizione geografica del gruppo dei 5Stelle, il più numeroso della Camera, con quasi 190 deputati su 220 eletti nel Centro-Sud, spiega da sola l'enorme prudenza con la quale questo movimento politico sta affrontando il tema dell'autonomia. E' evidente che in particolare i 37 deputati pentastellati campani, i 36 siciliani, i 28 pugliesi, i 21 laziali ma anche i 7 toscani o i 9 delle Marche prima di votare a favore dell'autonomia rafforzata del Veneto non possono non studiare bene le conseguenze dell'eventuale intesa federalista. Perché se davvero l'accordo fra il governo e le Regioni del Nord dovesse penalizzare i cittadini dei loro collegi elettorali centro-meridionali non si capisce come poi possano anche solo uscire di casa.

Va ribadito che nel conteggio dei deputati centro-meridionali anti-autonomisti sono esclusi la ventina eletti nel Sud nelle liste della Lega che, al di là di casi personali, dovrebbero essere favorevoli in automatico ai maggiori poteri per Veneto e Lombardia. Così come fra i contrari all'autonomismo rafforzato non sono stati conteggiati deputati eletti nelle regioni del Nord da Pd e Forza Italia che invece potrebbero essere spinti a votare a favore dell'autonomia regionale.

Fatto sta che al momento l'intero dossier sembra essersi arenato.

I 5Stelle prima di dare il via libera all'autonomia di alcune Regioni sembrano voler puntare su un rafforzamento dei poteri del Parlamento. Oggi infatti, secondo l'interpretazione dei presidenti delle Regioni, il Parlamento dovrebbe esprimersi solo con un sì o un no sulle intese firmate fra governo e singole Regioni che resterebbero valide per 10 anni. Secondo i grillini, invece, il Parlamento dovrebbe poterle emendare. Ed è possibile che il gruppo pentastellato presenti una mozione parlamentare in tal senso che forse sarà il primo banco di prova di una battaglia lunga e difficile.

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