Covid, pressing dei ristoranti sul governo: «Siamo al collasso, tessera vaccinale per riaprire»

Covid, pressing dei ristoranti sul governo: «Siamo al collasso, tessera vaccinale per riaprire»
Covid, pressing dei ristoranti sul governo: «Siamo al collasso, tessera vaccinale per riaprire»
di Valeria Arnaldi
Sabato 23 Gennaio 2021, 06:25 - Ultimo agg. 12:35
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«Il passaporto vaccinale è fondamentale. Ben venga e il prima possibile. Bisogna procedere per aperture mirate dei ristoranti, in sicurezza, non si può continuare con le chiusure. I politici, a domande scomode rispondono sempre che la situazione è la stessa in tutta Europa. Non è così. Il virus c'è in tutta Europa ma il modo in cui i governi affrontano la situazione è diverso. Ciò che sta accadendo ora, poi, mi terrorizza. Temo che tutta questa guerriglia politica possa distrarre dalle azioni concrete da prendere».


L'APPELLO
È un appello all'operatività quello che la chef Cristina Bowerman, presidente Ambasciatori del Gusto, lancia alla politica per il settore della ristorazione, tra i più penalizzati dalle misure di contenimento della pandemia e, ad oggi, senza prospettive chiare.

Se non, purtroppo, quelle, pesantissime, dei numeri, delle realtà a rischio chiusura, il 14,4%, secondo Confcommercio.


E Coldiretti sottolinea che i consumi alimentari degli italiani fuori casa nel 2020 «sono scesi al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato, -48%». «In politica si spendono molte parole, ma percorsi concreti difficilmente vengono attuati - prosegue Bowerman - bisogna valutare bene misure e ripercussioni. Perché nessuno pensa a vietare la vendita di alcolici in strada? Genera assembramento». La situazione, per molti, è insostenibile. Così ora, l'imperativo per il settore è riaprire, ovviamente in sicurezza, grazie a strumenti ad hoc. «Un ristorante su tre nei centri storici delle città italiane ha chiuso per sempre - commenta Alessandro Circiello, chef e noto volto Tv - e non servono neppure i numeri per rendersi conto del fenomeno, basta guardarsi intorno a Roma, Firenze, Venezia e così via. Sì al passaporto vaccinale dunque e, nell'attesa, si mangi all'aperto, dove il virus non si contrae stando all'Oms. Abbiamo la fortuna di avere un clima mite, sfruttiamo i dehor, nei quali i ristoratori hanno investito migliaia di euro, tra pedane, ombrelli e funghi». Favorevole al documento anche la Federazione Italiana Cuochi. «È un'ottima idea per entrare al ristorante in maggiore sicurezza - afferma il presidente Rocco Pozzuolo, che chiede altri interventi nel frattempo - «In Italia saremo tutti vaccinati a fine anno, a livello economico come ci arriviamo?».

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«Sull'ipotesi del passaporto vaccinale - per Luigi Scordamaglia, presidente Filiera Italia - c'è stata una levata di scudi incomprensibile. Chi lavora nel settore alimentare sa bene che il passaporto sanitario è esistito per cinquant'anni in Italia, era il prerequisito per lavorare nel settore. Siamo stati apripista. La certificazione sanitaria, quando il vaccino sarà disponibile per tutti, sarà fondamentale. L'appello è al Governo. I ristoranti non sono mezzi di diffusione del contagio e fanno l'80% del fatturato a cena, basta assimilarli ai bar che lo fanno entro le 15».


AZIENDE AL COLLASSO
«La priorità è che la campagna vaccinale proceda e in fretta, senza ritardi - sostiene Roberto Calugi direttore generale Fipe - Di certo, se si certifica che i vaccinati non rischiano di infettare altri, il passaporto è sicuramente molto utile. Abbiamo apprezzato che, nonostante la situazione politica, sia stato approvato lo scostamento di bilancio, ma non può essere ancora ritardato un intervento a sostegno della filiera. Alcune aziende sono al collasso. Auspichiamo che il dibattito politico attuale non influenzi la rapidità di scelte e intervento».


Chiede misure concrete pure la Federazione Italiana Gelatieri. «Il passaporto vaccinale per la ristorazione può essere molto utile - dice Nicola Pieruccini, direttore generale - Per gelaterie e pasticcerie il problema è enorme. Senza indicazioni chiare entro febbraio per ripartire, il 25% delle gelaterie chiuderà. Se continuiamo così, si danneggia tutta la filiera. Il tema è anche internazionale. Bisogna dare il segnale che la filiera italiana è sana e sicura, altrimenti all'estero rischiano di non fidarsi più».

 

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