Salvini: «Rixi? Se condannato resta dov'è». Si riapre lo scontro

Salvini: «Rixi? Se condannato resta dov'è». Si riapre lo scontro
di Alberto Gentili
Mercoledì 29 Maggio 2019, 07:28 - Ultimo agg. 15:03
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Matteo Salvini a sera allarga le braccia. Il capo della Lega in giornata ha rinnovato «completa fiducia a Conte», ha detto e ripetuto che «per andare avanti basta rispettare il contratto». Ma Luigi Di Maio e Giuseppe Conte a suo giudizio «fuggono». E fuggono «perché non hanno seri problemi a rispettare gli impegni». Dal via libera al decreto sicurezza, all'inizio della discussione sulla flat tax, dal sì alla riforma dell'autonomia regionale alla Tav. Il problema è che monta anche l'irritazione di Conte. Il premier ha confidato di sentirsi tra due fuochi e di non voler stare sotto il ricatto quotidiano di elezioni da parte di Salvini: «Vanno create le condizioni per poter andare avanti», ha confidato, «oppure meglio lasciare perdere, io un lavoro ce l'ho, non resto a ogni costo». E ha detto di volere un vertice con i due vicepremier quanto prima. Da vedere quale sarà la reazione di Salvini.

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Però, dato che Salvini a questo governo ci tiene, non fosse altro perché in un anno gli ha fatto raddoppiare i voti, non calca i toni. Non si arrabbia perché il Consiglio dei ministri previsto per oggi slitta e dunque il suo decreto sicurezza-bis dovrà ancora attendere. Non risponde neppure alle «provocazioni» di Di Battista.
Stesso schema sul caso di Edoardo Rixi. E' bastato che il capogruppo leghista Massimiliano Romeo dicesse ciò che pensa il grande capo e cioè che il viceministro alle Infrastrutture «non si deve dimettere e non si dimetterà» in caso di condanna, per scatenare la reazione irata del solito Di Battista e di Stefano Buffagni. Con tanto di minacce di crisi. E che ti fa Salvini? Corre a ricucire. A dire che la questione verrà affrontata quando (domani) si presenterà. «Bisogna stare calmi, non offrire il destro alle provocazioni», è stata la spiegazione del vicepremier leghista ai suoi, «è comprensibile che siano nervosi e sotto choc...».

Quello di Salvini è un garbo che durerà poche ore. Il leader leghista già va come un treno sulla flat tax e contro i parametri Ue, mettendo in serio imbarazzo Conte impegnato a Bruxelles. Martella sulla Tav. Picchia come un fabbro sull'autonomia. Detta, come aveva promesso, l'agenda. «Del resto dove vanno i grillini? Se rompono c'è la crisi, si va alle elezioni, perdono stipendio e onori e al prossimo giro in Parlamento ne torna meno di un terzo», osserva il luogotenente di Salvini alla Camera Igor Iezzi, «noi invece eleggeremmo il doppio dei parlamentari».
In questo clima surreale, i 5Stelle alzano un muro di gomma. In attesa di riorganizzarsi, rinviano il Consiglio dei ministri. Provano a bloccare la Tav. Frenano sull'autonomia: «Ci sono grossi problemi...». E, soprattutto, litigano sul destino di Di Maio.

LE TENTAZIONI
Non solo. Visto il caos, c'è chi prova ad agguantare una poltrona. Nei corridoi del Senato e di palazzo Madama si fa un gran parlare di rimpasto di governo. Perché, come dice Gianluigi Paragone, «Di Maio ha troppi incarichi»: fa il vicepremier, il ministro del Lavoro, quello dello Sviluppo e il capo politico. E perché chi non ha avuto il posto prima, spera di ottenerlo adesso. Così tra i grillini c'è chi si candida a sostituire i ministri invisi a Salvini: Elisabetta Trenta (Difesa), Toninelli (Infrastrutture), Giulia Grillo Sanità. E nella speranza di addolcire l'orco leghista, gli si offre anche la testa di Giovanni Tria, il responsabile dell'Economia. «Potrebbe andarci Garavaglia, sarebbe bravo a gestire la legge di bilancio», dice un grillino di alto rango.
Eppure, se mai volesse mettere mano alla squadra di governo, il vero bersaglio di Salvini sarebbe Alfonso Bonafede. Il capo della Lega, nel suo programma, ha inserito la riforma della giustizia con la revisione del reato di abuso d'ufficio e la separazione delle carriere. Due temi indigeribili per i 5Stelle. Dunque, il Guardasigilli rappresenta un ostacolo obiettivo. Ma Salvini non vuole la crisi, si diceva, e dunque per ora non pensa al rimpasto. «Certo, se poi fossero loro a offrircelo», dice un ministro leghista, «non rifiuteremo di certo. Ora nel Paese il nostro peso è il doppio di un anno fa e avrebbe un senso riequilibrare i pesi nel governo».
Il problema è che presto il governo rischia di non esserci più: «Se Salvini crede che ingoieremo tutte le sue richieste sbaglia», dice un alto esponente grillino, «tra 5 mesi saremmo finiti, non arriveremmo neppure al 10%. Perciò si potrà andare avanti solo se il leghista smette di gonfiare i muscoli e siccome non lo farà...».
 

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