Piemonte, il Tar cancella il risultato delle regionali: «Si torni alle urne»

Piemonte, il Tar cancella il risultato delle regionali: «Si torni alle urne»
di Claudia Guasco
Sabato 11 Gennaio 2014, 08:39 - Ultimo agg. 12:14
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Quattro anni fa Roberto Cota era il vincitore e Mercedes Bresso la sconfitta. Oggi i ruoli si sono ribaltati. Il Tar del Piemonte ha accolto il ricorso promosso dall'ex governatrice.

Il Tar ha dichiarato nullo l’esito delle elezioni regionali del 2010 e decretando la decadenza della giunta. Tutto da rifare insomma, i piemontesi torneranno alle urne. Il leghista Cota è livido di rabbia: «Siamo un Paese di matti, questa sentenza è una vergogna. Continuerò a fare il presidente della regione e ricorrerò al Consiglio di Stato». La Bresso si gode il suo momento: «Il verdetto dimostra che il risultato è stato truccato».



Decadenza Il ricorso è stato presentato quando sono spuntate firme false nella «Lista dei Pensionati per Cota» di Michele Giovine, poi condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere. A scrutinio completato lo scarto tra i due candidati era di 9.157 schede e decisivi furono i voti raccolti da Giovine, ben 27 mila, determinanti per la vittoria di Cota. Mercedes Bresso si impuntò e sfidando la freddezza del suo partito (il Pd) sulla questione, si rivolse al tribunale amministrativo. Che ora le dà ragione: «Si accoglie il ricorso principale e si annulla l’atto di proclamazione degli eletti, unitamente agli atti presupposti oggetto di impugnativa ai fini della rinnovazione della competizione elettorale». Consiglio e giunta rimarranno in carica fino alla decisione ultima del Consiglio di Stato, che adesso deve decidere se accogliere la richiesta di sospensiva della sentenza del Tar da parte dei legali di Cota. Se verrà respinta tutti gli eletti della regione, dal governatore in giù, decadranno e se il verdetto sarà confermato le elezioni si terranno probabilmente in primavera, in concomitanza con le europee. Nel giro di qualche giorno la sospensiva verrà discussa dalla quinta sezione del Consiglio di Stato, mentre per arrivare alla sentenza finale possono passare da uno a qualche mese. «Si andrà al voto il più rapidamente possibile», dice il premier Enrico Letta, sottolineando come una decisione a tre anni e mezzo dal voto è «un tempo incredibile» e «forse bisogna riguardare qualche norma».



Il governatore Nel frattempo la regione potrà occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione. «A Cota suggerisco cautela», afferma la Bresso.
Perché «atti straordinari potrebbero essere non legittimi, come è accaduto in Lazio alla Polverini». Ma il governatore, secondo la sua sfidante, intende giocare il tutto per tutto: «Mi risulta abbia convocato nel pomeriggio, subito dopo l’annuncio del Tar, una giunta disdetta in mattinata per nominare nuovi direttori. Cota è come una patella attaccato allo scoglio, non se ne vuole andare». Per il presidente, invece, si tratta «di un attacco alla libera espressione elettorale dei piemontesi». La verità, sostiene Cota, è un’altra: «Io non sono dentro alla ”cappa” dei potenti, sono perseguitato da una sinistra che usa sempre gli stessi metodi: quando non riesce a vincere le elezioni usa l’arma giudiziaria». Oggi la Lega chiama a raccolta la base e «tutto il centrodestra» sfilando in fiaccolata a Torino. Il leader del Carroccio Matteo Salvini è già sulle barricate, annusa «puzza di regime» e parla di «attacco finale alla Lega». Il suo pronostico: «Da qui a maggio arresteranno altri leghisti, indagheranno altri sindaci, manderanno ispezioni fiscali. Siamo abituati, però è uno schifo». Con l’uscita di scena del governo Cota sfuma così il sogno leghista della macroregione, il grande asse padano che dal Piemonte arriva al Veneto. La Bresso non è sorpresa: «Erano solo parole e tali sono rimaste».
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