Offese, accuse e condanne. Una battaglia combattuta a colpi di tastiera e smartphone. Il casus belli è il tweet di Rula Jebreal, scritto nella serata di ieri. La giornalista italo-israeliana, per attaccare Giorgia Meloni, tira in ballo la notizia della stampa spagnola sulla condanna del padre della leader di FdI. Che si difende, minaccia la querela e riceve la solidarietà degli avversari, anche da Calenda e Conte. «Durante la sua campagna elettorale - scrive Jebreal - la nuova premier italiana ha diffuso un video di stupro insinuando che i richiedenti asilo siano criminali che vogliono sostituire i cristiani bianchi. Ironicamente, il padre della Meloni è un noto trafficante di droga/criminale condannato che ha scontato una pena in un carcere spagnolo».
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La replica di Fdi
Il padre di Giorgia Meloni è defunto da tempo, ma l'ira di Fratelli d'Italia si scatena non tanto perché Jebreal averebbe sfruttato «una vicenda dolorosa», quanto per «l'attribuzione di gravissime affermazioni e posizioni politiche».
La politica compatta
L'hashtag #RulaJebreal diventa di tendenza e in tanti intervengono sulla questione, soprattutto gli esponenti delle diverse fazioni politiche. «Rula questa è una bassezza. Non si fa politica così e tanto meno giornalismo. Cancella questo tweet che tra l'altro ha l'unico effetto di portare ancora più gente a sostenere FDI»: è l'invito di Carlo Calenda, leader di Azione. Poco dopo, arriva anche Giuseppe Conte su Facebook: «Questo è fango su Giorgia Meloni. Io, Meloni e Fratelli d'Italia, con il M5S li combatto in tutte le sedi, ma sul piano politico. Non si possono però addebitare in maniera subdola a una figlia - che dal genitore è stata abbandonata, senza avere più rapporti - i reati e gli errori del padre». Si aggiunge alla querelle Matteo Salvini: «Chi fa battaglia politica attaccando non l'avversario, ma mamma, papà, figli...è un piccolo uomo. O una piccola donna».