Grandi manovre sul salva-Roma: ora la Lega può finire nell’angolo

Grandi manovre sul salva-Roma: ora la Lega può finire nell’angolo
Grandi manovre sul salva-Roma: ora la Lega può finire nell’angolo
di Simone Canettieri
Lunedì 6 Maggio 2019, 00:00 - Ultimo agg. 12:09
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La partita è più aperta che mai. Ma soprattutto la Lega rischia di perderla. Passando come il partito anti-romano, come fu alle origini. Quando ci sarà da convertire alle Camere il Decreto crescita che contiene anche il Salva Roma (la norma sul debito storico della Capitale) potrebbero crearsi nuove maggioranze. Inedite. Almeno stando agli indizi che finora stanno emergendo. Si agita dunque nell’ombra un partito trasversale pronto a mettere al centro l’Urbe al contrario della linea salvinista? Può darsi. Tutto ruota intorno al Salva-Roma. 
Il M5S con il viceministro all’Economia Laura Castelli aveva l’intenzione di chiudere nel 2021 la struttura commissariale spostando una parte di mutui sullo Stato, ma senza oneri aggiuntivi per gli italiani.

IL MECCANISMO 
Al momento la situazione è questa: finora già confluiscono fondi statali (300 milioni ogni anno) insieme a fondi comunali (pari a 200 milioni). Chiudendo questo “pozzo” la gestione di questi debiti passerebbe al Comune. I risparmi – stimati secondo l’intenzione grillina che si cela dietro a questa manovra da 2 miliardi e mezzo – deriverebbero dalla rinegoziazione dei mutui con le banche da parte dello Stato e da una ricognizione del piano di rientro del debito. E questi soldi risparmiati potrebbero essere utilizzati anche per ridurre l’Irpef, la più d’Italia perché schizzata allo 0,9%. Una mossa che Giorgia Meloni ritiene efficace e che si era detta pronta a votare in Parlamento. Andando oltre le appartenenze politiche. Anche il Pd di Zingaretti non era contrario a priori, nonostante le diverse spinte e controspinte del suo partito soprattutto al Nord (nei giorni scorsi il consiglio comunale di Milano ha votato un ordine del giorno contro il Salva-Roma).

LE INTESE
Nulla è ancora deciso. Anche perché la conversione del decreto approderà alle Camere dopo le Europee quando gli assetti della maggioranza gialloverde potrebbero aver subito ben più di uno scossone. Di sicuro la vicenda appare più aperta che mai. Il M5S dopo aver perso il match con la Lega in Consiglio dei ministri ha fatto capire che quando la palla passerà a Montecitorio e a Palazzo Madama le parti della norma stralciate potrebbero ritornare. I grillini per convincere Salvini a una marcia indietro hanno fatto balenare l’ipotesi che, in caso di un mancato accordo, potrebbero spuntare nuove convergenze sul provvedimento di cui la Capitale ha un disperato bisogno. E qui si inserisce appunto il ruolo della Meloni: il suo sì potrebbe aprire un varco e portarsi dietro anche altri pezzi di opposizioni.

GLI AZZURRI
A questa partita, per esempio, guarda con molto interesse anche Forza Italia. Il partito di Berlusconi, nei giorni scorsi, con il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani ha presentato «dieci sì» per Roma capitale europea. Con una posizione opposta, anche la sua, a quella del leader della Lega e con tanto di appello a tutte le forze politiche «pronte ad essere protagoniste» del rilancio. «Non si tratta di pagare il debito della sindaca, che per me dovrebbe andare a casa, ma di cambiare il modo di governare la città», ha spiegato il big di Forza Italia. Sullo sfondo, ma nemmeno troppo, c’è anche la questione dei poteri per la città. Sulla carta farebbero parte del contratto gialloverde. Ma finora, in quasi un anno di governo, non si è fatto nulla. E così intanto su Roma rischia di sbandare l’asse sovranista di Meloni e Salvini che si candida a governare l’Europa pur essendo avversari alle urne. Sul Campidoglio i due leader da tempo sono in piena competizione: sono diversi i consiglieri municipali (e ce n’è anche uno comunale) transitati negli ultimi tempi da Fratelli d’Italia alla Lega. Una tensione reale: non a caso il braccio destro di Meloni con delega alla Capitale, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, è considerato uno degli strenui oppositori di Salvini. E un duello del tutto inedito, dunque, si delinea all’orizzonte. 
 

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