Centrodestra, chi farà il premier in caso di vittoria

Centrodestra, chi farà il premier in caso di vittoria
​Centrodestra, chi farà il premier in caso di vittoria
di Mario Ajello
Lunedì 22 Giugno 2020, 12:27 - Ultimo agg. 17:29
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Non solo nella Lega ma anche in Forza Italia non sono state prese bene le parole di Giorgia Meloni su leadership e premiership nel Centrodestra. “No vogliamo cadere dalla padella Salvini alla brace Meloni”, è il mood di alcuni berlusconiani. Traduzione: ormai ci si è abituati al comando della coalizione targato Salvini, si conoscono limiti e virtù del personaggio, e anche Berlusconi  ha preso sia pure con difficoltà  le misure del capo lumbard, mentre sarebbe un salto nel vuoto dover rapportarsi alla leadership di Giorgia. La Meloni ha parlato così, frenando sull'ipotesi che Salvini sia il candidato premier del centrodestra: "È il leader della Lega, il partito che ha il maggior numero di consensi rilevati. Per noi il meccanismo è sempre stato meritocratico: quando arriveranno le Politiche, se vinceremo, il premier sarà chi guida la forza che avrà preso più voti. Vedremo quale". Una sfida vera e propria. Che suscita reazioni in casa berlusconiana come questa di Francesco Giro, senatore, battagliero con doppia tessera di Forza Italia e della Lega, ormai legato anche da rappprti personale al leader leghista ma notoriamente vicino da 25 anni a Berlusconi: “Inutile cincischiare o vogliamo imitare il peggio a sinistra ? Il leader del centrodestra nazionale è oggi Matteo Salvini. Ed è un fatto unificante e positivo. Negarlo e continuare a dire che lo deciderà il voto significa cincischiare e indebolire la coalizione di centrodestra anche di fronte al governo di Giuseppe Conte. Il voto c’è stato,  anche con le Europee e in molte Regioni d’Italia  e oggi -non domani o dopodomani- il leader è Salvini”. 

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Il fatto è che - mentre i big del Carroccio masticano amaro e insieme fingono di minimizzare dicendo  che “FdI deve ancora farne di strada prima di poterci fare paura” - paradossalmente i più filo leghisti in Forza Italia sono i meridionali e quelli dell’Italia centrale. In quanto l’unica area in cui il Carroccio ha ripreso ad arrancare è il Mezzogiorno ed è li che il berlusconismo vuole giocarsi le sue residue chance. Senza l’impaccio di Fdi che a sua volta, invece, punta sulla vittoria quasi scontata in Puglia a settembre con il suo candidato governatore Raffaele Fitto e a prendersi lo spazio sia della  Lega sia di Forza Italia. Nel partito azzurro, pur di trovare un accordo sul candidato governatore in Campania, al posto di Stefano Caldoro, sono partite trattative serrate con Salvini, che si scontrano però con la posizione di Berlusconi ancora fermo sull’ex governatore azzurro che già due volte ha sfidato De Luca ma stavolta perderà sonoramente secondo tutti i pronostici. E comunque: il filo leghismo dei berlusconiani del Sud rientra in quella che è una sorta di divisione dei compiti e delle candidature alle prossime politiche: voi pensate all’Alta Italia e noi ci occupiamo di recuperare nel Meridione. Una spartizione che dopo le Europee del boom leghista a Sud pareva impossibile. Ma adesso lo scenario è cambiato e anche nel Carroccio non negano che esistono problemi di radicamento e di classe dirigente - nonostante acquisti pesanti come l’ex assessore regionale Severino Nappi - e infatti da qui alle regionali di settembre Salvini punterà molto sul Sud nei suoi giri elettorali.
 

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