Sánchez vs Trudeau, il successo del “premier Instagram”

Sánchez vs Trudeau, il successo del “premier Instagram”
di Erminia Voccia
Giovedì 3 Ottobre 2019, 17:07
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Non c'è soltanto il bell'aspetto ad accomunare il premier canadese Justin Trudeau e il primo ministro spagnolo facente funzioni Pedro Sánchez, ora in corsa per un nuovo mandato come capo del governo di Madrid. Trudeau e Sánchez hanno molto in comune, dall'età, 47 anni, all'agenda politica. Entrambi coltivano con attenzione la propria immagine e fanno un uso sapiente dei social network come Instagram e Twitter. È Politico a scrivere nell'aprile del 2019 che per capire meglio Sánchez basta guardare a Occidente e più precisamente al Canada. Entrambi guidano i partiti più longevi del loro Paese, hanno raggiunto il potere quasi inaspettatamente ed entrambi sono in piena campagna elettorale. Sánchez e Trudeau condividono la stessa visione politica, si dicono favorevoli all'immigrazione, si presentano come leader attenti alle istanze femministe e, anche se in modi diversi, si confrontano con l'ascesa del populismo. 
 
Uno dei gesti che aveva contraddistinto sin dall'inizio l'esecutivo del socialista Sánchez era stata la disponibilità nel 2018 ad accogliere la nave Aquarius e i suoi 630 migranti nel porto di Valencia. Per Sánchez, la decisione era stata presa al fine di evitare una «catastrofe umanitaria». Questo accadeva nel 2018, ad agosto 2019 Pedro Sánchez ha invece affrontato le critiche per il caso della Open Arms, a cui il premier aveva offerto il porto sicuro di Algeciras, in Andalucia, dopo 18 lunghi giorni. Troppo tardi, secondo il sindaco di Barcellona Colau. Mentre, per i popolari, Sánchez "sbandava" nelle decisioni in materia di politica migratoria. Già l’anno scorso il governo di Madrid ha promesso di rimuovere il filo spinato dalle barriere di Ceuta e Melilla, enclavi spagnole nel nord del Marocco divise dal continente africano attraverso una rete di recinzioni. Sebbene alcune scelte di Sánchez possano essere lette in chiave elettorale, il think-tank ​European Council on Foreign Relations (ECFR) ritiene che la Spagna possa aver trovato una soluzione alla sfida populista posta dall'immigrazione. Un approccio razionale che fa leva sulla cooperazione con gli altri Paesi europei. La Spagna ha più volte invocato la riforma del diritto di asilo, favorendo la solidarietà e il principio della responsabilità condivisa.

Anche il Canada di Justin Trudeau è diventato più aperto agli immigrati, come conseguenza delle politiche del presidente statunitense Donald Trump. Quando all’inizio del 2017 Trump annunciava l’imposizione del travel ban, il Liberale Trudeau scriveva su Twitter che il Canada era invece pronto ad accogliere chi scappava dalla guerra e dalla minaccia del terrorismo. Tra il 2018 e il 2019 il Canada ha accolto 313 mila immigrati, uno dei livelli più alti mai raggiunti. Il numero è però inferiore al periodo 2015/21016, quando il Paese accolse il maggior flusso di rifugiati siriani. Tra il 2018 e 2019 il Canada ha visto crescere la popolazione al tasso più alto degli ultimi 30 anni e per l'82% tale boom demografico si deve agli immigrati. I Liberali hanno annunciato, inoltre, di voler aumentare la quota di immigrati entro il 2021, ovvero portarla a 350 mila.



Justin Trudeau in un editoriale del 2017 ha dichiarato di voler crescere il figlio in modo che un giorno possa dirsi femminista. Quando lo spagnolo Sánchez nel 2018 ha presentato la sua squadra “rosa” di governo, formata da 11 donne e 6 uomini, uno dei primi a congratularsi è stato proprio Trudeau. Il premier canadese non ha perso l’occasione di parlare attraverso le pagine di Marie Claire quando Trump sconcertava il pubblico femminile con le sue uscite maschiliste. Trudeau è apparso anche su riviste come Vogue. Ma qui occorre fermarsi per comprendere meglio lo stile comunicativo del premier dagli occhi blu.

Un editoriale del Guardian definisce Trump un “regalo” per Trudeau, che all’estero si vende come un brand, quasi come la Coca Cola. Trudeau, una star e non più solo un politico, forse sta ispirando Pedro Sánchez, che ne prende spunto per i suoi account Instagram e Twitter. Lo spagnolo resta però un po’ più istituzionale del canadese, che invece si fa fotografare sudato e in guantoni da boxe. A Trudeau basta sorridere per far pensare a mondo che sia bello essere canadesi. Non solo, grazie a lui l’opinione pubblica all’estero pensa che i canadesi siano anche buoni e corretti. E qui si incappa nell’errore. Non si sa ancora quanto lo scandalo blackface inciderà sulle elezioni di fine ottobre in Canada. Le foto di Trudeau con il viso dipinto di marrone ad una festa quando era 29enne sono state uno scivolone per il premier, già in difficoltà nei sondaggi e ora attaccato dai conservatori per la sua “ipocrisia” verso gli immigrati. Dipingersi il volto di nero è una pratica a sfondo razzista, ma non lo è ancora per molti spagnoli. Durante l’Epifania in diverse città della Spagna è tradizione colorarsi la pelle di nero per impersonare Re Baldassarre e partecipare alle parate in onore dei Tre Re, i Magi che portarono i doni a Gesù. L’errore di Trudeau potrà far cambiare atteggiamento alla Spagna? Se l'è chiesto El Pais.

Sánchez, al contrario di Trudeau, non sembra in difficoltà per il voto di novembre. Secondo gli ultimi sondaggi, avrebbe guadagnato 5 punti percentuali rispetto ad aprile. Per capire come andrà a finire non ci resta che aspettare il verdetto delle urne. Nel frattempo, però, possiamo aggiornare il feed di Instagram.
 
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