I dem più sinceri in queste ore così definiscono il proprio partito: Psyco Pd. Tutto per colpa dello sciopero generale di giovedì prossimo che da sinistra è piovuto addosso alla maggiore forza di sinistra che non sa come maneggiarlo. Ed è caduto in preda a uno psicodramma gonfio di contorsioni, imbarazzi, vaghezze. Sulla falsariga della posizione, sfumata, non impegnativa e impaurita del segretario Letta: «Questo sciopero? Non lo giudico». Per paura di giudicare Landini, per non dire che Landini sbaglia e la Cgil con la Uil non hanno vere motivazioni per andare contro il governo. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si rifugia nell'effetto sorpresa: «Lo sciopero mi sorprende».
Ma è giusto o sbagliato questo sciopero per il capo delegazione dem nell'esecutivo? Dopo la «sorpresa», nessun giudizio e parlare di «sorpresa» non è impegnativo.
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L'altro refrain, nello Psyco Pd, che vuole essere di governo («La manovra finanziaria di Draghi è positiva e espansiva», dicono al Nazareno) ma anche stare con chi critica il governo, è questo: «Continuiamo il dialogo». Lo dicono un po' tutti, dall'influente senatore franceschiniano Mirabelli a agli altri big parlamentari. Continuare un dialogo che non c'è più, visto che Landini ripete che si va in piazza punto e basta, più che realpolitik è surrealismo. E Orlando che dice «va rispettata l'autonomia sindacale», che cosa vuole dire? Che non gli piace il sindacato che attacca il governo di cui fa parte ma il sindacato è intoccabile e quindi meglio divagare con formulette poco significanti? Le divagazioni e le vaghezze dem sembrano rispondere a questa logica: magari si vota subito oppure si vota nel 2023, ed è meglio non inimicarsi la Cgil e la Uil che sono i grandi elettori del Pd.
Il cui psicodramma non dilania soltanto il partitone ma devasta anche il Campo Largo caro a Letta e che ancora non c'è. Con la sinistra-sinistra che attacca il Pd (Fratoianni: «I dem non hanno il coraggio di dire che questo è uno sciopero giusto»), Conte che vezzeggia il sindacato («Ascoltare le motivazioni dello sciopero») e Calenda dal lato riformista che tira in senso opposto: «Perché il Pd non ha il coraggio di dire che è uno sciopero ideologico e che la Cgil sta sbagliando clamorosamente?». Oddio, mi s'è ristretto il Campo largo ed è bastato uno sciopero per rimpicciolirlo, anzi per vanificarlo. Misiani, responsabile economia e finanza del Pd, ed ex viceministro al Mef, non fa che ripetere: «Bisogna mediare». Mediare con la Cgil che non vuole più mediare è la mediazione invocata, come se si potesse mediare da una sola parte. «Bisogna arrivare a una sintesi», secondo il bersaniano Vasco Errani. Formula multiuso che si adopera per restare in bilico. Ma ecco, sinistra-sinistra, Fassina: «Lo sciopero? Ho dolore, ma comprendo». Ma è il Pd di lotta e di governo quello che più risalta agli occhi. Ma anche alle orecchie. Con tutto quel vapore espressivo, il dire e non dire e il politichese usato come mezzo per tenersi buoni tutti.