«Qui ebrei», scritta choc sulla casa del figlio di una ex deportata

«Qui ebrei», scritta choc sulla casa del figlio di una ex deportata
Venerdì 24 Gennaio 2020, 12:32 - Ultimo agg. 2 Marzo, 02:51
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«Juden Hier», «Ebrei qui»: è la scritta choc, accompagnata dalla stella di Davide, comparsa a Mondovì, città Medaglia di Bronzo al Valor Militare nella Guerra di Liberazione della provincia di Cuneo. Dalla scorsa notte la scritta marchia la porta della casa in cui ha vissuto Lidia Beccaria Rolfi, nella via che prende il nome della staffetta partigiana morta nel 1996, amica di Primo Levi, grande voce dell'orrore dei lager. A scoprirla il figlio Aldo, che dalla madre ha raccolto il testimone, e che nei giorni scorsi aveva firmato un articolo sul settimanale locale Provincia Granda contro «l'emergenza odio». Alla vigilia del Giorno della Memoria, 75esimo anniversario della liberazione di Auschwitz, la mente torna alle notti buie e vergognose della nostra Storia recente. Quelle che Lidia Rolfi, deportata a Ravensbruck nel 1944, racconta in 'Le donne di Ravensbruck', prima opera in italiano sulla deportazione femminile nei campi di concentramento della Germania nazista. E in 'Il futuro spezzatò, saggio sull'infanzia durante la dittatura. «Non ho idee particolari su chi possa aver compiuto questo gesto - dice il figlio Aldo - ma è qualcuno che conosce la storia solo marginalmente». Parla di «ignoranza dell'ignoranza» Aldo Rolfi, ricordando che la madre «non era ebrea». «Il grande problema di tante persone - sottolinea - è anche la non conoscenza dei fatti». Le forze dell'ordine hanno prelevato un campione della vernice nera con cui è stata realizzata la scritta, poi coperta, e stanno esaminando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona per individuare i responsabili di quello che il sindaco Paolo Adriano definisce «un atto gravissimo, un fatto vergognoso che offende e indigna la città». Un «segnale gravissimo di intolleranza e provocazione proprio nei giorni in cui ricordiamo la Shoah», afferma Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l'antisemitismo.

 

La condanna del mondo della politica è unanime. «Indignato» il governatore Alberto Cirio, per il quale si tratta di un gesto «ignobile, che il Piemonte condanna con la sua storia e i suoi sacrifici». «Quelle scritte antisemite sono una vergogna e un'offesa a tutti piemontesi», rincara la dose il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, leghista. «Oggi più che mai bisogna non dimenticare cosa accadde e non stancarsi di spiegare», osserva la vicepresidente del Senato Anna Rossomando. «Ecco dove porta la cultura dell'odio», riflette il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ricordando che la scritta è la stessa che i nazisti utilizzavano durante i rastrellamenti per deportare gli ebrei. «Sostituiamo l'intolleranza, l'odio,la violenza, l'arroganza con la fiducia, il rispetto, la speranza, la passione. Cosi si costruisce il futuro migliore per tutte e tutti», è il suo appello. «Sono ebrea anch'io», si legge sull'adesivo incollato nel pomeriggio sulla buca delle lettere di casa Rolfi, un fiore sulla scalinata d'ingresso lasciato da qualche monregalese. Lunedì sera Mondovì sfilerà in corteo contro l'antisemitismo e il razzismo. Una fiaccolata dal Municipio fino a casa Rolfi. «La comunità tutta si metta in cammino e, unita, testimoni la ferma condanna del gesto ed esprima solidarietà alla Comunità Ebraica, al nostro concittadino Aldo e a alla sua famiglia», è l'invito dell'amministrazione comunale, che vuole così «affermare con forza la nostra appartenenza ad una società civile e democratica e condannare pericolosi rigurgiti di antisemitismo».
 

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