Riapertura scuole, Boccia: «Il virus sta accelerando, aperture legate ai contagi»

Covid e scuola, Boccia: «Il virus sta accelerando, aperture legate ai contagi»
​Covid e scuola, Boccia: «Il virus sta accelerando, aperture legate ai contagi»
di Alberto Gentili
Lunedì 4 Gennaio 2021, 07:00
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Ministro Boccia, la zona rossa nazionale che ha segnato le Feste natalizie finisce con la Befana. Che Italia sarà da giovedì prossimo?
«Sarà ancora l’Italia che protegge la salute, quella del rigore e della serietà. La situazione è in rapida evoluzione e la terza ondata in Europa c’è già. L’Italia ha retto bene in un contesto internazionale difficilissimo e abbiamo riportato tutte le reti sanitarie regionali in sicurezza».

I contagi in Veneto, Liguria, Calabria, Lombardia, Puglia e in altre Regioni stanno tornando a livelli allarmanti. Per queste aree sarà confermata la zona rossa? 
«Scattano le misure e le restrizioni sulla base dell’andamento dei contagi. Nella terza ondata a doverci preoccupare non è solo il dato dei contagi, ma la rapidità della loro ripresa. Le diverse varianti a partire da quella inglese impongono una modifica dei tempi di reazione. Bastano pochi giorni per far saltare un equilibrio delicatissimo. Alcune zone del Paese devono prepararsi a conservare limiti alla circolazione, è un fatto inevitabile per quanto sgradito a tutti, a cominciare dal governo. Ma siamo sul rettilineo finale e mentre facciamo i vaccini dobbiamo tenere al riparo i più fragili e le reti sanitarie». 

Ci saranno anche restrizioni di livello nazionale, come il divieto di spostamento tra Regioni o tra Comuni nei week-end? 
«Limitare gli spostamenti sarà ancora necessario così come mantenere le restrizioni nei giorni festivi, ma le misure territoriali hanno funzionato e continueranno a caratterizzare anche i prossimi provvedimenti. Le restrizioni inserite nelle festività di Natale hanno evitato l’esplosione dei contagi nella fase più difficile dell’anno. Le festività di dicembre erano molto più rischiose di Ferragosto, come dimostrano tutte le misure assunte in ogni parte del mondo.

Gli scienziati e i tecnici del governo stanno facendo un lavoro prezioso e c’è unità politica tra Stato e Regioni nel difendere le ragioni del rigore».

Il coprifuoco resterà? I bar e i ristoranti chiuderanno ancora dalle 18?
«Le limitazioni di orario sono misure sofferte, ma essenziali per la sicurezza sanitaria del Paese. È così in tutta Europa. E anche la limitazione degli orari ha evitato migliaia di morti, diciamo le cose come stanno. Sappiamo che verso le categorie più penalizzate c’è un debito di riconoscenza del Paese e l’impegno del governo a stanziare ulteriori e immediate risorse. Sarà così anche a gennaio». 

Avete stimato quali saranno gli effetti dei contatti di Natale sulla circolazione del virus? 
«Gli esperti indicano come data possibile il 15 gennaio. Ma lo vedremo già dai prossimi giorni. Con molta sincerità non me la sento di essere ottimista, anche se gli italiani sono stati nella stragrande maggioranza responsabili innanzitutto verso se stessi e le loro famiglie».

La regola del decreto di Natale che ha permesso di ospitare due ospiti a pranzi, cene e tombolate ha allargato le maglie. Secondo lei ha prodotto danni? 
«E’ evidente che chi ha rispettato quella deroga improntata al senso della misura rischia meno. Penso che escamotage per aggirare le regole ci siano stati e non è un mistero che io sarei stato favorevole a una chiusura totale e radicale per tutto il periodo della festività. Ma la storia non si fa con i se. Vedremo. E so che affronteremo come sempre e con la forza delle reti sanitarie quest’ultima difficile fase».

Conte ha confermato che le scuole superiori riapriranno almeno al 50% dal 7 gennaio, ma dalle Regioni arrivano appelli a rinviare a causa dei contagio o a far decidere i genitori se mandare i figli in classe.
«Il governo ha tracciato una strada, con la possibile ripresa il 7 gennaio in base alla condizione epidemiologica. Non è una scelta ideologica, ma un obiettivo. E’ evidente che lo stesso presidente del Consiglio segue con grande attenzione l’evoluzione dei contagi e le possibili difficoltà e che tutte le obiezioni delle Regioni sono prese in grande considerazione. Voglio ribadire che è la natura dell’epidemia che ci costringe spesso a prendere decisioni con un preavviso di poche ore e non la disorganizzazione. Se così fosse sarebbero disorganizzati in mezzo mondo. In Gran Bretagna e Germania hanno richiuso le scuole con un preavviso di 24 ore».

Pur con gli orari di ingresso nelle scuole scaglionati, non c’è il rischio di moltiplicare i contagi sui mezzi pubblici? Due studenti su tre viaggiano su bus e metro. 
«Le Regioni hanno avuto a settembre fondi supplementari per incrementare il trasporto pubblico locale che, come la Sanità, è materia delegata agli enti territoriali per quanto riguarda l’organizzazione dei servizi. Siamo convinti che abbiano approntato i piani».

Sui vaccini si parte in ritardo: è stato usato solo il 10% delle dosi disponibili. Perché così piano? Come pensate di accelerare? 
«Al momento, sono stati somministrati oltre 100mila vaccini su 450.000 disponibili da qualche giorno. Da domani mattina primo giorno feriale dell’anno correranno tutti, ne sono sicuro. I dati sono in continuo aggiornamento sulla base delle cifre fornite dalle Regioni alle quali spetta l’organizzazione sui territori. Lo Stato è pronto giorno e notte a fornire tutto l’aiuto possibile. Sui vaccini non dobbiamo sbagliare. Ci sono Regioni come il Lazio che non si sono mai fermate né a Natale né a Capodanno e sono un modello per tutti».

Il commissario Arcuri ha detto che le Regioni devono fare di più. Concorda? 
«È evidente che andrebbe utilizzato l’intero arco della giornata, notte compresa dove possibile. Ma le reti sanitarie di cui parliamo sono le stesse che hanno fatto un lavoro eccezionale salvando ogni giorno migliaia di vite umane. Dobbiamo essere tutti comprensivi con tutti. Rigorosi e comprensivi. Ovviamente serve personale, ma in queste situazioni bisogna recuperarlo ed è quello che si sta facendo».

A questi ritmi servirà più tempo per immunizzare la popolazione e garantire la ripartenza... 
«Serve rapidità e sarà garantita. Ho fiducia nella sanità italiana e nella capacità delle Regioni di adeguare ancora una volta i tempi alle urgenze».

Mattarella ha detto che vaccinarsi è un dovere. Lei è per l’obbligatorietà? Almeno tra i dipendenti pubblici? 
«Penso che basterebbe applicare le leggi dello Stato. Sono già previste norme che consentono sia ai datori di lavoro pubblici che privati di prevedere adempimenti sanitari e fra questi ci sono ovviamente le vaccinazioni. Non sono favorevole a un’obbligatorietà straordinaria, ma semplicemente ad applicare le norme in vigore. Chi vuole e deve lavorare deve innanzitutto difendere quelli con cui lavora. E’ un principio di democrazia, superiore a quello della libertà di scelta personale. Credo di essere stato chiaro».

Mattarella ha detto che non sono ammessi ritardi e distrazioni e che i soldi del Recovery Fund vanno spesi presto e bene per non perdere l’occasione storica della rinascita. È una tirata d’orecchi al governo che invece danza sul baratro della crisi?
«Non appartengo alla schiera degli esegeti del pensiero del Presidente che è stato molto chiaro. Mi sembra che l’invito sia rivolto a tutti, è evidente che prima di tutti c’è il governo. Credo che nello stile del Presidente non ci sia la tirata d’orecchi ma la sollecitazione, per quanto vigorosa, ad agire presto e bene. Sottoscrivo tutto».

«Si cambi del Recovery Plan ciò che si deve cambiare», ha anche detto Mattarella. Suona come un invito a Conte a non arroccarsi. Non pensa che su qualche dossier, come il Mes o la delega ai Servizi, il premier pecchi di rigidità? 
«Il premier ha le sue idee e vanno rispettate. Poi non credo sia il tipo che non affronta la discussione per arrivare a una mediazione per il bene di tutti. Lo ha già dimostrato altre volte». 

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