Semplificazioni, il decreto al Senato: cambiano gare, soglie e subappalti

Semplificazioni, il decreto al Senato: cambiano gare, soglie e subappalti
di Roberta Amoruso
Mercoledì 12 Agosto 2020, 07:28 - Ultimo agg. 14:09
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 Sono circa 1.200 gli emendamenti al Decreto Semplificazioni dichiarati inammissibili ieri dalle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato, poco meno della metà dei 2.800 (1.400 da parte della maggioranza) depositati nei giorni scorsi. Dunque rimangono ancora moltissimi i nodi aperti del provvedimento approvato da Palazzo Chigi lo scorso 7 luglio, stando alle proposte di modifica che, in attesa dei pareri del governo, saranno votate probabilmente a partire dal 25 agosto. Il decreto va convertito in legge entro il 14 settembre), ma su temi chiave come gare, subappalti e soglie degli affidamenti si profilano modifiche, in linea con le richieste delle categorie.
Diverse le divergenze all'interno della maggioranza, a partire dalle norme per l'edilizia, su cui in particolare Leu è tornata a ribadire le sue perplessità, sia sui rischi deregulation, sia sui presidi di legalità per appalti e subappalti. Sotto i riflettori in particolare la nuova rotta sulle gare, ma anche la nuova procedura di via. Scatta dunque l'affidamento diretto per lavori, servizi e forniture di importo inferiore a 150.000 euro. Mentre è prevista la procedura negoziata, senza bando, previa consultazione di almeno cinque, dieci o quindici operatori a seconda delle soglie di affidamento per i lavori fino a 5 milioni. Una previsione molto criticata dai costruttori, che preferiscono le garanzie di trasparenza e concorrenzialità assicurate dalle gare, e puntano più su uno snellimento delle procedure precedenti alle gare. Intanto già si vedono i primi effetti del Decreto. Intanto sono già crollati i piccoli bandi di ingegneri e progettazione, fa notare l'Osservatorio Oice/Informatel di luglio. Dopo l'introduzione della norma sugli affidamenti diretti fino a 150mila euro, possibili dal 17 luglio, le gare di progettazione rilevate dal 17 al 31 luglio risulta del 32,5% in meno rispetto a quelle emesse dal 17 al 30 giugno.

Affidi diretti

Critica l’Associazione delle società di ingegneria e architettura sulla scelta di prevedere per tutti i contratti pubblici, compresi quelli di progettazione e di architettura, l’affidamento diretto, senza gara, fino a 150.000 euro e al di sopra di tale soglia il ricorso al prezzo più basso fino alla soglia europea. Per l’Oice significa un’abdicazione rispetto alle conquiste di concorrenza, legalità e trasparenza. Negativo il giudizio sul ricorso al prezzo più basso per gli affidamenti da 150.000 a 214.000 euro. Il 72% delle gare (per circa 200 milioni), avvertono, spariranno dal mercato mentre le gare Ue saranno frazionate.

Gli inviti

Sotto i riflettori anche l’introduzione delle procedure negoziate, senza bando, per i lavori superiori a 150.000 euro e sotto i 5 milioni. È prevista la consultazione di almeno cinque operatori economici (oltre 150.000 euro e fino a 350.000), almeno dieci operatori per lavori di importo superiore a 350.000 euro e inferiore a un milione, o di almeno quindici operatori per lavori di importo pari o superiore a un milione di euro e fino a 5 milioni. Un meccanismo che limita il numero di operatori con i quali entrare direttamente in trattativa, a danno della trasparenza e della concorrenza, sottolineano i costruttori. Possibile l’ampliamento del numero.
 

Le gare

Tutta la filiera dell’edilizia dice no alla disciplina derogatoria per l’affidamento dei lavori sopra la soglia Ue di 5 milioni di euro che consente alle amministrazioni di procedere in deroga ad ogni disposizione e chiarimento immediato sul regime di regolarità contributiva. In particolare, denunciano imprese, artigiani, cooperative e sindacati delle costruzioni, sono preoccupanti gli ampi poteri derogatori ispirati al modello Genova, che piuttosto che una semplificazione, determinano una deregolamentazione del settore, sacrificando il ricorso alla gara. La semplificazione normativa, sostiene il settore, sarebbe utile a monte della gara, dove ci sono le vere cause del blocco.

Abuso d'ufficio

Il Decreto prevede anche la riforma del reato di abuso d’ufficio, ritenuto da studiosi e operatori uno dei più insidiosi deterrenti alla “firma” durante l’iter decisionale della Pubblica amministrazione e fonte privilegiata del poco meritorio fenomeno della burocrazia difensiva. Il nodo è stato a lungo al centro delle discussioni all’interno del governo prima dell’approvazione. Sarà inoltre più difficile provare il dolo e colpa grave “disinnescata” per un anno, ma non per i danni erariali provocati da omissione o inerzia. Anche su questo fronte ci sono alcune proposte di correttivo. Il timore è che l’obiettivo di sbloccare le pratiche lasci spazio invece a nuova giurisprudenza.

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