Senato, aumenti (con gli arretrati) per seicento dipendenti: è indietro tutta

Senato, indietro tutta. Aumenti (con gli arretrati) per seicento dipendenti
Senato, indietro tutta. Aumenti (con gli arretrati) per seicento dipendenti
di Diodato Pirone
Mercoledì 6 Ottobre 2021, 22:20 - Ultimo agg. 8 Ottobre, 10:37
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Niente da fare: si ricomincia con piccoli gruppi di lavoratori super garantiti (e super pagati) che riescono a strappare condizioni di favore negate ad altri lavoratori. È quanto accaduto ieri in Senato il cui Tribunale interno che si chiama Commissione Contenziosa ha riconosciuto un aumento di circa il 3% che sarà pagato con corposi arretrati calcolati a partire dal 2020. Il Tribunale ha accolto così il ricorso di uno dei 9 (nove) sindacati dei 600 dipendenti di Palazzo Madama che, diciamolo subito, svolgono mansioni molto qualificate e per le quali giustamente devono essere pagati bene.

Bene sì, ma quanto bene visto che in media nel 2019 (ultimi dati di bilancio disponibili) ognuno di loro ha guadagnato in media 163.000 euro lordi? E poi era proprio questo il momento di riconoscere un aumento (con tanto di arretrati) a lavoratori che già godono di ottime condizioni di impiego? E, ancora, non sarebbe stato il caso di “negoziare” in cambio nuove prestazioni, come fa qualsiasi azienda ma ormai anche le amministrazioni pubbliche? Istituzioni prestigiose come il Senato non dovrebbero dare l’esempio a tutta la comunità e mantenere un comportamento sobrio di fronte alle difficoltà di tante famiglie? 

Le domande si affollano mentre mettiamo in ordine una vicenda confusa che comunque non è detto che vada in porto definitivamente.

In sintesi la storia è questa. Una decina di anni fa la Camera cambiò alcune regole minori per i suoi dipendenti (indennità più bassa sulle malattie e altre piccole modifiche) in cambio di un aumento dello stipendio del 3% in tre anni. Nei fatti poi l’aumento si ridusse all’1% e l’ulteriore 2% finì dimenticato in qualche cassetto.

Nel frattempo, però, anche i sindacati dei dipendenti del Senato - nonostante Palazzo Madama riconosca stipendi un po’ più alti della Camera - chiesero un analogo adeguamento. L’aumento pare sia stato concesso in un accordo minore del 2015 ma di fatto non fu mai applicato. Di qui il susseguirsi di ricorsi e contro-ricorsi mentre nel frattempo erano stati varati tagli ai superstipendi dei lavoratori delle due Camere ed era scattato anche un taglio netto triennale alle pensioni spesso stratosferiche degli ex dipendenti.

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Tutti si erano dimenticati dell’aumento del 3% fino a ieri quando la Commissione Contenziosa lo ha rispolverato all’improvviso anche se i “giudici” si sono divisi sulla decisione. Il Tribunale è composto da cinque componenti: tre senatori e due funzionari del Senato. Il presidente della Commissione Giacomo Caliendo, di Forza Italia, si è espresso a favore assieme ai due tecnici, mentre i leghisti Simone Pillon e Alessandra Riccardi si sono detti contrari. La Commissione Contenziosa avrebbe però deciso di attenuare la portata degli arretrati facendoli scattare dal 2020 e non dal 2015 come chiesto dai ricorrenti.

E questo con l’obiettivo di attenuare le ulteriori spese a carico del Senato che per i suoi dipendenti spende la bellezza di 98 milioni sui quasi 500 delle uscite complessive. In compenso pare che gli arretrati andranno anche ai 37 ex dipendenti di Palazzo Madama nel frattempo andati in pensione. «Le delibere del consiglio di presidenza sull’aumento erano chiarissime - si è giustificato il senatore Caliendo - La decisione fu ribadita per ben tre volte. Abbiamo deciso inoltre di non far partire l’arretrato dal 2015, data di delibera dell’incremento, ma dal 2020». Ammesso che non ci saranno contro-ricorsi. 

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