Slogan, le nuove parole d'ordine del «partigiano» Di Maio

Slogan, le nuove parole d'ordine del «partigiano» Di Maio
di Francesco Lo Dico
Lunedì 8 Aprile 2019, 08:48 - Ultimo agg. 11:29
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Il dado è stato tratto alla vigilia delle Europee. «Mi preoccupa l'avanzata dell'estrema destra intollerante». Parole nitide, intrise di adamantino spirito resistenziale. Che non sono però del neosegretario del Pd Nicola Zingaretti, o della pasionaria Laura Boldrini. Ma di Luigi Di Maio. Logorato dalla deriva a destra, che gli ha portato via più di 13 punti dalle politiche a oggi a tutto vantaggio dell'alleato, il Di Maio partigiano è rinato dalle sue ceneri dopo la sconfitta in Basilicata. Quando il terrore di crollare sotto il 20%, e di essere così scavalcato dal Pd alle Europee, lo ha sospinto verso la drastica virata nella metacampo progressista. Non senza contraccolpi. Davide Casaleggio avrebbe voluto restare nella parte destra del terreno di scontro, nonostante i morti e i feriti contati in battaglia. Ma Di Maio alla fine si è imposto, onde scongiurare il timore di finire detronizzato. Allontanati i vecchi consiliori che lo avevano collocato nell'immaginario narrativo della destra nazionalista, il capo politico ha scelto nuovi spin-doctor più illuministi (come il giornalista Augusto Rubei, portavoce della ministra Elisabetta Trenta), gli hanno già portato due punti percentuali in meno di un mese.

 

«NO A CHI NEGA LO SHOAH»
Le colonne d'Ercole dell'antifascismo, Di Maio le ha definitivamente circumnavigate l'altro ieri. «Mi preoccupa questa deriva di ultradestra di forze politiche con cui si alleerà la Lega, che addirittura in alcuni casi negano l'Olocausto», ha ammonito il capo politico. Che per inciso, ha lottato per l'Europa della libertà e della democrazia diretta proprio insieme a Afd, partito tedesco post-nazista e antisemita che giudica le Waffen SS un «modello positivo».

GLI «SFIGATI DI DESTRA»
Il forum delle famiglie di Verona, è stato il perno attorno al quale è stata costruita la svolta sinistrorsa. «A Verona ci sono sfigati di destra», è l'approccio. Poi il messaggio si affina. In linea con la sinistra, il capo politico dice che al congresso «va in scena il passato, noi del M5s guardiamo al futuro».

«TANTI TIPI DI FAMIGLIE»
Il futuro passa dal concetto di famiglia inclusiva, opposto all'idea oscurantista di Salvini e della Lega. «Io non faccio propaganda sulle famiglie, tutti le abbiamo a cuore ma non c'è contrapposizione tra tipi di famiglie», è la parola d'ordine della svolta arcobaleno.

«CONTRO IL MEDIOEVO»
Se la Lega è il passato, il M5s è il futuro. «Noi crediamo nella libertà, nei valori, nel progresso» dice Di Maio. Il piede è già ben saldo nel terreno progressista. Dall'altra parte c'è il Medioevo leghista.

«NO ALLA DONNA SERVA»
Sull'onda della protesta contro il family day del Carroccio, il leader 5 Stelle abbraccia la causa del femminismo. «Dove si arriva persino a negare il tema della violenza contro le donne, non ci vado», tuona. Via il patrocinio della presidenza del Consiglio. «Le donne non possono stare a casa a stirare», rincara.

«TUTELARE MAMME DIVORZIATE»
È il passaggio chiave che prelude all'affossamento del ddl Pillon. «È lungi dall'arrivare in aula finché non sarà modificato per tutelare i diritti delle mamme e dei bambini», è il requiem di Di Maio. Che si schiera così a favore del divorzio, messo in discussione a Verona.

«ABORTO È LIBERTÀ»
L'accento è sul divorzio ma anche sull'aborto. «Diritti conquistati con battaglie durate anni. Queste libertà non possono essere messe in discussione per ideologia. Uno può essere contrario all'aborto e non praticarlo, ma mettere in discussione la libertà individuale su questo punto è inaccettabile», scrive un laicissimo Di Maio su Fb.

«GAY, NO A DISCRIMINAZIONE»
Ma il raid prosegue nei giorni successivi. Appena scoppiata la polemica sulle adozioni e la famiglia Di Maio approfitta per aggiungere che a «Verona si sta affrontando questo tema con l'odio verso il prossimo e con le discriminazioni». È il segnale che lancia la campagna contro l'omofobia.

«SICUREZZA, NO A REPRESSIONE»
Parole d'ordine inedite erano arrivate dopo la tentata strage del bus di San Donato Milanese anche sulla sicurezza. «Occorre iniziare a muoverci sulla prevenzione, non solo sulla repressione», è il siluro contro il quartier generale leghista che ha partorito il decreto migranti.

«CITTADINANZA SUBITO»
Ma l'uno due si completa con la cittadinanza onoraria a Rami, che mette in forte difficoltà Salvini. «Non stiamo a girarci troppo intorno. Diamo la cittadinanza a quel bambino», è il forcing di Di Maio su Salvini. È il preambolo del nuovo input politico.

«INTEGRAZIONE SERIA»
Il capo politico non si spinge direttamente ad aprire allo Ius soli. Ma lo fa per lui il premier Conte. «Si può valutare la nascita sul territorio italiano collegata a un processo di integrazione serio». L'importante è presidiare il campo contro l'alleato. Ma la svolta anti-salvinista non cresce solo a chiacchiere e anti-distintivo. Già presentata al Senato una proposta di legge M5s che limita i porti d'armi e istituisce un'anagrafe per ridurre i permessi.

«NOI MODERATI»
Di fronte al repentino cambio di identikit, Di Maio ha tenuto a precisare che «il Movimento non si è snaturato. Siamo moderati, non amiamo il dialogo con chi è estremista».
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