Pollice in su per l'operato del di Mario Draghi, ma anche per la sua scelta di dimettersi da Presidente del Consiglio. Il base al sondaggio pubblicato oggi da YouTrend, sulla base di interviste realizzate tra il 22 e il 23 luglio, il 57,2% degli italiani promuoverebbe il governo dell'ex numero Uno della Bce. Ma non solo. La maggioranza (50, 7%) ritiene, inoltre, che abbia fatto bene a fare un passo indietro non essendoci più le condizioni per portare avanti un governo di unità nazionale. Anche se il 49,7% pensa che le elezioni anticipate siano un evento negativo per l’Italia. A crederlo non sono solo i più strenui sostenitori dell' agenda Draghi, ma anche il 42% degli elettori di Lega e FI.
Nel mirino, il leader pentastellato Giuseppe Conte, a cui il 41,1% degli italiani imputa la responsabilità della crisi. Percentuale che scivola sotto il 29% quando si tratta di individuare le responsabilità delle elezioni anticipate.
📊 Alcuni dati interessanti tratti dal nostro sondaggio per @SkyTG24 diffuso oggi
Partiamo dalle intenzioni di voto: FdI primo partito (23,8%), seguito a breve distanza dal PD (22,5%). Terza la Lega (13,4%) e M5S quarto sotto il 10%. Insieme per il Futuro di Di Maio al 2,6%.
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Gradimento dei leader
Non solo crisi di Governo. L'ultima rilevazione di YouTrend fotografa una mutata percezione nell'opinione pubblica dei principali personaggi politici sulla scena, nonostante il primato del presidente Sergio Mattarella, che il 64% degli italiani rimane la figura in cui riporre maggiore fiducia. Lo segue al secondo posto Mario Draghi (54%), ma sul podio entra anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni (38,7%.
Riconquista posizioni il Cav, Silvio Berlusconi (34,3%), che stacca sia Giuseppe Conte (30,7%) che Matteo Salvini (30,4%). Sotto la soglia del 30% rimangono il leader dem Enrico Letta (25%), il capo della Farnesina Luigi Di Maio (22%) e Matteo Renzi (15,5%).
Intenzioni di voto
Sul fronte delle intenzioni di voto, gli elettori continuano a premiare FdI e Pd che si attestano, rispettivamente, al primo e al secondo posto, con il 23,8% e il 22,5%. Dopo la Lega, ferma al 13,4%, scende sotto il 10% il M5S (9,8%), come effetto probabile della crisi di Governo. Nonostante la fuoriscita dei ministri Brunetta e Gelmini, in rotta di collisione con la linea berlusconiana, FI conquista l'8,3%, seguito dalla federazione Azione + Europa, al 4,9%. Che stacca di 0,7 punti percentuali di distanza Sinistra italiana/Europa Verde, che si attesta al 4,2%. Più ampia la forbice rispetto a Insieme per il Futuro al 2,6% e ItalExit è al 2%. In discesa invece, Italia Viva che si ferma all’1,8%, così come Articolo 1 – MDP all’1,6%.
Le coalizioni
Ma gli elettori sembrano avere le idee ben chiare anche sulle strategie da prediligere in vista dell'appuntamento di settembre. Il 45%, a cui si attesta la coalizione di centrodestra, pur raggiungibile da una maxi alleanza a sinistra con la presenza del M5s, sembra una via non particolarmente gradita da parte degli elettori dei singoli partiti. Sentimento contraccambiato da parte dei elettori pentastellati. La maggioranza degli elettori del M5S vorrebbe che il partito andasse da solo (56,6%), e lo stesso discorso vale per il PD rispetto all’alleanza col centro (50,4%). Ormai preclusa appare dunque la via del campo largo, soprattutto per l'elettorato del Nazzareno che giudica l'alleanza con il M5s come l'opzione meno gradita.Maggior accordo si riscontra tra i votanti a destra che per l'86% ritengono che Giorgia Meloni possa essere una buona Presidente del Consiglio.
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Di certo tutti gli italiani sembrano mostrare una qualche nostalgia per la fase di bipolarismo e legge maggioritaria della seconda Repubblica, dove era il leader del partito che otteneva più voti a diventare presidente del Consiglio. Il 23,8% sembra essere favorevole a questa soluzione in caso di assenza di una maggioranza, mentre il 17,9% preferirebbe una figura sostenuta da una larga maggioranza di unità nazionale e il 17,6%,Il leader del partito più votato all'interno della coalizione più votat. Ma c'è una percentuale significativa - il 17% - che in caso, preferirebbe tornare a votare. Solo il 4,5%, infine, auspicherebbe la figura sostenuta da alcuni partiti che non erano alleati alle elezioni