Ha sempre difeso i diritti degli omosessuali. Ha partecipato ai Gay Pride («Ma gli eccessi non mi piacciono»). Ha annunciato più volte che «su certe conquiste l’Italia non tornerà mai indietro». E su questi temi è stato spesso attaccato dai leghisti. Vincenzo Spadafora, big M5S, ex ministro e sottosegretario, provenienza Margherita, ora non schierato tra i fedeli di Conte («C’è il rischio scissione nei 5 stelle»), non ha mai nascosto le sue convinzioni in materia di diritti civili ma neppure aveva fatto prima d’ora coming out sulla propria omosessualità. Adesso lo fa. «Penso che la vita privata delle persone debba rimanere tale, ma penso anche che chi ha un ruolo pubblico abbia qualche responsabilità in più». E insomma, osserva Spadafora: «Dichiarare la propria omosessualità è una scelta che ho fatto per me stesso, è importante volersi bene e rispettarsi». Dicendo questo e parlando del contenuto del suo libro, l’ex ministro - in tivvù da Fabio Fazio - si commuove. E le sue parole e la maniera accorata con cui le pronuncia vengono accolte dall’applauso del pubblico in sala a Che tempo che fa.
«Io - continua l’ex ministro dello Sport che è stato anche sottosegretario con delega alle Pari Opportunità, sempre nei governi Conte - sono anche molto cattolico.
LA SCELTA
Spadafora incalza: «Penso che la vita privata delle persone debba rimanere tale e se noi fossimo un Paese culturalmente più avanzato, soprattutto sul tema dei diritti, forse anche i dibattiti di queste settimane non li avremmo neanche affrontati». Il riferimento è al ddl Zan e al suo affossamento.
Questo coming out «è un modo per me per testimoniare il mio impegno politico. Per tutti quelli che combattono per i propri diritti e hanno meno possibilità di farlo rispetto a me grazie al lavoro che svolgo». E ancora Spadafora: «Voglio spegnere con le mie parole quel brusio squallido che ho subito anche io». Una scelta di sincerità e anche di orgoglio.