Spese militari, il ministro Guerini si appella ai partiti. M5S e Lega cauti, «ma niente crisi di governo»

Spese militari, il ministro Guerini si appella ai partiti. M5S e Lega cauti, «ma niente crisi di governo»
Spese militari, il ministro Guerini si appella ai partiti. M5S e Lega cauti, «ma niente crisi di governo»
di Marco Conti
Lunedì 28 Marzo 2022, 12:06 - Ultimo agg. 12:53
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«L’aumento delle spese militari è un impegno da rispettare. Mi auguro che governo e Parlamento mi supportino». Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini scrive una lettera al quotidiano La Stampa nella quale ricorda gli impegni presi dal nostro Paese. 

Guerini sottolinea come «il confronto politico di queste ore si sia soprattutto soffermato sulla questione degli impegni assunti nel 2014, al vertice in Galles, dai Paesi membri dell'Alleanza atlantica e quindi anche dall'Italia, sul raggiungimento dell'obiettivo del 2% del Pil per le spese della Difesa dei singoli Stati entro il 2024. Impegno sottoscritto dall'allora Governo italiano in carica e riaffermato da tutti i presidenti del Consiglio, nessuno escluso, negli anni seguenti nelle dichiarazioni formali conclusive sottoscritte alla fine di svariati summit e confermate anche a quello di Londra, nel dicembre 2019». 

Un arco di tempo così ampio raccoglie di fatto tutti i partiti, e ciò dovrebbe aiutare in approvazione rapida in Parlamento, ma così non è. Giuseppe Conte, leader del M5S, continua a dirsi contrario all’aumento delle spese sino al 2% del pil, anche se esclude una crisi di governo e chiede un incontro a Mario Draghi. «Il M5s - ha spiegato Conte in tv - non pensa assolutamente in questo momento a una crisi di governo, però siamo la forza di maggioranza relativa e se si tratta di discutere un nuovo indirizzo faremo valere la nostra presenza.

Il governo non può forzare e si assumerebbe la responsabilità di porre in fibrillazione. Spero in una prospettiva di buonsenso». 

Distinguo anche da parte della Lega che, pur avendo votato l’odg della Camera sull’aumento delle spese militari, si mostra con  il leader Matteo Salvini molto scettico: «Stiamo uscendo faticosamente da due anni di pandemia e stiamo entrando, ancora più faticosamente, nel secondo mese di un conflitto alle porte dell’Europa e ci sono uomini di Stato e di governo che parlano con troppa facilità di bombe, armi e missili. Addirittura dall’altra parte dell’Oceano c’è chi parla di nucleare». Più morbido il capogruppo della Lega a Palazzo Madama Massimiliano Romeo, secondo il quale il Carroccio è pronto a votare l’odg presentato da Fratelli d’Italia al Senato, che in sostanza ribadisce l’impegno di portare la spesa militare al 2% del Pil e che dovrebbe essere votato in settimana.

Duro invece, contro Draghi, il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: «Mi dispiace deluderla ancora una volta presidente Draghi, ma non mi adeguo ai suoi desideri ed impegni. Aumentare le spese militari nel nostro Paese, che già spende 70 milioni di euro al giorno, ripeto al giorno, è immorale, è uno schiaffo agli italiani. È un insulto all'intelligenza».

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