Spostamenti a Natale solo tra i piccoli Comuni: la frenata del governo

Spostamenti a Natale soltanto tra i piccoli Comuni: la frenata del governo
Spostamenti a Natale soltanto tra i piccoli Comuni: la frenata del governo
di Alberto Gentili
Domenica 13 Dicembre 2020, 00:49 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 07:08
4 Minuti di Lettura

Come annunciato dal premier Giuseppe Conte e confermato dai ministri Roberto Speranza (Salute) e Francesco Boccia (Regioni) «sarà il Parlamento» a decidere sulle deroghe di Natale, «assumendosene tutta la responsabilità». Il governo, considerato l’allarme dell’Istituto superiore della Sanità (Iss) e del Comitato tecnico scientifico (Cts), però farà di tutto affinché l’allentamento della stretta sia «estremamente limitato».

Anzi, se fosse per Speranza e Boccia «non si dovrebbe allentare alcuna misura, semmai renderle più dure». Traduzione: nei giorni di Natale, Santo Stefano e 1° gennaio (non è escluso però che la deroga alla fine varrà solo per il 25 dicembre) probabilmente cadrà il divieto di non superare i confini del proprio Comune, ma solo per i centri sotto i cinquemila abitanti e con un «raggio di spostamento limitato».

Venti chilometri, non di più. E forse solo tra «Comuni confinanti». Insomma, non si potrà uscire dalle città, grandi o piccole. Tanto più che viene scartata l’ipotesi di muoversi all’interno dei confini della Provincia.

La decisione

La decisione definitiva verrà presa prima di mercoledì, quando in Senato saranno votate le mozioni di maggioranza e opposizione. Nelle prossime ore il governo lavorerà assieme ai capigruppo di M5S, Pd, Italia viva e Leu per «limitare al massimo» la deroga da inserire nella mozione di maggioranza. Dopo di che Conte avrà davanti tre strade. La prima è ritirare il decreto del 2 dicembre che ha introdotto il divieto di spostamento nei tre giorni delle Feste e presentarne un altro con «il leggero allentamento» a favore della mobilità tra piccoli Comuni limitrofi. Ma ciò costringerebbe il premier ad andare allo scontro in Consiglio dei ministri con Speranza, Boccia e Dario Franceschini, alfieri della linea rigorista.

La seconda strada: un emendamento, presentato dai gruppi parlamentari al decreto Ristori attualmente all’esame del Senato. La terza, la più difficile: aggirare l’ingorgo che impedisce alla Camera di modificare il decreto del 2 dicembre, sollecitando una pausa al calendario del lavori dell’aula di Montecitorio. 

«Rischio altissimo»

Si vedrà. La tecnicalità a questo punto è marginale. Ciò che conta è che per Speranza, Boccia e i tecnici dell’Iss e del Cts il Natale «rappresenta un rischio altissimo». Potenzialmente molto più pericoloso del “liberi tutti” di agosto, in quanto «questa volta gli incontri avverranno al chiuso e dunque le possibilità di contagio saranno superiori. Per questo bisogna evitare pranzi o cene tra non conviventi», non si stanca di ripetere Speranza. In più, c’è l’allarme per il caso-Veneto e per il precedente del Giorno del Ringraziamento del 26 novembre negli Stati Uniti in cui oltre 50 milioni di americani si sono messi in viaggio, innescando (secondo gli esperti) nelle ultime ore una nuova impennata di morti (oltre 3.000) e di nuovi contagi (220.000).

Ecco perché Speranza anche ieri ha messo a verbale: «Sono preoccupato per le due settimane delle feste natalizie, se passa il messaggio “liberi tutti” si ripiomberebbe in una fase pericolosa a gennaio e febbraio quando saremo in piena campagna vaccinale». E Boccia ha rincarato: «Se vogliono rimuovere i vincoli» agli spostamenti in «tutti i comuni italiani ci troveranno contrarissimi, noi vogliamo difendere gli anziani e le persone più fragili». E’ seguito appello-avvertimento a senatori e deputati: «Il Parlamento ovviamente è sovrano, e se il Parlamento deciderà di rimuovere i limiti fra i confini comunali rendendo tutto aperto, chi lo farà se ne assumerà la responsabilità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA