Stalking, la stretta: pene raddoppiate e braccialetto per gli indagati

Stalking, la stretta: pene raddoppiate e braccialetto per gli indagati
di Emilio Pucci
Mercoledì 23 Gennaio 2019, 00:34 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 08:37
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ROMA Si parte dal codice rosso, il ddl che porta la firma dei ministri Bonafede e Bongiorno e che istituisce una corsia preferenziale per le vittime di violenza, obbligando la polizia giudiziaria, in presenza di determinati reati, a dare priorità alle indagini. Ma il provvedimento contro lo stalking, i maltrattamenti in famiglia, la violenza sessuale e la corruzione di minori è destinato a cambiare profondamente nel suo iter alla Camera. 
Si inizia domani: in commissione Giustizia la legge che ha avuto il via libera del Cdm verrà integrata con le proposte portate avanti da M5S, FI e Pd. Attraverso un lavoro rigoroamente bipartisan. Per tutti questi reati si punta ad inasprire la pena fino – dipenderà dalle aggravanti - a raddoppiarla. Le tre proposte sono firmate dalla pentastellata Ascari, dall’azzurra Bartolozzi e dalla dem Annibali. Già ci sono diversi punti in comune: sia M5S che FI, per esempio, chiedono che si arrivi all’ampliamento dell’utilizzo del braccialetto elettronico rendendolo di fatto obbligatorio (ad oggi l’uso è limitato) anche per lo stalking in modo da tenere sempre sotto controllo chi è indagato per questo reato. «Mentre – osserva la deputata di FI – in base alla normativa vigente il dispositivo è considerato una misura alternativa rispetto alla sola custodia cautelare o agli arresti domiciliari», con le modificazioni proposte il braccialetto elettronico «diviene indispensabile». «Puntiamo soprattutto a coprire quei buchi normativi che fanno sì – argomenta l’esponente M5S – «che le denunce finiscano troppo spesso nel dimenticatoio. Invece occorre subito indirizzarle alla magistratura e incardinare il procedimento». 

L’aumento delle pene riguarderà anche i reati legati alla prostituzione minorile, oltre che quelli per violenze sessuali e di gruppo e per i maltrattamenti in famiglia a danno dei minori. L’obiettivo inoltre per i reati di violenza di genere è allungare i tempi delle misure cautelari «anche per aiutare i magistrati». Ascari propone di istituire una stretta anche sul bullismo, inserendo un reato ad hoc, e di portare nelle scuole l’educazione contro la violenza. Inserendo una materia specifica. L’obiettivo è arrivare «ad un processo costante di prevenzione» da portare avanti anche «all’interno dei libri scolastici». 

SOLDI ALLE VITTIME
Per M5S vanno inserite inoltre delle modifiche sull’ordinamento penitenziario: chi è stato condannato e lavora in carcere dovrà versare una parte dello stipendio che percepisce alle vittime di violenza sessuale. All’interno degli istituti penitenziari sono previsti poi dei corsi di formazione e verrà istituito un osservatorio permanente che studi il fenomeno dei reati di violenza di genere. Secondo la proposta dei pentastellati inoltre «il minore deve essere considerato a tutti gli effetti persona offesa dal reato». Chi sfregia il volto di una persona, magari con l’acido, verrà accusato «di omicidio di identità».

La dem Annibali - vittima in prima persona di uno sfregio con l’acido - punta, invece, ad intervenire nella fase dell’esecuzione della pena per i reati per violenza di genere. Lavorando «sull’abbattimento della recediva», perche’ – sottolinea – «la persona che si è macchiata di violenza troppo spesso uscendo dal carcere ripete lo stesso reato». «E’ necessario – aggiunge la parlamentare del Pd – che per queste persone ci siano dei trattamenti comportamentali, con delle figure ad hoc anche nelle carceri». «Infine – conclude Annibali – occorre che la comunicazione alla persona offesa rispetto al cambiamento della condizione del detenuto sia automatica e non avvenga solo se la richiede il legale».
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