Statali, smart working in panne: senza piani si torna in ufficio

Statali, smart working in panne: senza piani si torna in ufficio
Statali, smart working in panne: senza piani si torna in ufficio
di Francesco Bisozzi
Martedì 26 Gennaio 2021, 07:00 - Ultimo agg. 11:04
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Piani per il lavoro agile nella Pa al palo e uffici pubblici a rischio assembramenti da lunedì. Scadono il 31 gennaio le disposizioni in materia di lavoro agile emanate a ottobre da Palazzo Vidoni che prevedono che la metà degli statali smartabili lavorino da remoto per esigenze legate alla tutela della salute, dopodiché dovrebbero entrare in pista i famosi Pola, i piani operativi con cui le singole amministrazioni sono chiamate a regolamentare il lavoro agile e ad alzare l’asticella dei dipendenti pubblici in smart working al 60 per cento degli smartabili. Peccato però che le amministrazioni pubbliche, a parte qualche rara eccezione, siano in netto ritardo e così, per evitare un ritorno in massa in ufficio degli statali con la curva dei contagi ancora sopra la soglia di guardia, il ministero della Funzione pubblica per metterci una toppa pensa ora di prorogare le disposizioni di emergenza introdotte in autunno. 

Insomma, in una fase in cui la Pa è sotto i riflettori di Bruxelles per via del Recovery plan, il lavoro agile nel settore pubblico sembra destinato a rimanere un Far West ancora per mesi.

I Pola in teoria vanno ultimati prima della fine di gennaio e servono a individuare da un lato i lavoratori pubblici che possono svolgere le proprie mansioni da casa e dall’altro a fissare precisi criteri di misurazione delle loro performance da remoto. Inoltre, a differenza di come avviene ora, prevederanno la sottoscrizione di specifici accordi individuali con il datore di lavoro da parte degli interessati. I piani operativi per il lavoro agile in pratica sanciranno il passaggio da una forma di smart working fai-da-te, che in questi ultimi mesi ha creato non pochi disservizi ai cittadini, a una più disciplinata ed efficace. Una rivoluzione non semplice che richiederà però più tempo del previsto. Per gli enti locali, tra cui i Comuni, non vale nemmeno la scadenza del 31 gennaio e nel loro caso i Pola difficilmente faranno capolino prima della primavera inoltrata: parliamo di oltre ottomila amministrazioni in affanno su questo fronte. Il Comune di Bologna, per esempio, ha già varato il piano per il lavoro agile, anche Roma e Milano sono a buon punto, ma nei Comuni più piccoli siamo ancora distanti dalla meta. 

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Ecco perché dopo la mini-proroga di dicembre, che aveva esteso al mese di gennaio la validità delle misure di emergenza per il lavoro agile nella Pa autorizzate a ottobre, Palazzo Vidoni non esclude adesso a una proroga di più ampio respiro per coprire il buco generato dai Pola in ritardo e tendere la mano alle amministrazioni in difficoltà. Nel frattempo la ministra Fabiana Dadone ha nominato nei giorni scorsi i componenti dell’Osservatorio nazionale del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni, che per un bel po’ avranno poco (o nulla) da osservare. L’assenza di sanzioni per le amministrazioni indietro con i Pola non aiuta: semplicemente, in caso di mancata adozione del Pola, il lavoro agile si applica almeno al 30 per cento dei dipendenti in servizio nell’amministrazione refrattaria. Più nel dettaglio, i piani operativi devono contenere le misure organizzative e fare luce sugli strumenti di rilevazione dei risultati conseguiti. M Le linee guide per i Pola, che tra le altre cose prevedono il ricorso a obiettivi mensili per la misurazione delle performance, sono state approvate dal ministero a dicembre. 

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