Stop all'assegno di mantenimento, arriva l'affido (sempre) condiviso

Stop all'assegno di mantenimento, arriva l'affido (sempre) condiviso
di Claudia Guasco
Martedì 11 Settembre 2018, 10:30 - Ultimo agg. 13:10
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Basta ai «papà ridotti a padri-bancomat o a genitori della domenica». Da questo assunto è partito Simone Pillon, avvocato cassazionista, ideatore del Family day, senatore della Lega e primo firmatario di una proposta di legge che rivoluziona le regole di separazioni e divorzi quando ci sono dei figli. A cominciare dalla questione che suscita gli scontri più aspri, quella economica: «Basta assegno mensile, via libera al mantenimento diretto dei bambini», afferma Pillon.
 
La «Riforma dell'affido condiviso» elaborata da Carroccio e Cinquestelle è stata presentata ieri a palazzo Madama, il provvedimento inizierà il suo iter in commissione Giustizia con l'obiettivo, quando marito e moglie si lasciano, di non arrivare in tribunale. Il ddl, che si ispira al principio della «bigenitorialità perfetta» e punta a riscrivere la legge del 2006 sull'affido condiviso dei figli, non riguarda gli alimenti da ex marito a ex moglie - che restano materia a parte - ma regola i rapporti economici a favore dei figli: prevede la cancellazione dell'assegno di mantenimento per i bambini, l'istituzione del doppio domicilio per il minore e introduzione obbligatoria della figura del mediatore familiare. Si rivolge soprattutto alle coppie che, sopraffatte dai rancori, non riescono a mettersi d'accordo: «Questa proposta di legge non vuole favorire i padri o le madri, ma unicamente i piccoli. Il minore non deve essere costretto a scegliere tra uno dei due genitori. E anche i nonni potranno intervenire e far sentire a loro voce». Fondamentale per disinnescare i litigi è il mantenimento, che non sarà diviso esattamente a metà: il genitore che guadagnerà di più - che sia mamma o papà - contribuirà in misura maggiore, ma saprà anche che ogni euro sarà speso per il figlio e non per l'ex coniuge. Verrà quindi cancellato l'assegno di mantenimento al genitore «collocatario», che spesso è la madre, e al suo posto ci sarà il «piano genitoriale» attraverso il quale i due ex «programmeranno insieme un piano educativo per il figlio e si divideranno le spese». Che, precisa Pillon, «non saranno al 50% ma per capitoli di esborso, suddivise in base al piano genitoriale e attribuite a ciascuno dei genitori in base a criteri di proporzionalità». E se la coppia non riesce ad accordarsi? In tal caso interviene il giudice che, sempre nel perimetro del mantenimento diretto, in base al «costo medio della vita calcolato dall'Istat, alle uscite ordinarie e straordinarie, attribuisce a ciascun genitore specifici capitoli di spesa». Questo meccanismo è già in vigore, e con successo, in California, Svezia, Belgio, Stato di Washington, si legge nella relazione introduttiva del ddl, e «come rilevato da molte ricerche contribuisce a una percezione nel minore di maggior benessere economico». Invece in Italia «si è rimasti fermi all'antiquata idea dell'assegno, priva di valenze relazionali, a carico di uno dei genitori».

Altri punti cardine della riforma riguardano la mediazione familiare (che diventa obbligatoria per coppie con figli), la possibilità di affido condiviso con tempi paritari, i provvedimenti di contrasto a ogni forma di alienazione o estraniazione dei figli. Significa depotenziare minacce come «i figli non li vedrai mai più» e gestire il rifiuto da parte del bambino nei confronti della madre o del padre con l'aiuto di un «coordinatore genitoriale, per sostenere i bambini e mantenere il loro diritto ad avere rapporti sereni: in questa proposta - sottolinea Pillon - le relazioni coniugali non vengono affrontate, interessano solo se hanno una ricaduta sul minore». Inoltre l'assegno di mantenimento sparirà perché i figli avranno due case, doppio domicilio e tempo, equamente diviso, tra mamma e papà. Quindi, a meno che i genitori non si accordino in modo diverso, i figli dovranno trascorrere non meno di dodici giorni al mese, compresi i pernottamenti, sia con la madre che con il padre. In questo modo si garantisce, secondo il ddl, «un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe le figure genitoriali». E se i due ex non riescono a trovare un'intesa, «il giudice non potrà scegliere la mamma o il papà, ma dovrà puntare a un affido condiviso». Insomma, ribadisce Pillon, si tratta di «vero e proprio piano genitoriale, affinché i bambini non siano più costretti a scegliere tra mamma e papà e che non lasci ombre ed incomprensioni nell'educazione dei minori, irrinunciabile compito di entrambi i genitori e diritto dei minori».
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