Tav, Conte evita la spaccatura ma è fragile la tregua tra i due vicepremier

Tav, Conte evita la spaccatura ma è fragile la tregua tra i due vicepremier
di Marco Conti
Domenica 10 Marzo 2019, 08:30 - Ultimo agg. 22:31
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Un gioco di parole per dimostrare che la questione-Tav resta aperta. Un escamotage lessicale che permette all'avvocato-premier, esperto in arbitrati, di disinnescare la bomba-Tav rimandando tutto a sei mesi. Alla fine il metodo-Conte trova la quadra e nella maggioranza torna il sereno. Almeno sino a quando i NoTav capiranno che di fatto per la Val di Susa non cambia nulla. E in effetti tutto ciò che Telt farà lunedì avviando i bandi - che nel diritto francese si chiamano avis de marche - è esattamente ciò che gli amministratori della società mista italo-francese avrebbero fatto sei mesi fa, e comunque prima della lettera ricevuta ieri.
 
D'altra parte di «atti giuridicamente rilevanti» - che la Telt cita esplicitamente per motivare l'avvio dell'iter - in grado di cambiare il destino dell'opera non ci sono stati da parte italiana. E quindi si procede come previsto anche se, sempre per il diritto francese, Roma e Parigi hanno la possibilità di revocare entro sei mesi le manifestazioni d'interesse. Ovviamente Conte nella lettera calca molto questo passaggio, come chiede di «soprassedere ai capitolati di gara» che comunque la legge francese prevede partano dopo sei mesi dalle manifestazioni di interesse delle imprese. A Conte interessava molto premere sulla tempistica e ci è riuscito sfruttando appieno e con abilità gli spazi della legislazione d'oltralpe. I due obiettivi che il presidente del Consiglio intende conseguire con la lettera sono: mostrare che - malgrado l'avvio delle gare - la Torino-Lione è di fatto ancora una questione aperta e che permangono dubbi da parte del governo italiano.

In questo modo la Lega incassa il boccone più importante, ovvero l'avvio delle gare, ma è costretta a sottoscrivere le forti perplessità sulla Tav che Conte esplicita a nome di tutto il governo. Di Maio non incassa lo stop definitivo dell'opera ma può dire ai gruppi parlamentari e al suo elettorato di essere riuscito a tenere aperta la questione malgrado si adegui al via libera alle manifestazioni d'interesse. Un capolavoro di equilibrio forse un po' esile - ma necessario per sbloccare lo stallo - sul quale Conte ha iniziato a lavorare dalla sera del vertice delle frappe quando i due vicepremier hanno plasticamente mostrato di non essere in grado di trovare un accordo tra chi voleva bloccare del tutto l'opera per ridiscuterla, spostando magari i finanziamenti sulla linea del Frejus (Di Maio), e chi invece voleva lasciare che la Telt procedesse considerando l'analisi costi-benefici del ministro Toninelli una relazione di parte. La prima mossa di Conte è stata proprio quella di riabilitare l'analisi costi-benefici facendo addirittura sue le conclusioni negative sulla Tav in modo da spostare palazzo Chigi più dalla parte della maggioranza, il M5S, che poi alla fine ha dovuto ingoiare il boccone più amaro: l'avvio delle gare anche se sottoposte alla clausola di dissolvenza. Il M5S incassa la parte della lettera inviata a Telt nella quale Conte contesta anche l'opera sulla quale l'Italia si è impegnata con un trattato internazionale. La missiva - datata 8 marzo e protocollata il 9 forse perchè la notte porta consiglio - palazzo Chigi la spedisce però solo a Telt, mentre la risposta della società è meno timida e viene inviata anche al presidente del consiglio dei ministri francese Edouard Philippe e per conoscenza ai ministri dei trasporti Borne e Toninelli.

IIl problema per Conte è ora quello di evitare vincitori e sconfitti, ma la tensione tra i due partiti resta fortissima e la clausola di dissolvenza sulle gare - prevista dal diritto francese - rappresenta una cambiale che il governo sarà chiamato a pagare o meno tra sei mesi.

In mezzo ci sono però le elezioni europee e ancor prima il voto sulla Diciotti e sulla sfiducia al ministro Toninelli presentata dal Pd. Tutti i nodi sono quindi destinati a venire al pettine dopo le elezioni europee. Malgrado la difficile crisi economica è però difficile pensare che sino a quella data il governo riesca a riuscire dallo stallo dove è tornato già ieri sera.

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