Esercito, carabinieri e medici: ecco il piano d'azione sulla Terra dei Fuochi

Esercito, carabinieri e medici: ecco il piano d'azione sulla Terra dei Fuochi
Domenica 18 Novembre 2018, 17:40 - Ultimo agg. 17:58
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Rafforzare la presenza dell'Esercito per i presidi e dei carabinieri per i controlli; ricorrere ai medici di base per individuare le aree e i motivi per cui ci si ammala di più; affidare il coordinamento delle azioni ai prefetti. Sono questi alcuni dei punti del piano d'azione che sette ministri e il presidente del Consiglio si apprestano a firmare - domani, a Caserta - per contrastare il fenomeno dei roghi tossici di rifiuti in Campania. Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, da tempo non usa più mezzi termini: «lo Stato deve intervenire in maniera muscolare, è arrivato il momento di dire mo basta, per dirla in napoletano», ha spiegato pochi giorni fa. E quindi ecco un «piano d'azione serio», che serva subito a «capire chi-fa-cosa», per un'azione immediata in attesa di un ddl più ampio, quel «Terra Mia» che dovrebbe arrivare a gennaio e riguardare l'intero Paese, il cui perno sarà l'azione preventiva e un pugno ancora più duro verso i reati ambientali, paragonabili a quelli mafiosi.


Il piano prevede che l'Esercito vada immediatamente a presidiare quei siti di lavorazione dei rifiuti che, secondo le prefetture di Napoli e Caserta, sono a rischio di incendi dolosi. Cento carabinieri esperti in indagini ambientali saranno poi distaccati sul territorio, per rafforzare l'attività di intelligence e repressione. In Campania, complessivamente, dovrebbero arrivare altri 200 militari. Saranno presidiati i siti di stoccaggio a maggior rischio, ha spiegato il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. A luglio il Viminale ha chiesto di predisporre elenchi dei siti ritenuti sensibili e la Campania ne aveva indicati 262: è tra questi che verranno individuati quelli più esposti e sui quali vigilerà appunto l'Esercito. Sarà necessario fare luce, come ha spiegato il procuratore Antimafia Federico Cafiero De Raho, se i roghi sono provocati dalla criminalità organizzata per creare uno stato di emergenza o se vengano appiccati dai gestori dei siti, costretti agli incendi per livelli non più gestibili di rifiuti.

Ma l'azione del governo non passa solo per controllo e repressione: i medici di base, ha spiegato sempre Costa in un'intervista a La Stampa, «si sono offerti di effettuare in modo volontario il monitoraggio sanitario che ci permetterà di sapere perché e dove ci si ammala». Una spinta potrebbero ricevere anche gli Ato, gli Ambiti territoriali ottimali, che non sono ancora realmente operativi ma che, a regime, dovrebbero gestire il ciclo dei rifiuti in ogni provincia campana. Il piano prevede una definizione chiara delle competenze dei vari organi dello Stato (forze dell'ordine, vigili del fuoco, Asl) e di come devono rapportarsi fra di loro, per evitare incomprensioni e contrasti. «Noi vogliamo che la Campania sia il primo laboratorio di tutela ambientale del Paese. Sappiamo che il Paese ha un problema grosso, ma sappiamo che la Campania ha dato troppo in questi anni. È qua che vogliamo andare a sperimentare in termini concreti», ha scritto su Fb il ministro Costa.

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