«Più Stato nelle periferie disagiate»
Il piano M5S: schieriamo l’esercito

«Più Stato nelle periferie disagiate» Il piano M5S: schieriamo l’esercito
di Simone Canettieri
Sabato 6 Aprile 2019, 00:37 - Ultimo agg. 12:53
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REA Operazione periferie sicure. Ovvero: portare l’esercito in quei lembi di città dimenticati che vivono un forte disagio sociale con una percezione della sicurezza molto, anzi troppo bassa. Per non dire inesistente. I fatti di Torre Maura hanno scosso anche il governo. Se la Lega con Matteo Salvini spinge affinché la questione dei campi rom sia chiusa al più presto («Conto nella dismissione di tutte le strutture entro la fine del mio mandato», ripete da giorni il vicepremier del Carroccio) anche dal versante M5S si prepara una risposta “forte” sul fronte sicurezza. Un modo, spiegano fonti qualificate, «per riaffermare la presenza dello Stato» ed evitare «guerra tra poveri e soprattutto istinti intolleranti di giustizia fai da te».
L’idea rimbalza in queste ore dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta al vicepremier Luigi Di Maio. Ed è questa: incrementare i militari impegnati nell’operazione Strade sicure per impiegarli anche nelle periferie più problematiche delle grandi città. E, allo stesso tempo, rafforzare i presidi delle caserme dei carabinieri che si trovano a lavorare in territori complicati. Da Milano a Napoli, passando appunto per Roma. 

L’OBIETTIVO
La mossa dell’esecutivo grillino è ancora in via di definizione. Ma l’obiettivo dei vertici governativi è chiaro: non lasciare la questione sicurezza solo alla Lega, fare in modo che non sia una battaglia della destra e che il M5S risulti timido davanti ai problemi reali dei quartieri decentrati, fino a un anno fa grande bacino elettorale dei pentastellati. 
Ecco perché si cercano coperture finanziarie per questa operazione, da iniziare quanto prima. Al momento i militari impegnati in Strade Sicure sono circa 7.200. La gran parte dei quali si trovano davanti agli obiettivi strategici delle grandi città (monumenti, ambasciate, chiese, consolati e palazzi delle istituzioni) in chiave antiterroristica, specialmente.

LA SVOLTA
Negli ultimi periodi però sono arrivati segnali di svolta. A partire dalla disponibilità della Difesa per evitare il fenomeno dei roghi tossici nella Terra dei fuochi, nel Napoletano ma anche a Roma. Una concessione, quest’ultima, arrivata dopo le denunce ripetute e le richieste di aiuto della sindaca Raggi. Un’altra apertura è arrivata proprio una settimana fa anche per rafforzare la vigilanza degli impianti di smaltimento rifiuti della Capitale, colpiti nel giro di pochi mesi da ben due incendi. «La Difesa è pronta a sostenere la richiesta di Roma, così come di altri Comuni e Regioni, laddove ne emergesse la necessità. I militari italiani sono dei professionisti a 360° e sono i primi a voler tutelare e salvaguardare il nostro Paese», ha ribadito nei giorni scorsi il ministro Trenta davanti a questa ipotesi.

Sottolineature doverose dopo il cortocircuito dello scorso Natale quando, all’interno della Manovra, si diede il via libera all’utilizzo dei militari del Genio per intervenire nell’emergenza strade di Roma. Una mossa che non piacque eccessivamente, per usare un eufemismo, a Trenta e ai vertici delle Forze Armate che non volevano passare per “tappa buche”. Tanto che questa ipotesi sembra andare molto a rilento.
Ora, però, la storia è molto più complessa. Anche perché le periferie sono il tallone d’Achille di tante città italiane. Da Nord a Sud. Polveriere pronte a esplodere dove l’unica ricetta che sembra attecchire rimane la ruspa salviniana e la tolleranza zero. E così, davanti alla linea dura del Viminale, anche il resto del governo, fronte M5S, non vuole rimanere a guardare.

IL POTENZIAMENTO
Gli uomini di Di Maio sono sicuri che un potenziamento dell’operazione Strade sicure anche in altri quadranti delle metropoli non potrà che trovare il via libera del leader della Lega. Attualmente sono circa 15mila i militari: meno della metà è impegnata per missioni all’estero (alcune di queste destinate a essere smantellate) e gli altri appunto in Italia. Il piano deve essere ancora messo a punto nei minimi particolari. Va coinvolto lo Stato Maggiore della Difesa per i dettagli organizzativi e servono coperture economiche. Ma sembra esserci, almeno su questo punto, l’unità dell’intero governo. Visto che anche il Viminale ha pronta una lista di luoghi caldi dove intervenire. E gli obiettivi diventano convergenti. 
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