Totoministri governo Meloni: c’è Moratti per la Salute, all'Economia spunta Siniscalco. Si tratta sui due vicepremier

Totoministri governo Meloni: c’è Moratti per la Salute, all'Economia spunta Siniscalco. Si tratta sui due vicepremier
Totoministri governo Meloni: c’è Moratti per la Salute, all'Economia spunta Siniscalco. Si tratta sui due vicepremier
di Alberto Gentili
Mercoledì 28 Settembre 2022, 23:06 - Ultimo agg. 29 Settembre, 18:35
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Giorgia Meloni, per ora, è più concentrata sul caro energia e sui provvedimenti urgenti per aiutare famiglie e imprese strozzate dall’impennata delle bollette, che sulla squadra di governo. Eppure, il dossier è sul tavolo. In evidenza. Anche perché c’è la possibilità di bruciare i tempi e di ricevere l’incarico già lunedì 17 ottobre.
Dal Quirinale filtra la disponibilità a svolgere le consultazioni da sabato 15 ottobre, il giorno dopo che il Parlamento avrà eletto i presidenti di Camera e Senato e formato i gruppi parlamentari. Ciò significa che Meloni, dato per scontato che il centrodestra la indicherà per il ruolo di presidente del Consiglio, potrebbe avere l’incarico lunedì 17. E, replicando quanto fatto da Silvio Berlusconi il 7 maggio 2008, potrebbe presentarsi sul Colle con la lista dei ministri. Per procedere poi al giuramento del governo il giorno dopo. Un’accelerazione che potrebbe permettere alla nuova premier di partecipare al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre se, com’è possibile, il nuovo governo riceverà la fiducia il 19.

Così, timing a parte, la prima questione da risolvere è scegliere i successori di Elisabetta Casellati e Roberto Fico.

Meloni sta valutando se tornare all’antica prassi di concedere la presidenza di Montecitorio all’opposizione. Un gesto di appeasement che servirebbe a svelenire il clima che ha segnato la campagna elettorale e ad avviare il dialogo sulle riforme istituzionali considerato decisivo dalla premier in pectore. Ma sia la Lega che Forza Italia, ingolosite dalle due poltrone, sono contrarie. Conclusione: se Meloni non insisterà, si tornerà allo schema originario: il leghista Roberto Calderoli presidente del Senato, il forzista Antonio Tajani alla guida della Camera.

I vicepremier

Altra questione aperta è quella dei vicepremier. Ma se Tajani, rinunciando alla Camera, ci andrebbe volentieri, Matteo Salvini viene descritto poco attratto dall’idea di fare il vice. E, soprattutto, dalle conseguenze di questa scelta: dovrebbe accettare un dicastero “leggero”, mentre il leghista punta al Viminale o a un altro «ministero di peso». In più, c’è chi scommette sullo scarso entusiasmo di Meloni a ritrovarsi “marcata” a palazzo Chigi dai rappresentanti di Lega e Forza Italia. In ambienti di FdI si sostiene però che quella dei «vicepremier è ancora un’ipotesi possibile».

Ministeri chiave

Di certo, c’è che saranno quattro i ministeri concordati con Mattarella. Gli Esteri e la Difesa per ragioni legate alla collocazione internazionale dell’Italia nel quadro euro-atlantico e della guerra in Ucraina. L’Economia sotto i riflettori di Bruxelles e dei mercati finanziari per la tenuta dei conti. Gli Interni per la delicata questione dei migranti attenzionata dalla Commissione europea. Ebbene per gli Esteri i nomi che circolano sono quelli di Guido Crosetto (consigliere di Meloni e co-fondatore di FdI) e dei tecnici Elisabetta Belloni (ex segretario generale della Farnesina ora a capo del Dis) e dell’ambasciatore Stefano Pontecorvo; mentre Raffaele Fitto sarà responsabile delle Politiche europee. Per la Difesa sarebbero in corsa Tajani (se non va alla Camera o non fa il vicepremier) e Adolfo Urso, Ignazio La Russa ed Edmondo Cirielli, tutti di FdI. 
Più complessa la scelta dei ministro dell’Economia. Meloni continua a puntare su Fabio Panetta, nel board della Bce e promesso governatore di Bankitalia. Ma lui resiste e «solo Mattarella potrebbe fargli cambiare idea», come dice un esponente meloniano. Gli altri nomi in circolazione: l’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco, oppure in caso di “spacchettamento” del dicastero: il Tesoro ad Alessandro Rivera (ora ne è direttore generale) e alle Finanze il responsabile economico di FdI, Maurizio Leo.

Il nodo Viminale

Gli Interni meritano un capitolo a parte. Salvini insiste per tornarci. Ma appare più probabile, anche se Meloni esclude veti sul leghista, la scelta di un tecnico: il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto di Salvini quando era al Viminale.
Nel ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio dovrebbe andare Gianbattista Fazzolari (FdI), oppure Crosetto se non va agli Esteri; mentre capo di gabinetto di Meloni dovrebbe essere Carlo Deodato, attuale responsabile dell’ufficio legislativo di palazzo Chigi.
Da definire tutte le altre caselle, anche se il puzzle comincia a formarsi: alla Sanità è data forte Letizia Moratti che in questo modo spianerebbe la strada alla ricandidatura del leghista Attilio Fontana in Lombardia. Al Lavoro è in corsa Luca Ricolfi (anche se si parla pure di Salvini), alla Cultura Marcello Pera (FdI) o Lucia Borgonzoni (Lega), all’Ambiente Fabio Rampelli (FdI), all’Agricoltura il leghista Gian Marco Centinaio o il tecnico Ettore Prandini (Coldiretti). Allo Sviluppo economico l’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato. Ai Trasporti e infrastrutture Edoardo Rixi (Lega). La Scuola invece è una partita tra due forziste: Anna Maria Bernini e Licia Ronzulli. E mentre è dato per probabile il ritorno di Giulia Bongiorno (Lega) alla Pubblica amministrazione, appare certa la nomina del centrista Maurizio Lupi nel delicato ruolo di ministro ai rapporti con il Parlamento.

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