Totoministri, Salvini alle Infrastrutture e Crosetto allo Sviluppo. Esteri a Tajani, Anna Maria Bernini verso l'Università

Totoministri, Salvini alle Infrastrutture e Crosetto allo Sviluppo. Esteri a Tajani, Anna Maria Bernini verso l'Università
Totoministri, Salvini alle Infrastrutture e Crosetto allo Sviluppo. Esteri a Tajani, Anna Maria Bernini verso l'Università
di Alberto Gentili
Sabato 15 Ottobre 2022, 08:00 - Ultimo agg. 17:33
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«Ragazzi non fatemi domande sul governo. Per parlare di governo prima bisogna avere l’incarico...». Giorgia Meloni dribbla il totoministri. In realtà, sciolto non senza molta fatica il nodo delle presidenze del Parlamento dopo il violento strappo di Forza Italia in Senato, ora la premier in pectore lavora alla sua squadra. E vuole fare presto, in modo da salire al Quirinale venerdì sera o sabato mattina con la lista dei ministri da sottoporre al vaglio di Sergio Mattarella

Il problema, nella costruzione del puzzle del governo, sono i pessimi rapporti tra Meloni e Silvio Berlusconi. Una situazione che di riflesso avvantaggia Matteo Salvini, pronto ad approfittare delle difficoltà del Cavaliere.

Certo, sull’elezione del presidente della Camera il centrodestra si è almeno in parte ricompattato. «Ma resta il vulnus», filtra da Fratelli d’Italia. Tanto più che Berlusconi contesta il metodo scelto da Meloni: raccogliere i desiderata degli alleati e poi decidere sui nomi da sola, in base all’autorevolezza, competenza e adeguatezza del profilo dei singoli candidati. E vale il discorso fatto fin dall’inizio: «Non possiamo permetterci errori. Il governo su cui metto la faccia deve essere inattaccabile». 

Non è però solo questione di standing. C’è, appunto, un problema di rapporti. «E se giovedì Forza Italia era all’inferno dopo non aver votato per il nostro La Russa», dice un esponente di rango di FdI, «oggi è in purgatorio e qualcosa dovrà pagare in termini di poltrone per lo sgarbo compiuto e reso ancora più grave dal biglietto di insulti di Berlusconi indirizzati a Giorgia».

Appare perciò difficile che Meloni, pur disposta a riprendere il dialogo con FI attraverso Antonio Tajani per rinsaldare la sua maggioranza, possa accedere alla richiesta di «pari dignità» con la Lega avanzata dal Cavaliere che ha già dovuto rinunciare a Licia Ronzulli. Al momento FI avrebbe, tra i ministeri di prima fascia, solo gli Esteri con Tajani. Niente Giustizia: dovrebbe andarci l’ex magistrato Carlo Nordio (eletto con FdI), mentre Berlusconi puntava su Elisabetta Casellati o Francesco Paolo Sisto. E niente Sviluppo economico: è destinato al consigliere di Meloni, Guido Crosetto.

Se andrà bene, a FI andranno l’Università con Anna Maria Bernini, la Funzione pubblica con Maurizio Gasparri e l’Ambiente con Alessandro Cattaneo. Ma c’è chi sostiene che verrà “punito” chi non ha votato per La Russa e che troverà posto la sola Elisabetta Casellati. «Però qualcosa di maggior peso dovrà pur darci», dice un alto dirigente di FI, «perché non potrà governare con i voti in soccorso dell’opposizione come è accaduto per l’elezione di La Russa...». 

Si vedrà. Di certo si è fatto saldo l’asse tra Meloni e Salvini. I due ostentano platealmente la «nuova sintonia». Si vedono e si parlano nel cortile e nel Transatlantico di Montecitorio. E il leader leghista - ormai rassegnato a cedere il Viminale al suo ex capo di gabinetto, il prefetto di Roma Matteo Piantedosi - sembra accettare di buon grado le Infrastrutture e i trasporti (ha il controllo sulla Guardia costiera e dunque voce in capitolo sugli sbarchi di migranti). Un dicastero di peso che va a sommarsi all’Economia, dove è arci-sicuro Giancarlo Giorgetti («sarà un ottimo ministro», ha certificato giovedì Meloni), agli Affari regionali (Roberto Calderoli). E forse all’Agricoltura (Gian Marco Centinaio). Di fatto quattro dicasteri “pesanti” e mezzo. 

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Sul fronte di Fratelli d’Italia, mentre viene esclusa l’ipotesi di una permanenza nell’esecutivo di Roberto Cingolani (il ministro alla Transizione ecologica e all’energia ha nuovamente incontrato ieri la promessa premier), appare certo il passaggio a Palazzo Chigi di Giovanbattista Fazzolari. Il responsabile del programma di FdI è il più accreditato per diventare il braccio destro di Meloni a palazzo Chigi con l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, cui probabilmente sommerà la delega all’attuazione del programma. Per il ministero del Sud è sempre in pole l’ex governatore siciliano Nello Musumeci che, secondo Meloni, merita una compensazione. Per il Turismo è data forte Daniela Santanché, ma c’è chi sottolinea un probabile conflitto d’interessi. Il responsabile delle Politiche europee invece dovrebbe essere, «senza alcun dubbio», l’eurodeputato e ambasciatore in Europa della Meloni, Raffaele Fitto. Marcello Pera, dato fino a ieri come sicuro ministro delle Riforme, dovrebbe invece guidare la commissione bicamerale. Se e quando verrà formata. 

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