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Autonomia, la trappola: Regioni “esenti” dai tagli della spending review

Il governo per la riduzione delle spese non potrà agire sulle materie trasferite

La trappola Autonomia: Regioni esenti dai tagli della spending review
La trappola Autonomia: Regioni “esenti” dai tagli della spending review
di Andrea Bassi
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 20 Gennaio 2023, 00:18 - Ultimo agg. : 09:11
4 Minuti di Lettura

La cambiale in bianco che lo Stato rischia di firmare sull’autonomia differenziata, è contenuta in un piccolo comma della bozza della legge Quadro che dovrebbe regolare le modalità di cessione delle competenze centrali alle Regioni. «Le disposizioni statali successive alla data di entrata in vigore delle leggi di approvazione di intese», si legge all’articolo 8, «osservano le competenze legislative e l’assegnazione delle funzioni amministrative e le ulteriori disposizioni contenute nelle intese». Cosa significa esattamente? Che se lo Stato rinuncia ad una sua competenza per trasferirla ad una Regione, poi qualsiasi decisione dovesse prendere su quella materia, non si potrà applicare anche alla regione “autonomista”. Sembra ragionevole, ma non lo è.

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LE MATERIE

Prendiamo la scuola. Supponiamo che il governo centrale sia costretto a intervenire per esigenze di tagli di spesa sul settore. Per esempio chiudendo degli istituti o accorpandoli. A quel punto, è la domanda, la spending review si applicherebbe anche alle Regioni che hanno ottenuto le competenze su questa materia? Probabilmente i governatori si opporrebbero. E sarebbe difficile dargli torto. Il problema è che Veneto e Lombardia chiedono che gli siano trasferite ben 23 competenze oggi gestite dallo Stato centrale (l’Emilia Romagna ne chiede di meno). 

A fronte della devoluzione di queste materie, lo Stato dovrà rinunciare a fette più o meno importanti del suo gettito tributario da cedere alle stesse Regioni che saranno chiamate a gestire le nuove competenze. Nei prossimi anni è probabile che il governo, sia chiamato ad una razionalizzazione della spesa pubblica, anche perché il nuovo Patto di stabilità che si sta discutendo in Europa prevede come parametro fondamentale da tenere sotto controllo proprio le uscite correnti dello Stato. 

IL PESO

Ma se le competenze su una consistente quota di spesa sono state trasferite alle Regioni autonomiste, il governo avrà ancora le leve per agire o il peso graverà soltanto su una parte dei cittadini lasciandone esenti altri? Sono domande che per adesso non trovano una risposta chiara nella bozza di legge sull’autonomia predisposta dal governo. 

LE COMPETENZE

Le stesse domande valgono anche dall’altro lato, quello delle entrate. La proposta di legge trasmessa a Palazzo Chigi e alla Conferenza delle Regioni, prevede all’articolo 6 che il finanziamento delle competenze trasferite avvenga o con «compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio regionale» oppure con una «riserva di aliquota». Non si tratta, insomma, di un trasferimento “fisso” di soldi dallo Stato verso le Regioni, ma di un trasferimento “variabile”. Dunque se la spesa resta ferma e il gettito aumenta, gli incassi extra vanno alla Regione. Una regola quest’ultima, che tra le altre cose, era esplicitamente prevista dalle pre-intese del 2019 di Veneto e Lombardia. Lo Stato insomma, deve rinunciare a una parte delle sue entrate tributarie devolvendole a territori che, per inciso, sono quelli più ricchi del Paese e che dunque producono più gettito fiscale di tutti gli altri. Sempre nelle bozze di intesa con Veneto e Lombardia del 2019, era previsto che se il governo centrale avesse aumentato o diminuito le aliquote Irpef o Iva oltre una certa soglia, avrebbe dovuto comunque poi tener conto del gettito attribuito alle Regioni. C’è, dunque, anche un’altra domanda che meriterebbe una risposta chiara: le bozze del 2019 di Veneto e Lombardia sono ancora attuali? Anche qui il dubbio è lecito. L’articolo 11 della proposta di legge sull’autonomia trasmessa a Palazzo Chigi e alla Conferenza unificata dice che le disposizioni «si applicano, in relazione ai rispettivi livelli di avanzamento formalizzato, anche agli atti di iniziativa delle Regioni presentati al governo e concordati con il medesimo prima della data di entrata in vigore» della nuova legge. Sembra insomma, che le vecchie intese siano in qualche modo “resuscitate” dalla nuova proposta di autonomia. 

I DOCUMENTI

Per questo meglio sempre avere ben presente quanto scritto in quei documenti. Anche perché oggi chi spinge per la cessione delle competenze statali alle Regioni, lo fa sostenendo che di certo non può essere colpa dell’Autonomia, che ancora non c’è, se alcune Regioni sono più indietro di altre e hanno servizi peggiori. Il discorso ovviamente, vale anche al contrario: non è merito dell’Autonomia se quei servizi in alcune Regioni sono meglio gestiti che in altri territori visto che oggi sono materie accentrate ancora nelle mani del tanto vituperato Stato centrale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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