Trattato Italia-Francia, cosa prevede l'accordo firmato da Draghi e Macron: evitare contese e spingere l’integrazione

Trattato Italia-Francia, cosa prevede l'accordo firmato da Draghi e Macron: evitare contese e spingere l’integrazione
Trattato Italia-Francia, cosa prevede l'accordo firmato da Draghi e Macron: evitare contese e spingere l’integrazione
di Marco Conti
Venerdì 26 Novembre 2021, 16:37 - Ultimo agg. 28 Novembre, 11:05
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ROMA “Il trattato di cooperazione rafforzata firmata stamattina segna un momento storico delle relazioni” tra Italia e Francia: “Da oggi siamo ancora più vicini”. Al termine della cerimonia al Quirinale, Mario Draghi spiega in conferenza stampa perché Italia è Francia hanno firmato un Trattato che lega ancor più le due istituzioni e le due economie. Con a fianco  il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente del Consiglio ha ribadito “l’amicizia profonda che c’è tra i due popoli. 

Cosa prevede il trattato Italia-Francia

Dodici articoli, un elenco dettagliato di materie che si intendono mettere ancor più in comune, il trattato somiglia ad una sorta di libretto di istruzioni che dovrebbe evitare le innumerevoli incomprensioni degli anni scorsi.

Contrasti che i due Paesi sanno di non potersi più permettere ora che la Germania è in piena transizione, dopo 16 anni di Merkel. Il sovranismo che si respira forte in Polonia e Ungheria, la ritirata americana dall’Europa, l’insorgenza di Russia e Cina, l’uscita del Regno Unito, obbligano Italia e Francia a prendere l’iniziativa evitando di disperdere energie in contenziosi interni. 

I due Paesi, fondatori dell’Unione e con una forte proiezione mediterranea, mettono da parte le passate incomprensioni, si danno gli strumenti per evitarne di nuove e insieme attendono che la Germania abbia finalmente un governo in carica per chiudere il triangolo e comporre un nocciolo duro in grado di guidare l’Europa in un momento non certo facile.

Una trattato che disegna una cooperazione rafforzata in moltissimi settori, ma anche una condivisione preventiva delle scelte da fare nei consessi internazionali: Nazioni Unite, Ue, Nato.

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Dieci capitoli del Trattato del Quirinale firmato oggi per l'Italia dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, e per la Francia, dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron e alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il trattato si compone di 12 articoli (i due finali sono dedicati alla organizzazione e alle disposizioni finali) e riguarda: Affari esteri; Sicurezza e difesa; Affari europei; Politiche migratorie, giustizia e affari interni; Cooperazione economica, industriale e digitale; Sviluppo sociale, sostenibile e inclusivo; Spazio; Istruzione e formazione, ricerca e innovazione; Cultura, giovani e società civile; Cooperazione transfrontaliera. Nel preambolo si richiamano i 'valori di pace e sicurezza, rispetto della dignità umana, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, della democrazia, dell'eguaglianza e dello Stato di dirittò; si sottolinea la determinazione “a  combattere il cambiamento climatico e a preservare la biodiversita” e si condivide 'l'obiettivo di un'Europa democratica, unita e sovrana per rispondere alle sfide globalì. Inoltre si riafferma “l’impegno comune ad approfondire il progetto europeo in linea con la responsabilità condivisa quali Paesi fondatori, nel rispetto dei valori dell'Unione e del principio di solidarietà”. Italia e Francia riconoscono di essere “segnate dalle conseguenze a lungo termine della pandemia di coronavirus, che ha messo in luce la profonda interdipendenza tra gli Stati membri dell'Unione Europea” e si dicono “consapevoli delle speciali responsabilità che incombono sulle due Parti nel processo di ricostruzione e di adeguamento dell'economia europea”.

Un riconoscimento viene infine dato,alla “importanza e la vitalità della cooperazione tra i rispettivi Parlamenti e il ruolo che la diplomazia parlamentare svolge nelle relazioni tra i due Paesi” con l'auspicio di un “rafforzamento attraverso forme di cooperazione permanente”. Da qui deriva l’impegno a effettuare un bilaterale ogni anno e la possibilità che un ministro partecipi, seguendo il principio dell’alternanza, alle riunioni dei consigli dei ministri.

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