Ucraina, la guerra incide sul consenso dei partiti? Dal Pd (che si rafforza) a Fdi e Lega, come cambiano gli equilibri

Ucraina: prima il Pd poi Giorgia Meloni e terzi i leghisti: così la guerra sta incidendo sul consenso dei partiti
Ucraina: prima il Pd poi Giorgia Meloni e terzi i leghisti: così la guerra sta incidendo sul consenso dei partiti
di Francesco Malfetano
Venerdì 11 Marzo 2022, 10:17 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 11:43
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Matteo Salvini sbeffeggiato al confine polacco, Letta che prova a tenere le redini dell'atlantismo e Conte spesso costretto ad inseguire la volubilità cinquestelle. Tra le ripercussioni sull'Italia dell'invasione russa dell'Ucraina non c'è solo il caro-bollette o la necessità di accogliere i profughi ma anche un primo riflesso sulle intenzioni di voto. Quando manca ufficialmente meno di un anno alla fine delle legislatura infatti (nel 2018 si votò il 4 marzo), un evento imponente come la guerra rischia di condizionare anche il consenso attorno ai partiti.

Guerra e partiti, lo scenario

 

Per ora in realtà - al netto dell'indignazione o dell'esaltazione di alcune bolle social - la situazione appare piuttosto congelata. Gli scontri politici che tradizionalmente avrebbero polarizzato in maniera massiccia l'opinione pubblica (ad esempio quello sul catasto di pochi giorni fa, o la questione dei balneari in arrivo alla Camera lunedì) hanno ceduto il posto nei salotti televesivi. E questo porta solo a piccoli movimenti in termini di consenso che però, a ben vedere, sono piuttosto eloquenti. E così se il Pd continua a rafforzare la sua posizione di primo partito italiano, con i 5S che invece perdono terreno, sul fronte del centrodestra Giorgia Meloni continua il testa a testa con la Lega. Cresce invece Forza Italia, a testimonianza del suo ruolo cruciale nell'equilibrio dell'area.

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IL SONDAGGIO
Stando al sondaggio pubblicato nei giorni scorsi dall'istituto demoscopico Ixè, i dem lettiani crescono rispetto alla rilevazione di febbraio e raggiungono il 23,2%. Vale a dire +0,1% rispetto al mese scorso ma, soprattutto, +2% rispetto a gennaio (sull'onda del voto per il Quirinale). Staccato Fratelli d'Italia, che cala al 17,6% (-0,3%) a quasi sei punti di distacco dal Partito democratico, ma comunque davanti ai lumbard. A seguire infatti, ma sempre sul podio, secondo la rilevazione di Ixè, c'è la Lega di Matteo Salvini che, in controtendenza rispetto agli ultimi mesi, torna a crescere si posiziona al 17% (+0,4%). Subito dietro il Movimento 5 Stelle. Travolto dai guai giudiziari napoletani e dalla difficoltà nella gestione dei propri uomini (in ultimo il caso del filo-russo Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri al Senato), Giuseppe Conte fatica a stabilizzare la situazione. Anzi, continua a perdere consenso, scivolando al 14,9%. Vale a dire -0,7% rispetto a febbraio, ma soprattutto -3,1% rispetto a novembre scorso. Andando ancora più indietro, Forza Italia invece risale la china e si attesta al 9,5% (+0,3%). Più o meno lo stesso scarto che guadagnano anche Azione di Carlo Calenda e +Europa (al 5,2%), Articolo 1 (2,2%) e Europa Verde (2,3%). Perdono invece Italia Viva di Matteo Renzi, ora all'1,7% (-0,3%) e Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni al 2,1% (-0,1%).

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LA SUPERMEDIA E LA GESTIONE DELLA CRISI
Uno scenario composito tutto sommato confermato anche dai risultati della Supermedia dei sondaggi realizzata da YouTrend per Agi. A 14 giorni dall'inizio della guerra (e 8 nuovi sondaggi pubblicati), in prima posizione c'è sempre il Partito Democratico con il 21,5% delle preferenze, seguito da Fratelli d’Italia al 20,3%. «Terzo partito - si legge nella nota - con un ritardo di 3 punti dall’alleato/competitor di centrodestra, è la Lega (17,2%) mentre il Movimento 5 Stelle arretra ancora, leggermente (-0,2%) ma quanto basta a stabilire un nuovo record negativo per l’attuale legislatura: 13,8%».

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Lievemente diversa invece la situazione evidenziata da un sondaggio politico Ipsos che ha invece indagato le preferenze degli italiani in merito alla gestione di questa crisi da parte dei politici italiani. In assenza di Mario Draghi, il 34% preferirebbe che ci fossero Enrico Letta e Giuseppe Conte, invece, il 32% nomina Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma un ulteriore 34% non si esprime al riguardo.

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