Crisi Ucraina, la linea dura di Draghi (nonostante alcune resistenze interne) e la potenza geopolitica dell'Europa

Crisi Ucraina, la mossa di Draghi e la potenza geopolitica dell'Europa
Crisi Ucraina, la mossa di Draghi e la potenza geopolitica dell'Europa
di Marco Conti
Lunedì 28 Febbraio 2022, 12:37 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 08:49
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L’iniziale disorientamento di molte capitali europee per l’aggressione russa è stato ormai sostituito da una linea molto ferma non solo nella condanna delle azioni di Vladimir Putin, ma anche nel sempre più esplicito sostegno militare alla resistenza Ucraina

Una evoluzione di consapevolezza sulle mire espansionistiche di Mosca che ha seguito anche l’Italia di Mario Draghi. Solo una decina di giorni fa il presidente del Consiglio italiano era stato invitato a Mosca da Vladimir Putin, mentre il presidente francese si adoperava in una spola telefonica tra Kiev, Mosca e Washington nella speranza, e forse anche nella convinzione, di poter evitare l’opzione militare.

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Nel giro di poche ore lo scenario è cambiato ed è stato travolto dall’avanzata delle truppe di invasione russa che dal Donbass hanno puntato sulla capitale ucraina. 

Anche se Roma, meno di Berlino e più di Parigi, vanta rapporti stretti con la Russia, Draghi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio hanno schierato l’Italia sulla linea europeista ed atlantista muovendosi in piena sintonia anche con quei Paesi dell’Europa dell’Est che più percepiscono i rischi della minaccia russa.

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I pacchetti di sanzioni che l’Europa ha scagliato contro l’autocrate russo sono stati adottati in fretta e in piena sintonia tra i Ventisette. Draghi è convinto che altrettanta unanimità saprà esprimerla il Parlamento quando sarà chiamato a condividere non solo il racconto dell’evoluzione della crisi, ma anche il decreto attraverso il quale anche l’Italia manda in Ucraina non solo tende da campo ma anche armi.

La crisi ucraina sta trasformando le istituzioni europee che hanno fatto in pochi giorni ciò su cui si discute da anni. 

La disconnessione del regime di Putin da tutti gli organismi internazionali e i meccanismi finanziari, la pressione che ha esercitato in maniera compatta Bruxelles in tutte le sedi internazionali e infine la decisione di inviare armi a Kiev, hanno trasformato l’Europa in una vera potenza geopolitica.

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Decisioni senza precedenti che, se unite a quella assunta da Berlino di aumentare la spesa militare di 100 miliardi, hanno innescato un processo dal quale è inimmaginabile restare fuori, pena l’esclusione futura non solo dalla difesa comune ma anche da quella solidarietà che supera quella atlantica.

Le ricadute economiche delle sanzioni saranno pesanti non solo per chi le subisce ma anche per chi assume e condivide le decisioni, ma Draghi è consapevole che quella solidarietà che l’Europa ha già mostrato nella battaglia contro il Covid là si può reclamare solo se non ci si tira fuori dalla prima linea. D’altra parte l’Italia sulla pandemia è stato il motore che ha trainato un’Europa all’inizio inconsapevole del rischio innescato dal Covid. In questa crisi la cartina di coloro che per primi hanno lanciato l’allarme si è capovolta,  ma la compattezza dei Ventisette è la stessa e agita i sogni imperiali di Mosca.

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