La Ue all'Italia: serve la manovrina

La Ue all'Italia: serve la manovrina
di Roberta Amoruso
Sabato 19 Maggio 2018, 08:33 - Ultimo agg. 20 Maggio, 23:12
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Arriva la conferma. Bruxelles non aprirà sull'Italia alcuna procedura per debito eccessivo, ma ribadirà la richiesta di una correzione dei conti di circa lo 0,3% del Pil. Il che vuol dire far scattare una manovrina da 5 miliardi. Non solo. Tra le raccomandazioni che la Commissione Ue rivolgerà all'Italia c'è anche l'invito ad andare avanti nel processo di stabilizzazione del sistema bancario e con la riduzione degli Npl. E su un altro fronte ad intervenire sulla Pa e su tutte quelle derive che possono ridurre slancio alla competitività. Questi i nodi principali nel documento atteso per mercoledì prossimo, ma non ancora definitivo.

Intanto, sullo sfondo, è arrivato un altro balzo dello spread, ai livelli di sette mesi fa (166 punti), una scossa al rialzo per i Cds e un'altra limatura per la Borsa (-1,48%). E' un film già visto quello andato in onda anche ieri, ultimo giorno di una settimana difficile sui mercati. Seppure siamo ben lontani dai fotogrammi del 2011, guai a sottovalutare le reazioni dei mercati, si dice in queste ore a Piazza Affari. Certe parole, pure correte, certi toni e messaggi contenuti del programma di governo M5S-Lega hanno già avuto il loro effetto «dirompente» - recitano i daily degli analisti - sulla fiducia degli investitori sull'asse dell'Italia con l'Ue.

LE PREVISIONI
E così alla cronaca giornaliera dei rialzi dello spread si è aggiunto anche il tormentone delle previsioni. Ieri a Piazza Affari c'era chi immaginava lo spread anche a quota 200 punti. Dunque, sarà anche colpa dei «giochini della finanza», come sostiene Matteo Salvini, ma l'ennesima scossa sullo spread con tanto di aumento dei rendimenti dei titoli di Stato (35 punti base in una sola settimana, il maggiore incremento da giugno 2015) non è solo una minaccia. È qualcosa di concreto visto che si tratta dell'aumento potenziale degli interessi sul debito italiano.
Dunque ieri il differenziale tra Btp e Bund ha aggiornato ancora i massimi chiudendo al livello più alto da ottobre scorso. Il rendimento del decennale è arrivato al 2,22%. Ma sono saliti anche i Credit default swap sul rischio-Italia, vale a dire le polizze assicurative contro l'eventuale default. Secondo le quotazioni fornite da Ihs s Markit, il Cds a 5 anni si è portato a 113 punti base, livello più alto dallo scorso 10 gennaio. Dunque, fin dove può arrivare lo spread?, tornano a chiedersi le banche d'affari. Si va dall'ottimismo di Citigroup che vede il differenziale Roma-Berlino tra 165 e 175 punti, allo scenario più aggressivo di una differenza tra Btp e Bund a 200 per Aberdeen Standard Investments. Da parte sua, Commerzbank guarda a un livello di 190 punti. Valutazioni anche caute se si pensa che prima del 4 marzo erano in molti a immaginare lo spread fino a 300 punti nell'ipotesi, allora considerata decisamente poco probabile, di un governo M5S-Lega.

TIMORI SU CREDITO E NPL
Ma anche la Borsa ieri ha dovuto fare i conti con i buchi neri del programma Di Maio-Salvini. Lo sa bene il settore bancario che ha ceduto il 3,1%, spinto dall'ondata di vendite che da Mps (-3,5%), a Bper (-6,6%), da Ubi Banca (-7,8%), a Banco Bpm (-6,3%), da Creval (-5,7%) a Intesa Sanpaolo (-2,4%), fino a Unicredit (-2,7%), ha travolto un po' tutti. Ma mentre la banca senese ha pagato di nuovo ieri il cambio di mission e di governance annunciato da uno dei responsabili economici della Lega, Claudio Borghi, le altre banche pagano, insieme all'effetto spread, anche alcuni dettagli del programma. Mediobanca, per esempio, punta il dito sull'aliquota al 15% per le imprese. Una misura che può erodere circa 100 punti base di capitale Cet1 delle banche italiane, il coefficiente di patrimonio tanto caro alla Bce. Certo, a fronte di un'erosione del coefficiente di capitale dovuto alla svalutazione delle cosiddette Dta (cioè le imposte differite), potrebbe aumentare l'utile per azione degli istituti del 15-20%. Ma gli stessi analisti non credono molto a una misura definita «controproducente e impopolare». In ogni caso, Banco Bpm , Carige e il Credito Valtellinese, sarebbero le banche più colpite. Infine, preoccupa non poco l'industria del recupero crediti una misura contenuta nello stesso contratto che punta a «sopprimere qualunque norma che consenta di poter agire nei confronti dei cittadini debitori senza la preventiva autorizzazione dell'autorità giudiziaria».

 
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