Trattati di Roma, via alle celebrazioni. E Mattarella attacca Dijsselbloem: «No a grossolane divisioni tra nord e sud Europa»

Trattati di Roma, via alle celebrazioni. E Mattarella attacca Dijsselbloem: «No a grossolane divisioni tra nord e sud Europa»
Mercoledì 22 Marzo 2017, 10:37 - Ultimo agg. 23 Marzo, 09:21
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Con la seduta comune di Camera e Senato per ascoltare il discorso di Sergio Mattarella, prendono ufficialmente il via questa mattina le celebrazioni per i sessant'anni dei Trattati di Roma che culmineranno sabato con la firma di un documento comune dei 27 in Campidoglio.



 
«La spinta all'unità europea si è sempre rivelata, comunque, più forte degli arroccamenti e delle puntigliose distinzioni pro-tempore di singoli governi o di gruppi di Paesi, giocando un ruolo significativo anche nel contributo alla evoluzione delle relazioni internazionali», ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell'aula di Montecitorio. E ha agiunto: «L'Europa non può permettersi di rinviare gli appuntamenti con la storia, quando essi si presentano, né possono prevalere separatezze e, tantomeno, amputazioni. Va, piuttosto, praticata e accresciuta la vicendevole responsabilità, la solidarietà nei benefici e negli oneri». E ancora: «L'euro, grazie alla politica della Bce, ha provocato il forte abbassamento dei costi del credito, tutelando i risparmi delle imprese e delle famiglie». L'euro, «nel breve volgere di tempo, è diventato il secondo strumento di riserva a livello mondiale».

E sulle dichiarazioni Dijsselbloem ribatte: «La soluzione alla crisi sui debiti sovrani e a quella sul rallentamento dell'economia non può essere la compressione dei diritti sociali nei Paesi membri. Tanto meno l'occasione di grossolane definizioni di Nord e Sud d'Europa. Questa è l'anima della nostra Europa, questa è la nostra identità. Se vogliamo un'Unione Europea più forte è da qui che dobbiamo ripartire».


Via libera allo sdoganamento dell'Europa a più velocità ma salvaguardando l'unità: senza uscire dal perimetro delle regole dei Trattati e senza escludere a priori alcuno Stato membro. È questo, in sintesi, il compromesso raggiunto tra i governi. Senza la Gran Bretagna, che appena pochi giorni dopo farà partire la Brexit. Scongiurata dunque una nuova spaccatura all'interno dell'Unione, che sarebbe arrivata proprio a un appuntamento presentato dalle forze europeiste come una tappa chiave nel rilancio dell'Ue. Un risultato «non scontato», secondo chi ha seguito da vicino i negoziati, dove il rischio di una rottura era alto. Le limature al testo della dichiarazione che sarà siglata il 25 marzo per i 60 anni dei Trattati di Roma sono servite a riavvicinare la Polonia. Varsavia era salita sulle barricate contro la formula 'multi-speed'.

Una trappola, secondo il governo di Beata Szydlo, che nascondeva il rischio di tenere indietro i Paesi dell'Est rispetto ai Paesi occidentali. Per rassicurare gli scettici, gli 'sherpà delle diplomazie hanno lavorato a una formulazione di compromesso ancora più blanda rispetto a quella circolata nei giorni scorsi. «Agiremo insieme - si legge nel testo -, a ritmi e intensità differenti dove necessario, ma muovendoci nella stessa direzione, come fatto in passato, in linea con i 

Trattati e mantenendo la porta aperta a quelli che vogliono unirsi in seguito». Il progetto di un'Europa a più velocità lanciato due settimane fa da Francia, Germania, Italia e Spagna a Versailles fa dunque un passo in avanti anche se a bloccare il via libera definitivo al testo c'è ancora una riserva della Grecia. Per garantire il suo sì, Atene ha chiesto rassicurazioni sulla seconda revisione del suo debito pubblico. Una questione estranea ai temi della dichiarazione e che comunque non dovrebbe mettere in discussione il voto finale di Atene. Il testo di Roma sarà un documento snello, circa una pagina e mezzo.

Una prima parte è dedicata ai traguardi raggiunti dall'Ue in questi 60 anni, una seconda incentrata sulle sfide dell'Unione, tra cui quella posta dall'amministrazione Trump. Infine, le priorità da perseguire nei prossimi 10 anni dell'Unione europea, già illustrate la scorsa settimana dal premier Gentiloni alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Particolarmente cara all'Italia, la prospettiva di un'Europa più sociale e più solidale. Dice la sua anche Matteo Renzi: «Una delle sfide più grandi che abbiamo - sottolinea il segretario del Pd - è trasferire sempre di più il potere europeo dalla burocrazia alla democrazia». Anche se per il momento l'unica idea concreta per il rilancio della Ue in cui potrebbero prendere forma le 'più velocità' sembra essere solo quella dell'integrazione dell'industria europea della Difesa.

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