Vaccini, il tenente Paglia: «Con Figliuolo è arrivata la svolta, basta vedere i numeri»

Vaccini, il tenente Paglia: «Con Figliuolo è arrivata la svolta, basta vedere i numeri»
Mercoledì 5 Maggio 2021, 16:58 - Ultimo agg. 6 Maggio, 07:16
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Tenente Colonnello Paglia, qualche giorno fa hanno giurato 201 Allievi Ufficiali appartenenti al 202°Corso “Onore” dell’Accademia Militare di Modena. Lei è stato il padrino, cosa rappresenta il giuramento di fedeltà alla Repubblica?

“Non è una semplice formula, va onorato con Lealtà, Onore, Sacrificio e Amor di Patria. Chi decide di indossare l’uniforme è ben consapevole che c’è un prezzo da pagare, l’importante è farsi trovare pronti quando questo accade e di non arretrare mai di fronte alle difficoltà. Esse vanno superate e ad un Comandante in determinati momenti spetta l’onere di prendere decisioni in cui il tempo diventa essenziale per la salvaguardia dei propri soldati e per la sicurezza del Paese. Ed è proprio in questi contesti che l’esempio del Comandante diventa fulcro essenziale per tutti gli altri soldati.

Lei è stato l'uomo simbolo della presenza italiana in Somalia. Quella missione le ha cambiato la vita, quali obiettivi sono stati raggiunti?

“Non sono un simbolo, eroe è colui che è rientrato in Patria in una bara avvolto dal Tricolore, la mia vita seppur cambiata va comunque avanti. Purtroppo, però, gli obiettivi di quella missione ancora oggi non sono stati raggiunti perché ci fu un ritiro forzato da parte delle Nazioni Unite e questo ha reso la Somalia, terra abbandonata e di facile conquista.”

E’ di pochi giorni la notizia che dopo vent’anni può essere considerata conclusa la missione in Afghanistan. Rientreranno anche i nostri soldati italiani che verranno impiegati in altri teatri.

“Se è stata presa questa decisione, evidentemente sono state date delle garanzie. E’ anche fisiologico che dopo venti anni si possa iniziare a prendere in considerazione il rientro. Abbiamo letto di come i talebani stiano minacciando ritorsioni nei confronti degli Stati Uniti in quanto il ritiro era stato preannunciato per il primo maggio ed invece con il nuovo presidente si parla dell’11 settembre, esattamente allo scadere dei 20 anni. La speranza è che questo rallentamento non infici gli accordi stipulati con il governo afgano. Purtroppo quando si chiude una missione ci sono sempre dei rischi e l’auspicio è che ciò non avvenga perché altrimenti risulterebbe un fallimento.

Quale sarà il nuovo assetto nei teatri internazionali a cominciare dall'Africa e dall'Iraq?

Per quanto riguarda l’Iraq noi continueremo a fare ciò che abbiamo sempre fatto e cioè addestrare l’esercito iracheno, mentre le nuove sfide le abbiamo proprio in Africa ed è proprio lì che andremo a rafforzare la presenza dei contingenti già esistenti anche perché è un continente in subbuglio, basti pensare alla Libia, al Corno d’Africa, classiche pentole a pressione pronte ad esplodere.

Il pericolo più grande di quel continente oltre alla fame e alle ricchezze che in malo modo vengono sfruttate, è rappresentato dal terrorismo che trova terreno fertile considerando anche le guerre di tribù interne che non aiutano al raggiungimento della pace. Il messaggio che l’Italia sta portando avanti in tutte le occasioni di incontro con altri Paesi, nella consapevolezza che, ferma restando la saldezza del rapporto transatlantico, è che sia giunto il momento che l’Europa assuma quell’indifferibile ruolo di “fornitore di sicurezza globale” che le spetta a fronte di minacce multidimensionali provenienti da aree geografiche estremamente significative ed il pensiero corre inevitabilmente alle regioni Mediterranee, al Sahel ed al Corno d’Africa. E’ indispensabile una proficua funzione di “diplomazia militare” e contribuire ad alimentare uno spirito di amicizia , in futuro, relazioni internazionali sempre più improntate ad uno spirito di amicizia, condivisione di valori e stima reciproca tra l’Italia e quei Paesi.

Perché, a suo avviso, può essere importante che l'Italia prosegua l'impegno nelle missioni di pace?

Noi siamo in Europa, facciano parte della Nato, abbiamo assunto degli impegni che vanno rispettati. Abbiamo dimostrato di non essere secondi a nessuno e continueremo, come è giusto che sia.

Con l'arrivo del generale Figliuolo, c’è stato un cambiamento di rotta per la campagna vaccinale.

Rispetto a due mesi fa, i numeri si commentano da soli. Ancora una volta con il pieno appoggio delle Forze Armate e la super visione del Gen. Figliuolo, i risultati che si stanno ottenendo, grazie anche alla integrazione con il mondo militare e sanitario, sembravano impossibili fino a poco tempo fa. Questo vuol dire che l’organizzazione precedente aveva incontrato grosse criticità.

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