Verifica governo, Conte avvia colloqui: M5S prova a stoppare il rimpasto

Verifica governo, Conte avvia colloqui: M5S prova a stoppare il rimpasto
Verifica governo, Conte avvia colloqui: M5S prova a stoppare il rimpasto
Lunedì 14 Dicembre 2020, 20:17 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 12:09
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Tutti a carte semi-scoperte, in attesa del redde rationem tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. A Palazzo Chigi si apre la prima giornata della verifica di governo alla quale il premier è stato di fatto costretto per uscire dal cul de sac dello stallo permanente. Sono vere e proprio «consultazionI», quelle che hanno luogo nella sede dell'esecutivo, con delegazioni numerose che Conte sceglie di vedere partendo rigorosamente dal gruppo con il maggior numero numero di parlamentari. Il convitato di pietra è soprattutto uno: il rimpasto. Né il M5S né il Pd nel corso dei due incontri del pomeriggio lo chiedono. 

E, anzi, il capo politico del Movimento Vito Crimi pone un netto veto all'eventualità: «è un tema surreale, non siamo disponibili». Il tema, in realtà c'è. Ma dovrà essere Iv a porlo, se vorrà. L' atmosfera su palazzo Chigi è sospesa. Nessuno, nella maggioranza, ha più la certezza che il governo andrà avanti. Lo stesso Conte, da chi lo incontra, è descritto come «consapevole» della crucialità di questa verifica. Le distanze sono diverse, anche tra M5S e Pd. Come sull'attivazione del Mes sanitario tema che, secondo alcune fonti Dem, la delegazione guidata dal segretario Nicola Zingaretti potrebbe aver posto nel corso del vertice, iniziato poco prima di cena. Di temi parla anche la delegazione del Movimento.

La proroga del superbonus al 2023 per i pentastellati è «esiziale», è il ragionamento che fa Crimi. Con lui ci sono i capigruppo di Camera e Senato, Crimi, il capo delegazione Alfonso Bonafede e ai ministri Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli. Presenza, quelle di questi ultimi (soprattutto del primo), che non era preventivata inizialmente ma che, nel bel mezzo degli Stati Generali, contribuisce a rendere la delegazione più «forte» politicamente. Il Movimento pone subito il tema del rimpasto. «Noi siamo contenti della nostra squadra di governo, se qualcuno non è contento della sua lo dica», è in soldoni il messaggio recapitato dal Movimento a Conte. E la cabina di regia sul Recovery Fund, miccia che ha fatto esplodere gli equilibri della maggioranza? Il M5S non è contrario ma la struttura va rimodulata, parlamentarizzata e deve essere consentito ai singoli ministeri di approfondire i progetti, spiegano i pentastellati. 

 

 

I temi sui cui punta il Pd sono sensibilmente diversi.

e toccano nodi come quello delle riforme costituzionali e, soprattutto della legge elettorale. «A noi interessa un concreto cambio di passo», spiegano i Dem mentre anche il capogruppo al Senato Andrea Marcucci nega qualsiasi ambizione al rimpasto: «non ne parleremo». E anche Iv, con Maria Elena Boschi, alla vigilia dell'incontro, domani alle 13, tra Conte e la delegazione dei renziani (con in testa lo stesso Matteo Renzi), ribadisce: «il rimpasto non è all'ordine del giorno». Eppure il fantasma di un ritocco alla squadra di governo si aggira come non mai nei Palazzi della politica. Secondo alcuni rumors di maggioranza ai confini circolerebbe addirittura l'ipotesi di Di Maio e un «big» del Pd vicepremier, con Renzi agli Esteri e l'ex capo politico all'Interno. Rumors che i diretti interessati negano in realtà con forza. 



 

Ad essere sicuri del proprio posto, però, non sono così tanti ministri: certamente lo sono Gualtieri, Patuanelli, Amendola e pochi altri. Il borsino dei possibili neo-ministri, tra i renziani, vede in salita le quotazioni di Ettore Rosato mentre nel Pd c'è sempre il nodo Mit. Eppure c'è chi nel M5S pensa che l'obiettivo di Renzi sia trasformare la maggioranza politica di Conte, magari con un allargamento a FI o al centrodestra. «È fantapolitica», taglia corto Boschi.

Ma solo domani Conte capirà se Renzi vuole o no davvero la crisi. Di certo sul concetto di task force il premier non fa marcia indietro: «non scavalcherà mai le istituzioni», torna a ribadire in mattinata. E, parallelamente, entra nel vivo anche la partita delle nomine. Partita che vede i renziani attivissimi nel «piazzare» profili vicini a Iv. Domani potrebbe decidersi i vertici di Consap. In discesa sono le quotazioni di Riccardo Villari, in salita quelle della permanenza, come presidente, di Mauro Masi. Un trio di nomi si gioca il posto di ad: tra loro l'ex numero di uno di Ernst & Young Donato Iacovone.

 

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