Via Poma, Raniero Busco colpevole:
condannato a 24 anni di carcere

Raniero Busco durante un'udienza in tribunale
Raniero Busco durante un'udienza in tribunale
Mercoledì 26 Gennaio 2011, 16:09 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 22:28
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ROMA - Raniero Busco colpevole. I giudici della terza sezione della Corte d'Assise lo hanno condannato a 24 anni di carcere ritenendolo l'autore dell'omicidio di Simonetta Cesaroni. Il pm Ilaria Cal aveva chiesto l'ergastolo.



La Corte presieduta da Evelina Canale ha disposto che Busco risarcisca le parti civili in separata sede
assegnando una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro per la sorella di Simonetta e 50 mila per la madre. Nessuna provvisionale per il Comune di Roma. Alla pena di 24 anni sono state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante.



Sospendere la patria potestà. Non potrà più esercitare la patria potestà in caso di sentenza passata in giudicato. È quanto dispone la sentenza della terza Corte d'Assise di Roma che ha condannato Raniero Busco a 24 anni per l'omicidio di Simonetta Cesaroni. Raniero Busco ha due figli gemelli di nove anni avuti dalla moglie Roberta Milletarì.



Dopo venti anni arriva a un primo epilogo l'omicidio di Simonetta Cesaroni l'impiegata della sezione romana dell'Associazione degli Ostelli della gioventù massacrata con 29 coltellate negli uffici di via Poma, a Roma, il 7 agosto 1990.



Subito dopo la lettura della sentenza Raniero Busco è stato trascinato via dall'aula della terza Corte d'assise di Roma dal fratello. La moglie era accanto a lui. Alcuni amici e familiari hanno urlato «no» alla parola «condanna». Molti sono in lacrime. Raniero Busco ha lasciato l'aula bunker di Rebibbia visibilmente scosso, accompagnato dal fratello e dalla moglie Roberta Milletarì. Dal pubblico si sono levate voci di disapprovazione per il verdetto dei giudici.



Nonostante la condanna Raniero Busco, non andrà in carcere. La motivazione è semplice: allo stato la sentenza di oggi non è definitiva, ovvero è stato solo celebrato il primo grado di giudizio; una sentenza diviene definitiva, infatti, solo dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione. Un condannato finisce in carcere dopo il primo grado solo se ci sono i presupposti per la custodia cautelare, che sono tre: pericolo di fuga, possibile inquinamento delle prove e possibile reiterazione del reato commesso. In questo caso, è lo stesso giudice che ne dispone in sentenza la carcerazione. Nella vicenda di Raniero Busco, il passare del tempo (sono trascorsi venti anni dall'omicidio) fa venire meno i presupposti per la detenzione, solitamente esistenti solo nel caso dell'immediatezza del fatto criminoso. Per assurdo, l'unica possibilità per Busco di finire dietro le sbarre è la non proposizione dell'appello (peraltro già annunciato dal suo difensore). In questo caso, decorsi i 45 giorni dal deposito delle motivazioni di primo grado, la sentenza diverrebbe definitiva e il pm come giudice dell'esecuzione ne potrebbe disporre la carcerazione.



«Mi chiedo perchè devo essere la vittima. Trovo tutto questo profondamente ingiusto». Lo ha detto Raniero Busco, condannato a 24 anni dalla Terza Corte d'Assise parlando con il suo difensore, Paolo Loria, pochi minuti dopo aver abbandonato l'aula bunker di Rebibbia. «Dire che sono deluso - ha aggiunto - è poco. Davvero non me l'aspettavo una sentenza del genere».



La madre e la sorella di Simonetta: sempre convinte della colpevolezza di Busco. «Abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia e nel lavoro dei pubblici ministeri. Dal momento in cui ci sonmo state presentate le prove siamo state convinte della colpevolezza di Raniero Busco». Così Anna Di Giambattista, madre di Simonetta Cesaroni e Paola, la sorella, attraverso il loro legale l'avvocato Federica Mondani.



«Vivremo sempre nel dolore». Giuseppa De Luca, moglie di Pietrino Vanacore, il portiere di via Poma quando Simonetta Cesaroni venne assassinata, suicidatosi lo scorso marzo, commenta con queste poche parole la condanna di Raniero Busco a 24 anni. La vedova Vanacore aggiunge soltanto: «viviamo in un grande dolore. Soltanto noi sappiamo quello che abbiamo passato e non si cancellerà mai».



Il fratello di Raniero Busco: non è giustizia. «Nessuno se lo aspettava». A dirlo, rabbioso, è Paolo Busco, fratello di Raniero condannato a 24 anni per la morte di Simonetta Cesaroni. «Come sta mio fratello? Ma che domande mi fate. È uno schifo. Questa non è giustizia. I soldi degli italiani ecco come si spendono», conclude Paolo Busco.



Il criminologo: nessuna prova di colpevolezza. «Non c'è prova alcuna che Raniero Busco abbia ucciso Simonetta Cesaroni. Non si sa nemmeno con certezza che sia mai entrato in quell'ufficio». Ecco perchè il crimonologo Francesco Bruno si dice «profondamente stupefatto» della condanna a 24 anni nei confronti dell'ex fidanzato della Cesaroni. «Ancora una volta si dimostra come i giudici di primo grado risentano delle ipotesi accusatorie», annota Bruno. A modo di vedere del criminologo, «Busco sarà certamente assolto in appello ma sarà ben difficile cancellare quel marchio che gli hanno appiccicato addosso. Speravo che infine si tenesse in maggiore considerazione la fragilità accusatoria e che nel dubbio si arrivasse ad una soluzione più ragionevole. Così non è stato, tuttavia - annota ancora - nella condanna a 24 anni c'è tutto il senso di una non certezza della sua colpevolezza».



Legale Busco: non è giustizia. «È una sentenza che forse accontenta qualcuno ma certo non accontenta il concetto di giustizia. Busco si è sempre detto innocente e contro di lui ci sono solo indizi e nessuna prova. Questa vicenda meritava una camera di consiglio più lunga. Ora attendo di leggere le motivazioni di questa decisione». Cosi l'avvocato Paolo Loria legale di Raniero Busco, commentando la sentenza di condanna del suo assistito accusato di aver ucciso Simonetta Cesaroni.



Legale del Comune: un giallo in meno. «Domani Roma si sveglia con un mistero in meno. Un punto nero in meno. Mi aspettavo questa sentenza e non mi stupisce che siano state concesse all'imputato le attenuanti generiche». Cosi l'avvocato Andrea Magnanelli, legale del Comune di Roma commentando la sentenza di condanna di Raniero Busco accusato di aver ucciso Simonetta Cesaroni.



Legale Cesaroni: ora sappiamo in teoria chi è il responsabile. «Sono soddisfatto per la parte che rappresento. Almeno in teoria sanno adesso chi ha ucciso Simonetta». Lo ha detto l'avvocato Massimo Lauro che rappresentava come parte civile la sorella della ragazza uccisa il 7 agosto 1990. Per il penalista due sono i punti che emergono dalla decisione di oggi: «Da una parte è stata riconosciuta l' aggravante della crudeltà che era stata contestata; dall'altra i giudici hanno ritenuto attendibili e inconfutabili le perizie che sono state disposte e che sono state illustrate in aula durante il processo».
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