Whirlpool, la promessa del ministro Patuanelli: «Aiuteremo gli operai di Napoli a produrre ancora lavatrici»

Whirlpool, la promessa del ministro Patuanelli: «Aiuteremo gli operai di Napoli a produrre ancora lavatrici»
di Lucilla Vazza
Martedì 4 Febbraio 2020, 12:00 - Ultimo agg. 19:14
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Gli operai sono molto preoccupati, quali sono i prossimi passi su Whirlpool?
«Ho letto le dichiarazioni degli operai sul Mattino di ieri e voglio precisare alcune cose. Il ministro dello Sviluppo Economico sta dalla parte di Napoli, dello stabilimento, dei lavoratori come dimostrato in questo anno e otto mesi di governo, con il primo Governo Conte e poi con questo secondo, e sta cercando di fare il possibile, in certi momenti anche l'impossibile, per garantire la continuità produttiva di quel sito e che quel sito continui a produrre lavatrici».

Come va interpretata la scadenza del 31 ottobre per la produzione?
«Originariamente era al 31 marzo e prima ancora si parlava di ottobre 2019. Non è un risultato scontato, né un procrastinare soltanto una fine già decisa. Non è un elemento negativo o di disimpegno da parte del Governo. Abbiamo messo a disposizione di Whirlpool tutti gli strumenti agevolativi possibili e tutta la capacità e l'impegno mio e del governo per risolvere in quella direzione questa crisi di mercato. Insomma, noi potremmo anche togliere a Whirlpool tutte le agevolazioni che abbiamo dato, non cambierebbe nulla. Non cambierebbero idea su Napoli, rischieremmo di mettere in difficoltà gli altri stabilimenti e il piano industriale complessivo di Whirlpool e in Italia. Stiamo cercando di far capire all'azienda che Napoli è uno degli stabilimenti del complesso e non può essere trattato separatamente. Abbiamo aperto una data room con Invitalia per verificare anche ciò che ci comunica l'azienda, se i dati di mercato sono realmente quelli che stanno dicendo e per trovare soluzioni all'interno della possibilità di Whirlpool di continuare la produzione. Speriamo anche che il recente riavvicinamento delle posizioni tra Usa e Cina sui dazi possa produrre un aumento delle quote di mercato della multinazionale. E dunque questo lasso temporale fino al 31 ottobre è fondamentale. Nel frattempo lavoriamo a tutte le soluzioni possibili».

Gli operai stanno perdendo la speranza.
«Tengo a sottolineare una cosa: nessuno ha mai preso in giro i lavoratori. Il lavoro che ha fatto il ministro Di Maio prima, quando è riuscito a sottoscrivere un accordo complessivo sia con un contratto di sviluppo, sia all'interno di un accordo sindacale con un'intesa sul piano industriale, è stato un grande successo che è stato giustamente festeggiato. Nessuno poteva immaginare che da lì a sei mesi l'azienda decidesse poi di procedere alla chiusura dello stabilimento. Quindi nessuno ha preso in giro nessuno in quell'occasione e il lavoro che ha fatto Luigi è stato di grande capacità e competenza per risolvere il problema di Whirlpool, complessivo su tutti gli stabilimenti. Io non posso promettere alle persone cose che non posso mantenere, perché non dipendono da me. Tutto quello che dipende da me e dal mio ministero lo faremo per far restare Whirlpool a produrre a Napoli».

Qual è il ruolo di Invitalia?
«Invitalia ha innanzitutto il compito di verificare le condizioni di mercato e dello stabilimento, poiché l'azienda ci dice che non c'è alcuno scenario in grado di garantire la produzione, perché non è redditizia. Ne prendiamo atto, ma vogliamo verificare e trovare eventuali soluzioni per la permanenza di Whirlpool a Napoli. Sulla base di questi dati poi non potremo restare fermi e quindi la seconda opzione è trovare dei competitor di mercato per continuare a produrre lavatrici, perché questo sanno fare i lavoratori di Napoli. E questo vogliono fare. E a noi sta trovare un altro partner industriale per farlo».

Gli ammortizzatori sociali andranno avanti fino al 31 ottobre?
«Su questo il governo farà la sua parte e non la farà in contrapposizione con i sindacati. Vedremo le richieste dell'azienda e quelle delle parti sociali. Il governo non è terzo, ma è spalla dei lavoratori. Voglio poi esprimere la mia solidarietà a Marco Bentivogli per l'aggressione subita qui davanti al Mise dopo l'ultimo Tavolo. Credo in generale che ci debba essere un forte unione tra i lavoratori, le parti sociali e tra le diverse parti sociali e i diversi sindacati. Solo in questo modo si possono ottenere risultati importanti».

La vertenza Whirlpool ha anche un significato politico per il Movimento, che in Campania nel 2018 ha fatto il pieno di voti.
«In generale c'è stata una politicizzazione dei tavoli di crisi che non aiuta neanche all'individuare le soluzioni migliori. Su questo dobbiamo fare un'attenta riflessione. Se, tutto sommato, i temi industriali possono essere analizzati attraverso punti di vista politici, la risoluzione di una crisi aziendale no. Non c'è una volontà politica che possa volere il bene o il male di una crisi, tutta la politica deve cercare di risolvere i tavoli di crisi e per questo credo sia stato sbagliato politicizzarli. Il punto è dare risposte industriali al Sud e in particolare alla Campania, che peraltro ha diverse eccellenze industriali che vanno valorizzate. Bisogna continuare a dare risposte ai lavoratori in una fase di transizione economica dove se si perde il lavoro, si fatica a ritrovarlo. Vale in tutto il Paese, certamente ancora di più al Sud».

Capitolo Ex Ilva, la trattativa con Arcelor Mittal è in una fase delicatissima: che succederà nei prossimi giorni?
«L'unica data certa è il 7 febbraio, dove ci sarà l'udienza per il ricorso ex art. 700 fatto da Ilva in amministrazione straordinaria contro l'esercizio del diritto di recesso di Arcelor Mittal. Se non troveremo una forma di accordo che porti al ritiro della richiesta di recesso del contratto da parte di Ami, andremo in udienza e aspetteremo i giudici. È una data che non rappresenta la scadenza ai problemi dell'Ilva, se riusciamo a trovare un accordo, meglio, altrimenti continueremo a lavorare al tavolo per trovare la soluzione migliore per passare a una siderurgia che abbia una produzione compatibile con l'ambiente e nel contempo accelerare e incrementare interventi sul piano ambientale».

Che futuro aspetta i lavoratori di Taranto?
«Ci sono 5 elementi diversi tra loro che si intrecciano.

Il primo elemento sono le bonifiche delle cosiddette aree escluse, cioè interne allo stabilimento, ma escluse dall'attività produttiva. Poi c'è l'elemento del piano ambientale sulle aree produttive, e che riguarda, per esempio, la copertura dei parchi minerari, che stiamo cercando implementare in questo accordo e che deve portare a fine piano ad avere una produzione anche se a ciclo integrale a caldo, ma con impianti del tutto nuovi e, quindi, con impatto ambientale limitatissimo. Poi ci sono le bonifiche extra impianto con un commissario che dovrà accelerare. E c'è il tema centrale del Tavolo Taranto e di tutti quegli interventi che dovranno essere fatti perché sia finalmente utilizzato e possa produrre effetti quel miliardo stanziato 5 anni fa. Infine c'è l'attrazione degli investimenti su Taranto attraverso strumenti nuovi come le Zes, la fiscalità di vantaggio e con l'impegno dello Stato ad accompagnare gli investimenti dei privati. Se ci muoviamo su questi 5 fronti riusciremo a trasformare una criticità in una strategia di sviluppo per quell'area del Paese».

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