Ucraina, Zelensky atteso a Roma: «Vedrà Papa Francesco, Mattarella e Meloni»

Forse già domani l'arrivo in Italia, al termine della visita in Germania

Ucraina, Zelensky atteso a Roma. «Vedrà Papa Francesco, Mattarella e Meloni»
Ucraina, Zelensky atteso a Roma. «Vedrà Papa Francesco, Mattarella e Meloni»
di Marco Ventura
Venerdì 12 Maggio 2023, 10:10 - Ultimo agg. 13 Maggio, 07:39
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«È possibile che il Papa incontri il presidente ucraino nella giornata di sabato». Poche parole, consegnate da una fonte vaticana all'Ansa, per dire che almeno come ipotesi, domani Zelensky potrebbe volare da Berlino a Roma, e incontrare non solo Papa Francesco, ma anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello del Consiglio, Giorgia Meloni. Forse domenica. Sarebbe la prima visita del leader ucraino in Italia, il cui governo mai ha fatto mancare a Kiev un appoggio costante, pur sottotraccia, a differenza di altri Paesi europei. Con il Pontefice, Zelensky potrà parlare di pace, e dell'iniziativa riservata che da mesi la Santa Sede avrebbe intrapreso per mettere fine al conflitto. Con il premier Meloni, invece, potrà discutere i rifornimenti militari, decisivi per la controffensiva ucraina e la prospettiva della ricostruzione in cui l'Italia intende ricoprire un ruolo centrale. Il capo dello Stato, ieri in Norvegia, ha dato il senso della scelta di campo italiana. «Oggi ha argomentato - Norvegia e Italia sono unite nella lotta contro le tenebre che l'insensata aggressione della Federazione russa all'Ucraina cerca di portare nel nostro continente». E ha richiamato l'impegno della Nato. «Insieme, nell'Alleanza atlantica, difendiamo la comune visione di una comunità internazionale fondata sul multilateralismo, sul rispetto della indipendenza e della sovranità di ciascuno Stato, sui valori di libertà e democrazia e sulla salvaguardia della dignità umana e dei diritti fondamentali, che sono irrinunciabili e incomprimibili». 

Di recente, Zelensky è stato all'Aia, davanti al Tribunale penale internazionale che ha incriminato Putin per crimini di guerra, poi a Helsinky che dopo decenni di neutralità, grazie all'invasione russa dell'Ucraina, ha aderito alla Nato.

E nel fine settimana è atteso in Germania, per incontrare il cancelliere Scholz e il presidente Steinmeier, e ad Aquisgrana, nel cuore dell'Europa. Qui potrebbe inserirsi la trasferta a Roma, per ricambiare la visita della Meloni a Kiev lo scorso 21 febbraio, e incontrare a tu per tu Francesco. «L'Italia è con voi e non tentenneremo. Gli interessi ucraini coincidono con quelli dell'Europa», aveva detto il premier Meloni in Ucraina, invitando Zelensky a Roma. L'Europa, a sua volta, riafferma il suo sostegno a Kiev, alla vigilia della controffensiva che a detta del capo dei mercenari russi di Wagner in prima linea, «è già cominciata, Zelensky mente dicendo di no». 

Il leader ucraino, ieri, ha dato l'impressione di frenare lo slancio controffensivo. «Dobbiamo aspettare, ci serve un po' più di tempo», ha detto alla Bbc. Le brigate da combattimento addestrate dalla Nato sono «pronte», ma manca qualcosa. I veicoli blindati arrivano a stock. «Possiamo avanzare con successo, ma subiremmo molte perdite e questo è inaccettabile». Un modo, forse, per marcare la differenza rispetto a Putin che manda allo sbaraglio migliaia di reclute impreparate e dovrà, prima o poi, giustificare un numero esagerato di morti. Stando all'agenzia Bloomberg, l'Ucraina avrebbe già ricevuto armi per oltre 30 miliardi di dollari dall'Occidente, «armamenti che costano più di quanto qualsiasi membro della Nato a eccezione degli Usa spenda in un anno». Battistrada, ancora una volta, i britannici che ieri per bocca del ministro della Difesa, Ben Wallace, hanno confermato le indiscrezioni sull'invio dei missili aria-terra a lungo raggio (tra 250 e 300 km) Storm Shadow. 

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Sistemi d'arma in grado di colpire in profondità nelle retrovie russe, dritto nel territorio della Federazione, anche se Londra fa sapere di avere sottoscritto con Kiev un impegno perché non vengano usati per colpire la Russia, ma solo i territori occupati in Ucraina. Missili shadow, ombra, perché di fatto invisibili, in grado di volare a mille km l'ora a un'altezza minima di 30-40 metri: fire and forget, spara e dimentica, programmati prima del lancio e incapaci di modificare la propria rotta fino all'obiettivo. Pronta la reazione di Mosca, che attraverso il portavoce del Cremlino, Peskov, denuncia uno sviluppo «fortemente negativo» e promette «una risposta adeguata» da parte delle forze armate russe. Sulle forniture di armi si gioca la guerra. Ed è ancora Wallace a far sapere che i missili invisibili di lungo raggio sono stati già consegnati, così come tutti i carri armati Challenger 2 promessi, sui quali i soldati ucraini «si sono esercitati sia qui, in Gran Bretagna, sia in Ucraina, e già li usano». La Polonia, a sua volta, calcola di aver dato a Kiev 325 dei 575 tank forniti dall'Europa, più 14 caccia Mig-29 sui 28 aerei trasferiti dalla Ue all'Ucraina. Proprio dai Mig-29 sarà possibile lanciare i missili di lunga gittata britannici, anche sulle unità della flotta russa nel Mar Nero. Nel frattempo, secondo gli Stati Uniti, il Sudafrica avrebbe fornito armi a Mosca, da Città del Capo. «Accuse deludenti», replica Pretoria. Senza però smentire.

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