Zes, che pasticcio! Nate per semplificare, servono 32 autorizzazioni

Zes, che pasticcio! Nate per semplificare, servono 32 autorizzazioni
di Nando Santonastaso
Lunedì 20 Gennaio 2020, 07:00 - Ultimo agg. 11:29
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Ci vogliono ben 32 autorizzazioni per trasformare il credito d'imposta nell'insediamento vero e proprio di una nuova impresa. Ma, attenzione, non stiamo parlando dell'ormai rituale e inevitabile denuncia dei tempi biblici della burocrazia italiana, forse la più lenta dell'intero pianeta. No, le 32 procedure da ottemperare si riferiscono alle aree Zes, le Zone economiche speciali previste nel Mezzogiorno. 

Sono quelle dotate, le Zone Economiche Speciali, e qui si registra l'incredibile paradosso che andiamo a raccontare, di un apposito decreto di semplificazione delle norme per favorire gli investimenti, nazionali e stranieri. Quindi, in teoria, non dovrebbero esserci (troppi) ostacoli sulla loro attuazione.

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Il fiore all'occhiello della legge istitutiva delle Zes, una novità assoluta nel panorama delle regole del sistema produttivo, prevede solo la riduzione dei tempi per ottenere tutti i permessi e le certificazioni necessarie, non la loro quantità. Trentadue erano e 32 sono rimaste, tra norme nazionali e regionali, con tutto quel che vuol dire in termini operativi: già, perché «ottenere ad esempio il via libera per gli allacciamenti alle utenze e ai servizi può non bastare se preventivamente non si sono preallertate le società che devono poi materialmente provvedere», racconta con l'abituale franchezza Pietro Spirito, presidente dell'Autorità portuale di Napoli e coordinatore del Comitato di indirizzo della Zes Campania, la quale comprende anche i porti di Salerno e Castellammare di Stabia e si estende su un'area di oltre 5mila ettari nella regione.

In altre parole, per capirci ancora meglio, scalare la montagna della burocrazia rischia di non farvi vedere la tanto agognata vetta, l'inizio materiale dei lavori cioè, se prima non avete organizzato i tempi e le modalità per collegare la vostra nuova impresa alla rete elettrica o alla fibra ottica.

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Un paradosso quasi incredibile se non si tenesse a mente un dato di fatto: ammalata di cavilli, regole spesso inutili e di paure amministrative di ogni tipo, l'Italia è riuscita a trasformare anche le Zes in una sorta di work in progress, in un cantiere infinito cioè nel quale si sperimentano letteralmente i livelli di praticabilità e dunque di attuazione delle nuove regole.

Non a caso nell'ultima riunione tecnica dei coordinatori delle Zone economiche speciali, è stata formalizzata una richiesta tanto semplice quanto ovvia: istituire l'autorizzazione unica per le 32 procedure, con un tempo limite che potrebbe arrivare al massimo a 60 giorni.

La proposta viene dalle Regioni, le quali evidentemente hanno verificato sul campo cosa vuol dire imbattersi in un muro di carte e visti per attrarre nuovi investitori. Il bello è (si fa per dire) che nei Paesi dove le Zone economiche Speciali o aree similari sono da anni una realtà, con risultati di assoluto valore, l'unificazione delle procedure è ormai prassi consolidata: «In Cina ci vuole un giorno», conferma Spirito. E parliamo di un Paese che proprio attraverso le zone economiche speciali ha visto esplodere la competitività dei suoi porti e garantire una crescita a due cifre anche alle sue aree interne.

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Anche in Italia, peraltro, ci sono precedenti importanti: «A Genova - ricorda Luca Bianchi, direttore della Svimez - dopo il crollo del ponte Morandi si sono unificate tutte le competenze in capo al sindaco in funzione di commissario e la ricostruzione procede speditamente. Si può seguire la stessa strada».

Sarà il ministro per il Mezzogiorno Peppe Provenzano ad affrontare il problema nelle more della nomina dei commissari straordinari che, in base a quanto previsto dalla legge di Bilancio, dovranno insediarsi a capo di ogni Zes. L'obiettivo è di accelerare al massimo a distanza ormai di quasi tre anni dall'approvazione della legge istitutiva. Ma i dubbi non mancano: c'è chi teme che la nuova governance finirà per sovrapporsi ai Comitati di indirizzo, già rappresentativi di Regione, governo e Autorità portuali. E chi, al contrario, è convinto che in base ai suoi poteri (ancora non esplicitati) il Commissario darà quella svolta necessaria a far decollare le Zes, specie se ad esempio introdurrà l'autorizzazione unica per le procedure.

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Basterà? L'interrogativo è quanto mai d'obbligo considerata l'attesa suscitata dalle Zes, salutata a torto al suo apparire come la panacea, ovvero la cura di tutti o quasi i mali economici e di sviluppo delle regioni meridionali.

Un'attesa, però, che non sembra assolutamente essersi affievolita tra gli operatori economici interessati. Già, perché ci sono numeri importanti dietro l'indefinita immagine che si ha delle Zone economiche speciali e del loro lentissimo avvio («Ci vogliono almeno cinque-sei anni per vederle funzionare, sempre ammesso che ci sia alle spalle un lavoro di squadra», avverte Spirito).

In Campania, la prima regione in assoluto ad essere stata autorizzata, il credito d'imposta automatico scattato il 25 settembre scorso (dopo una trafila burocratica lunghissima) ha attivato finora 40 milioni (il dato è aggiornato a novembre 2019). E il gruppo Intesa Sanpaolo, che nel sostegno agli investimenti sulle Zes di Campania, Puglia, Basilicata e Calabria ha puntato 1,5 miliardi, a fine 2019 aveva erogato 147 milioni di euro mentre altri 312 milioni riguardano operazioni e trattative ancora in corso, per un totale di oltre 450 milioni, pari complessivamente a 212 orazioni di clienti dell'istituto nelle aree di competenza.

Che cosa vuol dire? Che al di là di incognite e di perplessità, la Zes in qualche modo si muove anche se non si può trascurare il fatto che, come nel caso del credito d'imposta automatico, le richieste siano arrivate soprattutto da aziende già insediate nel perimetro della Zes e per le quali la legge offre le stesse possibilità di investimento previste per quelle che arrivano per la prima volta.

Aziende, cioè, che non avevano bisogno di imbattersi con le 32 procedure avendole in gran parte già affrontate e ottenute.

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