Covid, anticorpi monoclonali, l'Aifa: «Dati promettenti, trovati i fondi, via ai protocolli» ma la GB: «Inefficaci con le varianti»

Covid, anticorpi monoclonali, l'Aifa: «Dati promettenti, trovati i fondi, via ai protocolli» ma la GB: «Inefficaci con le varianti»
Martedì 2 Febbraio 2021, 20:11 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 07:34
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Anticorpi monoclonali per curare i malati di Covid, «oggi la Commissione Tecnico Scientifica di Aifa si è riunita per esaminare i dati disponibili sui monoclonali: sono dati promettenti, ma non conclusivi. Domani avremo un'audizione delle ditte per condividere dati non ancora pubblicati di notevole interesse come approfondimento e faremo una valutazione». Lo afferma il direttore generale dell' Aifa, Nicola Magrini. Sempre domani, dopo l'incontro con le aziende, la Commissione «si esprimerà sulle modalità di utilizzo nell'ambito del Ssn. Si potranno così stabilire - ha precisato - le categorie di pazienti per cui sono indicati e utilizzabili gli anticorpi monoclonali». 

Lo studio clinico comparativo, ha inoltre sottolineato Magrini, «sarà comunque mantenuto al fine di avere una ricerca clinica indipendente che valuti i diversi anticorpi monoclonali».

Che cosa sono

Gli anticorpi monoclonali (Monoclonal Antibodies), prodotti con tecniche cosiddette di Dna ricombinante,  sono proteine omogenee ibride e sono impiegati sia per diagnosi sia per le terapie.

Fra quelli più utilizzati gli anticorpi, o immunoglobuline, prodotti dai linfociti B del sistema immunitario umorale. Sono in corso da tempo ricerche su anticorpi monoclonali aventi come bersaglio la proteina spike di SARS-CoV-2.

Inoltre, in merito al costo per gli anticorpi monoclonali, «il governo italiano ha individuato un fondo per questi farmaci e quindi abbiamo una disponibilità per coprire diverse decine di migliaia di pazienti», ha detto ancora il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco. «Il mercato e la ricerca sono attivi e in progress, numerose ditte sono coinvolte. Due - ha aggiunto - sono state già autorizzate in emergenza negli Stati Uniti ed è ciò di cui parleremo domani».  Ci sono «almeno altre quattro aziende in fase III avanzata e numerose altre in via di sviluppo. E' un mercato molto interessante e promettente, in rapida evoluzione», ha sottolineato il direttore generale dell'Aifa. Gli anticorpi monoclonali, ha concluso, «sono indicati in una fase precoce della malattia, nei pazienti più gravi hanno purtroppo dimostrato di non essere efficaci».

Gran Bretagna

Intanto arrivano notizie poco incoraggianti dalla Gran Bretagna: gli anticorpi monoclonali sono «la grande speranza di un trattamento farmacologico contro Covid-19», ma secondo quanto segnala uno scienziato in Gran Bretagna starebbero «fallendo contro le varianti» di Sars-CoV-2, «come quelle emerse in Sudafrica e Brasile».

Nick Cammack guida per la fondazione 'Wellcome Trust' l'acceleratore 'Covid-19 Therapeutics Accelerator', che supporta la ricerca di terapie contro la malattia. E al 'Guardian' fa il punto su questi farmaci, verso i quali si concentrano grandi aspettative, che attualmente sono in fase di sperimentazione su pazienti ospedalieri del Regno Unito. Da quello che emerge, tutti e tre i principali - Regeneron (l'anticorpo monoclonale usato per trattare Donald Trump) e i farmaci di Eli Lilly e GlaxoSmithKline - «falliscono» contro una o più delle varianti, per lo sgomento di chi lavora su trattamenti anti Covid. Gli anticorpi, ha spiegato Cammack, hanno enormi vantaggi. Sono derivati ​​dalla clonazione di un globulo bianco umano e imitano gli effetti del sistema immunitario. Sono sicuri, progettati specificamente per colpire il virus, e il loro uso sembrava molto promettente nella fase iniziale della malattia per impedirne la progressione. Ma, ha raccontato l'esperto, «la sfida è arrivata a Natale quando sono apparse queste nuove varianti, in particolare quelle del Sudafrica e del Brasile. I cambiamenti che il virus fa nelle sue proteine ​​spike in realtà mettono fuori gioco questi anticorpi». 

«Quindi, in pratica, la maggior parte delle terapie anticorpali di punta, che sono le terapie di punta per Covid - quindi la grande speranza - sono perse per le varianti sudafricane e brasiliane». Il trattamento di GlaxoSmithKline funziona ancora contro queste varianti, ma non contro quella emersa nel Kent nel Regno Unito. E con il coronavirus che sta mutando tanto quanto ha già fatto, Cammack non si aspetta che qualcuno degli attuali farmaci sia efficace a lungo. «Penso che sia abbastanza chiaro che, avendo visto varianti di Sudafrica, Regno Unito e Brasile, ce ne saranno altre. Abbiamo bisogno di un sequenziamento di massa del virus in tutto il mondo», ha sottolineato evidenziando che i ricercatori ora devono trovare regioni «conservate» del virus, che non mutano, per mirare gli anticorpi. I farmaci attuali funzionano ancora contro il virus originale e vengono utilizzati in Europa e negli Stati Uniti. Ma «con un virus che apporta un cambiamento che lo aiuta ad aderire ancora meglio alla cellula, siamo un pò tornati al punto di partenza, onestamente», ha concluso.

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