Botte ai medici, in arrivo condanne più dure: è allarme rosso

Botte ai medici, in arrivo condanne più dure: è allarme rosso
Botte ai medici, in arrivo condanne più dure: è allarme rosso
di Graziella Melina
Sabato 18 Gennaio 2020, 13:22 - Ultimo agg. 20:21
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Le tensioni e gli atti di violenza negli ospedali sembrano non arrestarsi più. A farne le spese i medici e gli operatori sanitari, i primi a dover fronteggiare l'ira dei parenti spesso in attesa per ore nei pronto soccorso. Tra gli operatori più a rischio, quelli della Campania, dove nell'ultima settimana si è verificato quasi un caso al giorno. L'ultimo, l'altro ieri a Salerno: un medico e un infermiere sono stati aggrediti e pestati nel reparto di pneumologia dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona dai parenti di un paziente deceduto. E intanto c'è già chi si attrezza con la vigilanza armata. L'Asl di Torino, dove nel 2019 i casi di violenza sono stati 87, ha deciso che dal primo febbraio sarà attivato un servizio di sicurezza per proteggere tutto il personale sanitario, in particolare nei pronto soccorso degli ospedali Maria Vittoria, Oftalmico e San Giovanni Bosco.

La situazione è diventata così incandescente che il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che la Conferenza dei capigruppo della Camera ha deciso di calendarizzare per il mese di febbraio il Disegno di legge contro la violenza sugli operatori sanitari, già approvato all'unanimità al Senato. Con 237 voti favorevoli l'Assemblea di Palazzo Madama, infatti, lo scorso settembre aveva già dato il via libera al ddl (n.867), sulle «disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni». Il provvedimento, che dovrà ora essere sottoposto all'esame della Camera, non prevede finanziamenti, ma solo inasprimenti della pena per gli aggressori. In caso di lesioni personali gravi o gravissime cagionate a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o a incaricati di pubblico servizio è previsto il carcere fino a 16 anni.

Sono considerate circostanze aggravanti «l'avere commesso il fatto con violenza o minaccia in danno degli esercenti le professioni sanitarie o socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni» e sono punibili anche senza querela, come invece è previsto in genere dal codice penale per i reati di percosse e lesione personale. Il disegno di legge prevede anche l'istituzione di un Osservatorio nazionale, che dovrà monitorare gli episodi di violenza nei confronti dei operatori sanitari, e dovrà acquisire i «dati regionali relativi all'entità e alla frequenza del fenomeno ed alle situazioni di rischio o di vulnerabilità nell'ambiente di lavoro».

Soddisfatti, ma non del tutto rassicurati, i medici. La convinzione che un disegno di legge non potrà cambiare il clima di tensione che respirano ogni giorno in prima linea è fin troppo evidente. Le 1200 aggressioni denunciate l'anno, e le circa tremila per la quali si preferisce non rivolgersi alla giustizia, pesano troppo. «Il disegno di legge approvato all'unanimità al Senato ha una sua validità - rimarca Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) - ma in qualche maniera è carente di altri punti che avevamo chiesto». La causa delle violenze, secondo i medici infatti, «non è solo addebitabile al cittadino, ma molto spesso ad una gestione e una organizzazione che talvolta esaspera la collettività».

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Se il testo sarà approvato alla Camera senza modifiche, per la Fnomceo serviranno comunque dei provvedimenti aggiuntivi. «Innanzitutto - puntualizza Anelli - occorre richiamare a una maggiore responsabilità i direttori generali degli ospedali per quanto riguarda gli aspetti organizzativi. E' necessario, cioè, imporre ai vertici delle strutture di mettere in atto tutti gli strumenti per garantire la sicurezza agli operatori». Con un'attenzione particolare per esempio, a «tutte le sedi di guardia medica che sono isolate». Nel disegno di legge infatti non si fa alcun riferimento alle modalità di gestione della sicurezza. «E' lasciato tutto alla volontà di un direttore generale. Ma ci deve essere un obbligo della valutazione del livello di protezione nella struttura».
Per quanto riguarda poi la procedibilità d'ufficio prevista nel ddl per i reati di violenza nei confronti degli operatori sanitari, i medici chiedono infine che venga estesa in modo specifico anche per le aggressioni alle donne.
 

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