Covid in Campania: i positivi salgono al 31%, sette casi su 10 sono Omicron 4 o 5

Covid in Campania: i positivi salgono al 31%, sette casi su 10 sono Omicron 4 o 5
di Ettore Mautone
Lunedì 27 Giugno 2022, 23:31 - Ultimo agg. 28 Giugno, 16:50
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Nonostante il caldo torrido, tradizionale nemico di Sars-Cov-2, l’epidemia di Covid-19 ha assunto inaspettatamente, e in anticipo rispetto agli anni scorsi, un profilo esponenziale della sua curva di crescita. A dare spago al virus è la straordinaria contagiosità delle ultime sotto-varianti Omicron che hanno superato la linea del morbillo, finora considerato il virus più contagioso al mondo. I dati di ieri, ultimo lunedì di giugno, nonostante i pochi tamponi effettuati domenica, ci dicono che la situazione peggiora su tutti i fronti con un record in Campania, dove la percentuale di positivi al tampone ha raggiunto quota 31,7% (mai così alta dall’inizio della pandemia) contro il 24,6% di lunedì scorso. In totale si contano 4 morti, 2 più di sabato, e 393 attualmente positivi in più, 1 posto di terapia intensiva occupato in più e ben 29 ricoveri aggiunti a quelli di sabato con un indice di infettività Rt che ormai viaggia a 1,58. 

Al Cotugno, principale Covid center della Campania, a fronte dell’aumento dei ricoveri e dello scenario generale in progressivo peggioramento sono ripresi i sequenziamenti dei virus tra i ricoverati. Nell’ultima settimana il laboratorio diretto da Luigi Atripaldi ha decodificato i Coronavirus individuati sia al Cotugno sia quelli provenienti dall’ospedale San Paolo (Asl Napoli1) e Cardarelli. Sono stati individuati 11 casi di Omicron 4 (BA.4) 10 di Omicron 5 (BA.5) e altrettanti di Omicron 2 (BA.2) comprese le sottovarianti di questa. In poche parole Omicron 4 e Omicron 5 insieme si assestano al 65-70 per cento del totale. 

Dopo le dolenti note veniamo alle notizie che possono in parte rassicurarci: fatti salvi i rischi di ospedalizzazione e decesso per pazienti anziani o fragili in quanto minati da altre patologie, anche le ultime varianti di Omicron non provocano le classiche polmoniti interstiziali che hanno imperversato nelle prime ondate con il triste e noto tributo in vite umane. «Nei nostri reparti oggi - spiega Rodolfo Punzi, direttore del dipartimento di Infettivologia del Cotugno - non c’è nessuno che abbia la polmonite ma “solo” complicazioni infettive di altre patologie.

Oggi a rischiare di morite con il Covid sono dunque pazienti fragili, anziani, persone con comorbilità importanti in cui il Covid non è la patologia dominante ma la classica goccia che fa traboccare il vaso di un equilibrio clinico precario». 

Qual è dunque l’identikit del paziente tipo che varca oggi la soglia di un Covid center? È un malato che arriva in un ospedale della rete regionale o in un pronto soccorso e che risulta positivo al tampone di ingresso. «Pazienti - aggiunge Punzi - che a causa del Coronavirus vedono complicarsi il loro quadro di salute. Anche senza la polmonite questi malati, per la loro fragilità, richiedono tutti un’assistenza molto intensa e spesso registriamo decessi». Può trattarsi di un neoplastico che sviluppa una sepsi, di un paziente dializzato o iperteso che sviluppa gravi complicanze cardiovascolari. Ci sono poi soggetti che hanno una misconosciuta trombofilia genetica e per questo sviluppano embolie, infarti e ictus. «In tutti questi casi - conclude Punzi - osserviamo un rapido aumento degli indici infiammatori e le complicanze hanno sempre, quale comune denominatore, l’infiammazione sistemica che in alcuni casi, sempre più rari, può dare anche un’insufficienza respiratoria». 

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Come mai il virus non supera più la barriere delle alte vie aeree? È la sorveglianza immunitaria indotta dai vaccini a sbarrargli il passo. L’assetto del virus è poi mutato e ciò lo spinge a preferire le alte vie aeree dove di anticorpi circolanti ce ne sono pochi. A livello degli alveoli invece, l’immunità fa il suo lavoro e le varianti non riescono a penetrare in profondità. Lo sviluppo di continue nuove forme virali e gli anticorpi poco durevoli inoltre perpetuano i contagi configurando oggi un’infezione caratterizzata da sintomi simili a quelli dell’influenza (ma comunque più temibile) se si è sani e vaccinati ma con il rischio di complicazioni talvolta fatali in anziani e fragili. Massima attenzione insomma agli anziani in famiglia, ai pazienti vulnerabili per altre patologie, ai cronici dunque. Malati a cui viene vivamente consigliato di completare il ciclo vaccinale con la quarta dose. 

Come andrà ad ottobre? Gli esperti non si sbilanciano: «Tutte le malattie a trasmissione aerea in inverno con il freddo e la vita in ambienti chiusi peggiorano. L’unica difesa per i soggetti a rischio è procedere a completare il ciclo vaccinale e avere accesso agli antivirali a domicilio». Sarà, ma la Asl Napoli 2 ha intanto bloccato tutti i contratti dei medici Usca in scadenza a fine giugno. 

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