Covid, ecco come curarlo a casa (nei casi lievi): le indicazioni del Ministero della Salute

Covid, come curarlo a casa: le indicazioni del Ministero della Salute
​Covid, come curarlo a casa: le indicazioni del Ministero della Salute
di Raffaele Alliegro
Giovedì 29 Aprile 2021, 20:24 - Ultimo agg. 30 Aprile, 00:23
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Curare il Covid a casa è possibile, quando si tratta di un caso lieve. A patto che si seguano le indicazioni del medico e le raccomandazioni del Ministero della Salute. Nei giorni scorsi, infatti, è stata diffusa la nuova circolare del ministero che aggiorna le linee guida per le cure domiciliari dei pazienti Covid. Le raccomandazioni «si riferiscono alla gestione farmacologica dei casi lievi di Covid-19» e si possono consultare sul sito del Ministero della Salute. Nel documento si parla anche di telemedicina e di anticorpi monoclonali.

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L'ultima circolare “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SarsCov2” aggiorna la precedente che risale al 30 novembre 2020 e arriva dopo varie polemiche che hanno portato a ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.

Una questione “superata” con questo nuovo documento che spiega il concetto di «vigile attesa» nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, indicando che si tratta di una «sorveglianza clinica attiva, con costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente».

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I consigli principali, elencati sul sito del ministero della Salute, si possono sintetizzare in sette punti. Vediamoli uno per uno. Primo: «Non modificare, a meno di stringente ragione clinica, le terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, ipoglicemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti, terapie psicotrope)». Secondo: «Utilizzare un trattamento di tipo sintomatico con paracetamolo o Fans in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista una chiara controindicazione all’uso, o altri farmaci sintomatici su giudizio clinico». Terzo: «Non utilizzare routinariamente corticosteroidi; inoltre, un utilizzo precoce di questi farmaci si è rivelato inutile se non dannoso, in quanto in grado di inficiare lo sviluppo di un’adeguata risposta immunitaria». Quarto: «Utilizzare eparina solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto».

Quinto: «Evitare l’uso empirico di antibiotici; il loro eventuale utilizzo è da riservare esclusivamente ai casi in cui l’infezione batterica sia stata dimostrata da un esame microbiologico e a quelli in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica». Sesto: «Non utilizzare idrossiclorochina, la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici randomizzati fino ad ora condotti». Settimo e ultimo: «Valutare, nei pazienti a rischio di progressione di malattia, la possibilità di trattamento precoce con anticorpi monoclonali da parte delle strutture abilitate alla prescrizione». Per quanto riguarda più nel dettaglio quest'ultimo punto, è raccomandato il trattamento nell'ambito di una struttura ospedaliera o di un contesto che consenta una pronta e appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi. E il trattamento deve iniziare non oltre i dieci giorni dall'inizio dei sintomi.

Altre indicazioni vengono date sull'uso degli integratori alimentari: «Si segnala che, a oggi, non esistono evidenze solide e incontrovertibili di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (come vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato». E sul corretto uso dei saturimetri: «Sulla base dell’analisi della letteratura scientifica disponibile a oggi e sulla base delle caratteristiche tecniche dei saturimetri disponibili in commercio per uso extra-ospedaliero, si ritiene di considerare come valore soglia di sicurezza per un paziente Covid-19 domiciliato il 92% di saturazione dell’ossigeno. Se la saturazione dell’ossigeno scende sotto il 92% valutare il ricovero o l'ossigenoterapia a casa».

La circolare parla anche della telemedicina, affermando che è pienamente giustificata. Ma la sconsiglia in alcune situazioni, come nel caso di un «paziente non conosciuto prima dell'emergenza sanitaria che al primo contatto mostri anche uno solo dei seguenti segni: stato di coscienza alterato, dispnea a riposo, pressione sistolica minore o uguale 100». In questi casi «è indicata la valutazione in presenza da parte del medico e l'eventuale invio del paziente al ricovero ospedaliero». Telemedicina sconsigliata, infine, anche per i pazienti con patologie acute, croniche o con disabilità.

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